La Nuova Sardegna

L’omaggio di Sarule a Maria Carta e Parodi

L’omaggio di Sarule a Maria Carta e Parodi

Dal Comune barbaricino la cittadinanza onoraria a due indimenticabili “voci” della musica sarda

23 settembre 2018
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SARULE. Il comune di Sarule ha conferito la cittadinanza onoraria postuma a Maria Carta e Andrea Parodi. L’iniziativa è stata adottata dall’attuale commissario prefettizio che guida il paese, Felice Corda, che ha voluto dare concreta attuazione a una specifica volontà espressa dal precedente consiglio comunale.

Il paese di Sarule ha dato i natali a Salvatore Sini l’autore di “No potho reposare” ed è proprio all’esecuzione da parte dei due artisti scomparsi di quello che è forse il motivo più popolare del repertorio etnomusicale isolano che si lega il conferimento della cittadinanza onoraria. Lo ha sottolineato lo stesso Felice Corda nel corso di una cerimonia svoltasi il 16 settembre nel centro culturale Don Piu di Sarule alla presenza anche dei due sindaci che hanno amministrato il comune negli ultimi quindici anni, Antonio Gaia e Mariangela Barca, e Agostino Sini, figlio di Salvatore. A rappresentare Maria Carta c’erano i fratelli Gigi e Tino e la sorella Rina; per Andrea Parodi ha ritirato l’onorificenza il figlio Luca. Durante la manifestazione è stato proiettato un estratto dell’ultimo concerto tenuto da Maria Carta nell’isola (allaFfiera di Cagliari nell’agosto del 1993) nel quale eseguì “No potho reposare” affiancata proprio da Andrea Parodi. Nella motivazione della cittadinanza onoraria si afferma che viene conferita «Per avere conseguito con la loro encomiabile attività canora altissimi traguardi nazionali e internazionali diffondendo come nessuno la musica delle canzoni popolari sarde in Italia e all’estero. In particolare con l’unicità delle loro interpretazioni sia singole che d’insieme per avere diffuso nel mondo la melodia “Non potho reposare” dell’avvocato e poeta sarulese Badore Sini rendendo prestigio e popolarità inusuali alla poesia, al poeta e al peese natio».

Giacomo Serreli, responsabile del Comitato Scientifico della Fondazione Maria Carta ha ricordato come la cantante di Siligo abbia inciso quella canzone per la prima volta, nel suo album del 1978 “Umbras” cantando, accompagnata dalla chitarra di Lorenzo Pietrandrea, la prima e la terza strofa del componimento e aggiungendone un’altra scritta di suo pugno; quel brano sarebbe stato ripreso con altro tessuto musicale due anni dopo nell’album “Haidiridiridiridiridinni”.

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