La Nuova Sardegna

“Désert”, per pensare in chiave nomade

di Antonio Mannu
“Désert”, per pensare in chiave nomade

La programmazione culturale della Fondazione di Sardegna

24 settembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Il deserto come metafora del cammino, dello spostamento, della migrazione. La Fondazione di Sardegna ha appena inaugurato la programmazione autunnale delle proprie attività culturali con la presentazione, sabato e ieri a Cagliari, del progetto “Désert”, appunto, una performance del regista e coreografo umbro Leonardo Delogu. Seguirà, il 19 ottobre, l’inaugurazione della mostra fotografica “Cagliari” di Guy Tillim. Si tratta di due lavori concepiti a partire da un invito che la Fondazione ha rivolto a due curatori, Marco Delogu per la fotografia, Maria Paola Zedda per la performance: indagare il tema delle migrazioni. Maria Paola Zedda a sua volta ha coinvolto l’artista camminatore, e ricercatore del movimento e del paesaggio, Leonardo Delogu.

Nato a Narni nel 1981 Delogu ha origini sarde: è cofondatore del progetto Dom, ha collaborato con il Teatro Valdoca, con i coreografi Raffaella Giordano e Claude Coldy, con il paesaggista francese Gilles Clèment e con il collettivo Coloco. L’artista umbro ha deciso di indagare il tema della migrazione mettendo a confronto i fenomeni contemporanei con la dimensione arcaica e archetipica del nomadismo, focalizzando la sua riflessione sull’idea e l’immagine del deserto, inteso come elemento di connessione tra i due aspetti. Deserti abitati da secoli da chi vive la dimensione nomadica come condizione antropologica ed esistenziale consueta, oggi attraversati dalle rotte che passano per l’Africa Subsahariana e il Medio Oriente.

Tra i mesi di aprile e agosto, nel corso di tre cicli di produzione che hanno visto il coinvolgimento dei performer Sara Azzu, Donatella Cabras, Franco Casu, Rossana Luisetti, Francesca Massa e Johnny R. e del musicista Alessandro Olla per la composizione ed esecuzione live delle musiche, Leonardo Delogu ha individuato una cava dismessa di Sarroch come cuore pulsante dell’intero processo di creazione e luogo in cui si è svolto lo spettacolo.

Il lavoro riflette sulla complessità del fenomeno migratorio e della sua rappresentazione, proponendo un percorso lontano dalla sovraesposizione mediatica, come dai rischi della semplificazione empatica. L’artista assume una prospettiva non frontale, invitando i partecipanti a una visione più opaca, a persistere nell’ascolto e nella percezione di un passaggio di tempo, creando così un’esperienza corale condivisa. Coinvolto anche un gruppo di partecipanti, tra giovani residenti e richiedenti asilo che, come un coro senza corifeo, si staglia sullo sfondo come un’apparizione. Lo spettacolo sarà oggetto delle riprese video e dello sguardo d’autore del collettivo milanese Studio Azzurro, coinvolto nell’intento di tradurre l’esperienza performativa in un elaborato video.

“Désert” è una produzione della Fondazione di Sardegna, nell’ambito della piattaforma AR/S - Arte Condivisa, nata nel 2015 con la finalità di promuovere il patrimonio artistico e culturale dell’isola, anche commissionando opere d’arte contemporanea, concepite da artisti di diversa provenienza.

Realizzata in coproduzione con Fondazione Sardegna Film Commission e Sardegna Teatro, in collaborazione con Carovana Smi e Spaziodanza, fa parte del festival CagliariPaesaggio.

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative