La Nuova Sardegna

Fois: «Bernardi, grande pioniere del noir»

di MARCELLO FOIS
Fois: «Bernardi, grande pioniere del noir»

L’editore bolognese ha scoperto talenti come Lucarelli, Clementi e Paco Taibo II ed è stato scrittore e fumettista

27 settembre 2018
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Lo scrittore nuorese racconta il suo rapporto professionale e personale con l’editore Luigi Bernardi a cui è dedicato l’incontro che apre il festival Florinas in Giallo.



di MARCELLO FOIS

C’è un legame privatissimo, quasi un cordone ombelicale, che mi lega alla figura di Luigi Bernardi. Basterebbe dire che, con Martino Guermandi, è stato il mio primo editore, il primo professionista, cioè, che abbia creduto in me come possibile scrittore. È stato firmato da lui il primo assegno che io abbia mai ricevuto come compenso a seguito di un contratto editoriale. Di questa figura chiave della cultura italiana, e europea, a cavallo tra gli anni Ottanta e Duemila si sa quasi tutto perché Bernardi è stato pioniere di forme e talent scout eccezionale: Lucarelli, Caccucci, Marzaduri, Paco Taibo II, Ferrandino, Clementi, Nori, Simi, Massaron, Andreu Martin, Leo Malet, che ha anche tradotto. Luigi Bernardi è stato persino il primo editore di Pedro Almodovar. Tutta la storia del Fumetto e la crème della graphic novel mondiale è passata sulla sua scrivania. Manga e Anime sono diventati in Italia realtà grazie a lui e alla sua visione intellettuale ma non elitaria dei fenomeni culturali. Come tutte le persone fattive e con queste caratteristiche di preveggenza, Luigi Bernardi ha finito per lavorare più per gli altri che per se stesso. Come quando dopo aver pubblicato Pericle il Nero, per la Metrolibri, nella stessa collana dove era stata pubblicata la prima edizione del mio Ferro Recente, riuscì a ottenere una traduzione per la prestigiosa collana della serie Noir di Gallimard, allora diretta da Patrick Reynal, facendone un successo francese talmente ampio che Adelphi lo intercettò, lo ripubblicò, e lo portò in classifica anche in Italia. Di questo pregresso dentro alla piccola Metrolibri, a mio parere colpevolmente, non c’era traccia nelle bandelle di copertina dell’edizione adelphiana di Pericle il nero. Le vicende editoriali di certi libri qualche volta raccontano storie parallele che riguardano i loro autori nel bene o nel male. E Luigi non era tipo da rivendicare qualcosa che sapeva inalienabile. Quando capì di se stesso che più che gestore di imprese era un produttore di idee decise di lavorare come consulente editoriale e, finalmente, come scrittore. Di questa stagione sono le straordinarie collaborazioni con Einaudi Stile Libero di cui fonda la collana NOIR, con Derive e Approdi, con Perdisa. È la stagione dei suoi romanzi più compositi: Senza Luce, Fuoco sui miei passi, Niente da capire, Crepe. A leggerlo in quanto scrittore si capisce quanto sia stato straordinario come editor, quanto cioè abbia contribuito a concordare e definire stili autonomi per gli autori e i testi di cui si è occupato. Per fortuna di questo, oltre che destinatario sono stato un testimone diretto. Luigi faceva parte di quelle persone che nascondono la tenerezza dietro, e spesso dentro, il sarcasmo. Luigi Bernardi appariva brusco e serio, ma era un appassionato, un entusiasta sotterraneo, una sorta di padre nordico che tendeva a lasciare presto liberi i propri figli artistici. Siamo stati svezzati presto, ma abbiamo sentito molto a lungo, e ancora sentiamo il suo sguardo acuto, sempre interrogante, mai giudicante, su di noi.



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