La Nuova Sardegna

Alghero-Uzbekistan lungo la Via della seta

di Gian Mario Sias
Alghero-Uzbekistan lungo la Via della seta

L'avventura di Fabrizio, Gabriele e Riccardo, tutti hanno 24 anni

06 ottobre 2018
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«Viaggiare al volante di una macchina scassata, che per ogni chilometro in più è un gloria al padre. Viaggiare, sentirsi Marco Polo, sentirsi molto solo, qualche volta». Chissà se Fabrizio, Gabriele e Riccardo hanno mai sentito “Marco Polo” di Jovanotti. Ha la loro età. Fabrizio Costanzo e Gabriele Piras hanno 24 anni, Riccardo Rattu ne ha 25. Sono di Alghero. Non è la sola cosa che hanno in comune. Ce ne sono almeno altre due. Primo: non vogliono risvegliarsi tra alcuni anni e scoprire che non c’è più tempo per viaggiare, che le responsabilità di una vita fatta a tappe – studio, lavoro, famiglia, carriera, casa – gli ha tolto il tempo di andare in giro, conoscere altre culture, altre realtà. Secondo: sono beatamente incoscienti. Sì, perché solo tre matti possono mettersi in testa di attraversare la “Silk Road” a bordo di una vecchia Ford Focus. Come Marco Polo, appunto, lungo la antica “Via della seta” che facevano le merci tra occidente e oriente. Ma a bordo di una macchina scassata. I tre sono amici da tanto, tra scuola, calcio e musica. Poi Gabriele ha iniziato a viaggiare, Riccardo è partito per l’Erasmus ed è stato colpito dallo stesso morbo e anche Fabrizio, che durante gli studi ha girato parecchio, ha iniziato a pensare che era la cosa che gli piaceva di più. Lo pensava di sé ognuno di loro. Poi hanno viaggiato insieme. Europa, Nepal, India. Qualche mese fa la sfida. Tra una battuta e l’altra, si sono inventati questa cosa delle “Vie della seta” da Alghero a Samarcanda. Ne hanno parlato tra loro, poi con gli amici, si sono fatti fare un logo. Hanno fatto delle magliette e le vendono. Poi hanno aperto una pagina facebook. Poi hanno comprato la macchina. «Un pegno, per dirci che si faceva sul serio», spiegano in attesa di un viaggio per il quale hanno stimato un budget di 12mila euro.

Alghero ha già sposato il progetto. Sono come degli ambasciatori di Alghero, del corallo, di tutta la città. La promuoveranno sui social e in giro per il mondo. Un giorno racconteranno tutto. Quando non si sa. «Perché non è detto che una volta a Samarcanda si torni indietro – dicono – vedremo, ognuno deve fare il proprio viaggio». Per tutto il resto c’è tempo, hanno ragione loro.

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