La Nuova Sardegna

Nel cuore di Oliena i gioielli di filo e oro

Stefania Vatieri
Nel cuore di Oliena i gioielli di filo e oro

I famosi scialli ricamati e le mani magiche di Carmina Tupponi

06 ottobre 2018
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Milioni di punti intessuti per ricordare e capire, per penetrare e ricostruire con creatività e maestria un’antica tradizione in via d’estinzione. Una storia che sa di passione quella di Carmina Tupponi, olianese classe 1948, che ha imparato l’arte del ricamo cinquantadue anni fa dalle grandi artigiane del paese ai piedi del Corrasi. Con pazienza certosina ricostruisce attraverso le sue mani esperte e una memoria di ferro, con ago e filo, seta o lana, matassine e colori, la sua Oliena. Un tema ricorrente per Carmina in omaggio al suo vissuto, alle sue amicizie, alla sua appartenenza a cose che sanno di buono e di genuino. È questo il valore fondamentale delle sue realizzazioni.

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Nel piccolo laboratorio di via Ippolito Nievo 32, incastonato in una pittoresca e silenziosa viuzza di Oliena, il tempo sembra essersi fermato. A scandire la giornata dell’abile maestra del ricamo dell’atelier Su Recramu non sono le lancette dell’orologio, bensì aghi sottili e preziosi fili di seta dai colori sgargianti che vengono usati per ricamare “su mucadore”, il famoso scialle del costume olianese: un quadrato nero di lana di Tibet delle dimensioni di circa un metro adornato da lunghe frange e fiori colorati ricamati con fili di lana o seta sottilissimi, a volte impreziosito con l’applicazione di pietre.

Geometrie e fiori

Un vero trionfo di colori, forme e materiali che attirano ogni anno centinaia di visitatori nel piccolo borgo della Barbagia, divenuti ormai famosi dentro e fuori l’isola, e che riportano sempre a motivi floreali, in genere trecce di rose rosse a “nodihedos e a rombos”. Fiori che una volta ultimati vengono il più delle volte rifiniti con fili d’oro e d’argento. «Ho iniziato a ricamare nel 1967, quando avevo 20 anni – ricorda Carmina seduta di fronte al suo telaio –. Anche se la passione per il ricamo è nata quando ero ancora una bambina: ricordo bene l’emozione e la curiosità quando vedevo le amiche di mia madre creare punto dopo punto quei bellissimi ricami». Una passione nata quasi per curiosità ma che negli anni è diventata il suo lavoro principale. «Tutto è iniziato quando, come da tradizione, dovevo prepararmi il corredo per il matrimonio –racconta l’artigiana –. Così ho iniziato a frequentare la casa di un’anziana ricamatrice del paese che nel giro di qualche mese mi ha insegnato questa meravigliosa arte». Dopo il matrimonio la forte e crescente passione per il ricamo porta Carmina a trasformare quello che era un passatempo in un vero e proprio lavoro: nel corso degli anni ha insegnato a centinaia di ragazze provenienti da ogni angolo dell’isola questo difficile ma affascinante mestiere, «ma solo in poche hanno voglia di continuare» sottolinea con un sorriso. Due di queste sono Antonella Mannu e Antonietta Tupponi. Da quatto anni le tre donne lavorano nel laboratorio “Su Recramu” e insieme realizzano lavori su ordinazione. Ordini che arrivano non solo da Oliena ma da molti centri vicini come Sarule, Orune, Fonni e Nuoro.

Cucire per Audrey

Le richieste in genere sono i ricami dei costumi, ma anche lavori di arredo sacro per le chiese, i ricami per “su battile”, cioè il sotto sella, e per le collane del cavallo, sulla pelle, come sa “ ’hintoglias”, le cinture del costume maschile, ricamate in raso e in pelle. Ma il vero lavoro è quello dello scialle olienase che viene realizzato anche nella versione per abiti da sera. «Quando ero giovane ho fatto uno scialle per la famosa attrice Audrey Hepburn – dice Carmina con orgoglio –. Mentre l’anno scorso in occasione di Autunno in Barbagia è venuto a farci visita Giorgetto Giugiaro, il famoso designer e imprenditore italiano, che ha ordinato un magnifico scialle per il compleanno della figlia Laura», aggiunge Antonietta Tupponi. Ma nonostante l’apprezzamento di personaggi famosi e non, e la forte consapevolezza da parte dei politici della mancata tutela di questi antichi mestieri, che giorno dopo giorno sta portando l’antica arte del ricamo a sparire per sempre, nulla si è mosso.

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Tradizione in pericolo «Il nostro è un lavoro molto impegnativo che richiede per una sola creazione anche mesi – spiega Carmina Tupponi –. Ma nonostante i nostri sforzi per mandare avanti il laboratorio e la grande tradizione in esso racchiusa, purtroppo non abbiamo nessun riconoscimento. Anche le giovani ragazze che vengono qui ad imparare l’arte si ritrovano poi senza uno straccio di documento che attesti la loro abilità, un elemento che al giorno d’oggi potrebbe fare la differenza per lavorare nel mondo della moda – prosegue l’anziana artigiana –. In questi anni si è alternata una giostra di politici locali che ci hanno promesso mari e monti, ma quello che chiediamo noi è semplicemente una scuola per tramandare innanzitutto l’arte del ricamo, ma anche per formare una nuova generazione in grado di sfruttare professionalmente le preziose e sempre più ricercate conoscenze che arrivano dall’autentica tradizione artistica barbaricina».

Un lavoro difficile che ha bisogno di pazienza, precisione ma sopratutto grande passione perché, come sottolinea la stessa artigiana il ritorno economico è irrilevante. «Lavoriamo otto ore al giorno e in un anno riusciamo a fare al massimo tre o quattro scialli – spiega Carmina–. La bellezza del ricamo è data dal tempo e dalla precisione di ogni singolo elemento: per fare una rosa con tutte le sue sfumature ad esempio ci vuole una intera giornata e circa tre mesi per completare l’opera».

Capolavori preziosi

Il costo complessivo oscilla dai 3mila euro ai cinquemila, a seconda delle dimensioni e del disegno, che varia in base ai gusti e alle esigenze delle clienti, e che Carmina realizza ancora oggi a mano libera su carta carbone. Che poi trasferisce sulla stoffa da ricamare: i disegni immortalano lo spirito della vita agreste e sono simboli di bellezza e prosperità. Indissolubilmente legato alla storia e all’identità olianese, ampiamente conosciuto e apprezzato in quanto impreziosisce l’inconfondibile vestiario tradizionale, il “costume” femminile locale in passato ha avuto una importanza e una diffusione che non è esagerato definire capillare.

Non c’era famiglia che non ne praticasse l’arte, per vocazione propria, e per il forte impulso impresso allora dalle suore, che a partire dagli inizi del secolo scorso ebbero la gestione dell’asilo infantile, e che organizzavano regolarmente i corsi di ricamo. Oggi però questa nobile arte rischia l’estinzione. Pressoché scomparsi dalle esigenze dell’uso quotidiano, non si ricamano più, se non in rarissimi casi, gli scialli le gonne o le tovaglie, e sopravvivono pochi laboratori. E forse è anche da questo che nasce il desiderio di Carmina Tupponi di riportare negli anni d’oro l’antica arte del ricamo artistico olianese.
 

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