La Nuova Sardegna

La “Mirinzana”? È sempreverde

di Pasquale Porcu
La “Mirinzana”? È sempreverde

Una serata dedicata alla canzone sassarese tra veterani che non mollano e nuovi autori emergenti

08 ottobre 2018
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SASSARI. La canzone in sassarese non è morta. Anzi, è viva più che mai, a giudicare dal piccolo festival che ha organizzato, nel fine settimana a Sassari, il Ticcu Social Club di via del Campanile, tra Palazzo Ducale e il Duomo. Una serie di gruppi si sono alternati sul palco dell’associazione, sistemato in una suggestiva spelonca nel sotterraneo del locale. Una iniziativa che ha attirato vecchi e nuovi appassionati ma soprattutto giovani. Bandita la nostalgia l’attenzione si è concentrata sulla musica e soprattutto sulle parole, di stampo cantautorale con, in molti casi, momenti di vera poesia. È passato mezzo secolo, insomma, dai brani storici portati al successo da autori come Ginetto Ruzzetta, Giovannino Giordo o il Trio Folk Sassari. È cambiato anche il clima, oltre che gli strumenti musicali e le motivazioni degli autori. Da una canzone spensierata, spesso ironica, da cantare con la chitarra, magari intorno a una “grabigliata di zimino”, si è passati a brani che raccontano la vita e i problemi di oggi. Nuova anche la musica, più raffinata e ricercata, affidata a musicisti che spesso si sono formati nel Conservatorio o in ambiti culturali differenti. Troppo presto, forse, per dire che è nata una Nuova Canzone in Sassarese. Ma certo, i fermenti che attraversano queste nuove espressioni musicali, meritano attenzione e fanno sperare bene per il futuro. Così pare, almeno, a giudicare dalle esibizioni di Gavinuccio Canu, Silvia Pilia, Pietro Sanna e Federico Marras Perantoni.

Ma i ragazzi del Ticcu Social Club hanno voluto fare le cose per bene. E così, in apertura di serata, hanno voluto dare la parola a Gavino Ruggiu che ha presentato il suo libro sulla storia della canzone in sassarese. Un fenomeno, dice Ruggiu, che trova il suo momento magico negli anni Sessanta, quando molti sassaresi abbandonano il centro storico per trasferirsi nelle campagne tra Sassari e Porto Torres. Gente abituata a vivere nelle piccole comunità della città vecchia che curava la nostalgia col folk.

Ospite d’onore della serata era Enzo Ruggiu, 81 anni, primogenito di una famiglia di otto figli. È Innocenzo (Enzo) Ruggiu l’autore della celeberrima “Mirinzana”, il brano più noto del folk sassarese. «Vengo da una famiglia di musicisti - ha raccontato l’altra sera -: a casa c’erano più note musicali che pastasciutta. Come ho iniziato? Mio padre aveva vinto una chitarra in una lotteria del bar Deidda, in via Grazia Deledda. Io la suonavo di giorno e di notte, fino a che non ho imparato a suonarla. Cantavo canzoni come “Chi getta la luna nel rio” o “Cielito lindo”. Un giorno con Nanni Cuccuru ci siamo infilati una tovaglia a quadri in testa e ci siamo proposti come due Mariposas. Suonavamo dappertutto, anche in Costa Smeralda, senza dimenticare le ziminate. Un giorno del 1969 ho messo sulla “grabiglia” una dozzina di melanzane e mentre ascoltavo alla radio il brano di Mauro Lusini “Miriana”, ho cambiato le parole. E così è nata la “Mirinzana””.

Sulla scia di quel successo Ruggiu ha scritto anche altri brani divenuti famosi: da “La magnazzona” a “Maria curi tonda”, da “Occi mei, occi toi” a “La marroccura”. Un repertorio troppo piccolo per fare un concerto. «E allora - racconta Ruggiu - nelle serate alternavo un mio brano con altri cubani come “Vente anos”, o brasiliani ma anche in italiano, come “Quando, quando, quando” che dovevo cantare al festival di Sanremo con Tony Renis, ma purtroppo mi sono ammalato e quel treno l’ho perso».

L’altra sera, al Ticcu Social Club Enzo, camicia di ciniglia blu elettrico e pantalone bianco, ha riproposto quel repertorio. Ed è stato un grande successo.



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