La Nuova Sardegna

Le fake news antiche, prima del web

Le fake news antiche, prima del web

Un convegno a Venezia per studiare e smascherare i falsi del passato

09 ottobre 2018
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VENEZIA . La diffusione di informazioni false non inizia con il web: anche iscrizioni antiche, o apparentemente tali, possono ingannare. Una recente scoperta di due studiosi italiani ha dimostrato che due reperti simili conservati in Italia e a Baltimora e ritenuti iscrizioni paleocristiane in realtà sono stati acquistati sul mercato antiquario romano ai primi del Novecento, opera di un falsario moderno e parte di una stessa serie. «Questa importante scoperta – commenta Lorenzo Calvelli tra i principali studiosi del problema delle false iscrizioni – porterà auspicabilmente al riconoscimento di altri manufatti prodotti dalla stessa mano e disseminati in altre collezioni e musei d’Europa e del mondo».

Per smascherare le fake news del passato sono infatti al lavoro da anni esperti di storia antica che, analizzando reperti posseduti dai antiquari, musei e collezioni private, riescono a verificare l’autenticità delle fonti. I problemi della falsificazione storica saranno al centro di due convegni a Venezia da domani al 13 ottobre. Si parlerà anche dei casi di falsi storici che spaziano da Arezzo a Baltimora sulle tracce del falsario Sententiosus. Nella Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo è infatti conservata una misteriosa iscrizione latina, incisa su una piccola lastrina di marmo, conservato nella collezione privata della famiglia dei conti Vitali, anticamente esposta nella loro villa a Fermo nelle Marche e oggi dispersa. La lastrina riporta una citazione di un salmo biblico «Erudimini qui iudicatis terram», cioè «Imparate, voi che giudicate la terra». Lo studio del reperto getta nuova luce anche su un altro singolare manufatto iscritto, conservato presso l’Archaeological Museum di Baltimora. Fino a oggi quest’ultima iscrizione era stata universalmente accolta come genuina dalla critica e classificata come iscrizione sepolcrale cristiana. I due reperti, entrambi acquistati sul mercato antiquario ai primi del Novecento, sono opera di un falsario moderno e parte di una stessa serie. Per il carattere edificante delle iscrizioni, il loro autore è stato definito “Sententiosus”, cioè produttore di sentenze.

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