La Nuova Sardegna

Un viaggio immaginario tra borghi medievali svaniti e città sopravvissute

di Marco Vitali
Un viaggio immaginario tra borghi medievali svaniti e città sopravvissute

Percorso da nord a sud dell’isola alla ricerca degli insediamenti antichi Nascita e morte di agglomerati in piena attività al tempo dei Giudicati

09 ottobre 2018
5 MINUTI DI LETTURA





Il quinto volume della collana “Tesori nascosti della Sardegna” dal titolo “I villaggi scomparsi e i luoghi abbandonati” sarà in edicola venerdì prossimo con la Nuova a 8,70 euro oltre al prezzo del giornale.

GIUDICATI. L’opera focalizza la sua attenzione sulla caduta, spesso repentina, delle ville medievali dell’isola realizzate all’epoca che fu dei Giudicati, gli Stati autonomi sardi. I Giudicati erano a loro volta suddivisi in dipartimenti, curatorie. Ogni curatoria comprendeva diversi villaggi, parte dei quali sono sopravvissuti nello stesso luogo fino al nostro tempo, mentre altri sono stati ricostruiti nelle adiacenze, in seguito alla distruzione o allo spopolamento del borgo antico, e altri ancora sono definitivamente scomparsi o, ricostruiti altrove, hanno cambiato nome. Di questi in diversi casi si sono conservate le chiese, a volte ricostruite in epoca recente laddove sorgeva la parrocchia del villaggio antico. Si tratta soprattutto di edifici oggi rurali, che portano nel nome oltre l’intitolazione al santo anche quella dell’antico borgo cui si trovavano al centro.

LE EPIDEMIE. Alla base delle crisi demografiche che portano a simili estinzioni vi furono due motivi principali: le epidemie di peste, malaria o altri morbi e le guerre che oltre a seminare vittime tra gli uomini degli eserciti portavano spesso alla distruzione di interi villaggi e al parziale sterminio dei loro abitanti. Una terza causa fu la costante delle incursioni saracene presso le coste dell’isola, che costrinsero non poche popolazioni a disertare i propri villaggi per ricostruire in zone più interne e protette. Ecco comunque qualche dato cronologico sulla nascita, evoluzione e caduta dei regni sardi, così da fornire al lettore una bussola minima.

I quattro regni sardi si formarono tra il IX e l’XI secolo, e già nel 1015 si registrarono le prime invasioni saracene. Già in questo periodo, proprio a causa delle incursioni barbaresche, iniziò lo spopolamento di alcuni centri prossimi alla costa. Un caso emblematico fu quello di Tharros, città tra le maggiori della Sardegna già nel periodo punico-romano, capitale d’Arborea fino al 1070 quando il già citato giudice Orzocco, appena succeduto al padre, spostò la propria sede nella più sicura Oristano.

ARMONIA E GUERRE. Si può dire che i Giudicati vissero in sostanziale armonia per un paio di secoli, stringendo legami di parentela con Pisani, Genovesi e famiglie di altri luoghi. Questo equilibrio si spezzò a partire dal 1194, quando Guglielmo, marchese di Massa, divenuto giudice di Cagliari sette anni prima, attaccò gli altri regni sardi. Questo conflitto non generò tuttavia modifiche sostanziali nell’assetto della Sardegna, cosa che accadde invece tra il 1215 e il 1217, quando Lamberto Visconti, giudice di Gallura dal 1207, giunse in assetto da guerra a Santa Igia, al tempo capitale del regno di Cagliari, costringendo Barisone Torchitorio IV a cedergli Karales, città romana in rovina che sorgeva sul colle dove il pisano costruì il primo nucleo fortificato della Cagliari medievale, ovvero l’attuale quartiere Castello.

NUOVI CONFINI. Più tardi il regno del sud si estinse, e i suoi territori furono suddivisi tra il giudicato di Gallura, quello d’Arborea e i conti Della Gherardesca. Quanto al Giudicato del Logudoro, l’anno successivo morì senza eredi Adelasia di Torres e i territori furono spartiti tra i Doria, i Malaspina e il Giudicato di Arborea, mentre Sassari nel 1294 divenne Libero Comune.

SPOPOLAMENTO. La fine del Giudicato di Gallura si ebbe invece tra il 1296 e il 1298, con la morte di Nino Visconti: restava quindi il solo regno d’Arborea, tra gli stati autonomi sardi, ma Ugone II, divenutone giudice nel 1321, si alleò con la corona d’Aragona, divenendone vassallo. Nel 1323 fu quindi avviata, al comando dell’Infante Alfonso, la conquista catalano-aragonese dell’isola: nel 1326 i Pisani persero Cagliari, nel 1329 Sassari, ribellatasi al nuovo dominio, subì una sanguinosa repressione, ma nel 1347 i Doria inflissero ai catalani-aragonesi una cocente sconfitta nella battaglia di Aidu de Turdu, in territorio di Bonorva. A complicare questo momento di forte instabilità arrivò, nel 1348, l’epidemia di peste. Nel luglio del 1353 i catalano-aragonesi, già padroni di gran parte del territorio sardo, tolsero a Genova la fondamentale roccaforte di Alghero, ma nel settembre dello stesso anno Mariano IV d’Arborea, giudice in carica dal 1347, iniziò la guerra contro Pietro IV d’Aragona che proseguì, in diverse fasi alternate a periodi di pace, anche dopo la morte di Mariano e fino al 1409, anno della storica battaglia di Sanluri in cui gli arborensi, sotto la guida dell’ultimo giudice, Guglielmo visconte di Narbona, subirono la pesante sconfitta che determinò la fine dell’ultimo regno autonomo sardo.

VILLAGGI. Rispetto ai villaggi scomparsi di cui si parla negli altri capitoli del libro, non è detto che al momento della loro scomparsa fossero ancora ascritti al regno d’origine. Anzi: molti di questi villaggi scomparvero nel XIV secolo, quando era ancora esistente solo il Giudicato d’Arborea.

Vanno precisati, infine, altri due aspetti: dal computo dei centri estinti sono stati tenuti fuori quelli di epoca punica e romana, tranne alcuni casi di siti ri-colonizzati nel Medioevo; e come fonte principale, trattandosi di un tema che presenta ancora oggi incongruenze, si è scelto di utilizzare principalmente l’opera ottocentesca dello storico Angius.

FANTASMI. A questo argomento dei villaggi sardi scomparsi nel Medioevo, che occuperà le prime parti dei capitoli, ne è stata associata una ulteriore nella quale si dà conto dei paesi fantasma e dei borghi abbandonati, per diverse cause, in tempi più recenti, e ancora saranno citati singoli edifici o complessi dismessi nel contemporaneo, tralasciando quelli minerari, delle cave e delle altre opere di archeologia industriale che trovano spazio nel volume dedicato.



In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative