La Nuova Sardegna

Michela Murgia: «Un inferno di ricordi tra libri ed emozioni»

di Andrea Massidda
Michela Murgia
Michela Murgia

La scrittrice ieri sera a Sassari per il festival Èntula «Con “Le nebbie di Avalon” ho cambiato prospettiva»

10 ottobre 2018
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SASSARI. Ci sono libri che ti segnano per tutta la vita, altri che la vita in qualche modo te la cambiano proprio. O quantomeno riescono a spostare il tuo punto vista sull’esistenza, raggiungendo quindi il medesimo risultato. In fondo è quello che è capitato alla scrittrice Michela Murgia quando nel 2002, all’età di trent’anni, si è imbattuta nel romanzo di Marion Zimmer Bradley “Le nebbie di Avalon”, che narra degli intrecci storico-fantastici legati alla figura di re Artù – ma dalla prospettiva di personaggi femminili – e poi del passaggio nella Britannia del V secolo tra il paganesimo politeista e il Cristianesimo monotesista. L’autrice del bestseller “Accabadora” racconta questa sua esperienza in un volume sollecitatole dall’editore Marsilio per la collana “Passaparola”, in cui s’invitano gli scrittori a parlare di sé partendo dal libro della loro vita.

Da questo spunto è nato “L’inferno è una buona memoria”, che ieri sera Michela Murgia – nell’ambito del festival “Èntula” e incalzata dalle domande di Lalla Careddu – ha presentato alla Camera di commercio di Sassari davanti a un foltissimo pubblico. «Comprai “Le nebbie di Avalon” alla stazione marittima di Olbia – rivela la scrittrice di Cabras – perché prima d’imbarcarmi sul traghetto avevo bisogno di qualcosa da leggere che fosse contemporaneamente leggero nel contenuto e con molte pagine, in modo da tenermi sveglia tutta la notte». Obiettivo centrato, ma non solo. «Quando scesi dalla nave – continua – mi sentii femminista, nel senso che quel ribaltamento di prospettiva non l’avevo mai visto. Marion Zimmer Bradley negli anni Ottanta rivoltò il ciclo di re Artù come un calzino, mettendo il potere nelle mani di Igraine, Morgana, Viviana, Morgause e Ginevra. Una rivoluzione, visto che sono ad allora le storie con protagoniste le donne erano soltanto storie d’amore».

Già, il potere. Ma quando questo passa in mani femminili si trasforma? «No – risponde Michela Murgia – resta identico. Nel libro di Bradley le donne gestiscono il potere e fanno di tutto per conservarlo, ma in verità non lo mettono mai in discussione nel suo modello. Io non sono una di quelle persone che pensano che se le donne detengono il potere facciano meglio degli uomini. Se non si mette in dubbio il modello nulla cambia, e del resto basti pensare a quando Margaret Thatcher divenne premier del Regno Unito».

Michela Murgia trova il tempo anche per parlare dei giochi di ruolo, una sua passione: «Partecipai nei panni di una maga a un “play by chat”: in un contesto storico-geografico molto complesso dovevo inventarmi una storia capace di non annoiare. Un’ottima scuola di scrittura creativa».

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