La Nuova Sardegna

Alle Terme di Diocleziano l’arte di Costantino Nivola tra i grandi della scultura

Alle Terme di Diocleziano l’arte di Costantino Nivola tra i grandi della scultura

Nelle aule monumentali delle terme di Diocleziano a Roma 80 opere raccontano l’«incontro fatale» a partire dal 1900 tra i grandi nomi dell’arte occidentale e i capolavori del mondo etnico, realizzati...

13 ottobre 2018
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Nelle aule monumentali delle terme di Diocleziano a Roma 80 opere raccontano l’«incontro fatale» a partire dal 1900 tra i grandi nomi dell’arte occidentale e i capolavori del mondo etnico, realizzati tra il 1400 e il 1800 in Africa, Americhe, Asia e Oceania, e gli esempi del periodo precolombiano. Un innamoramento che fu una rivoluzione destinata a trasformare il corso della scultura e l’intero panorama culturale. «Il progetto è innovativo e si fonda su una ricerca molto lunga – spiega l’ antropologo Francesco Paolo Campione, curatore insieme con la storica dell’arte Maria Grazie Messina – . Fino ad oggi il rapporto degli artisti del ’900 con i maestri dell’ arte etnica era considerato per la ricerca di affinità formali, la scoperta di decorazioni e spunti. Qui c’è uno scatto forte. Si racconta che quelle opere permisero di mettere a fuoco l’universo interiore degli artisti del Novecento, che poterono dare forma a sensazioni, emozioni e immagini fino ad allora impedite dalla soggezione al realismo». Oltre a Giacometti e Picasso – di cui è esposto “Visage”, del 1961, piccola scultura in metallo verniciato – la mostra propone un’opera di Costantino Nivola, confermando la figura dell’artista di Orani tra i grandi dell’arte moderna. La sua scultura metallica rappresenta perfettamente la ricerca della potenza primitiva. Un contrappunto perfetto con la figura in bronzo di Mirò, la danzatrice di Marino Marini, la testa in legno dipinto del danese Herny Heerup, il Pierrot in bronzo di Max Ernst, la maschera geometrica formata da due triangoli di legno di Man Ray, l’ Idolo di Mirko Basaldella. Negli spazi suggestivi delle Terme – una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano – scorrono, Consagra, Pomodoro, Braque, Fontana, Manzoni e molti altri. Opere accostate, per certi versi quasi sovrapposte nel confronto, ai volti e alle teste enigmatiche lasciate dagli artisti senza nome dei paesi non occidentali. Sagome e corpi che parlano un linguaggio ancestrale, sganciati dalla necessità di aderire alla realtà, volti deformi dall’espressione misteriosa, la ricerca di Costantino Nivola è perfettamente in linea e aggiornata con i contemporanei e lo porterà verso le grandi ed essenziali Madri mediterranee. La ricerca venne fatta propria da tre generazioni di artisti e si esaurì negli anni Settanta «quando scomparvero le distanze geografiche e di identità – dicono i curatori –. Il primitivismo diventa storia. Tramonta una stagione che ci ha lasciato cose bellissime».

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