La Nuova Sardegna

Magie di Ichnos: sogni in musica

di Gabriella Grimaldi
Magie di Ichnos: sogni in musica

Ichnos come Woodstock. O come il Primo Maggio in piazza Giovanni. Sì, con le dovute proporzioni la kermesse che si è tenuta per dieci volte nel giro di 25 anni nell’anfiteatro naturale di San...

13 ottobre 2018
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Ichnos come Woodstock. O come il Primo Maggio in piazza Giovanni. Sì, con le dovute proporzioni la kermesse che si è tenuta per dieci volte nel giro di 25 anni nell’anfiteatro naturale di San Costantino a Sedilo - e “in trasferta” a Milano e addirittura all’Avana a Cuba -, può essere paragonata a raduni come quello degli anni Sessanta negli Stati Uniti o a maratone come il concertone di Roma nel giorno della Festa del lavoro. Diverse anche le motivazioni, certo: nel primo caso, oltre alla musica, c’era potente il senso di ribellione delle generazioni dell’epoca incarnato peraltro dal rock che venne “sparato” su una folla sterminata dai gruppi più innovativi provenienti da tutto il mondo. Fu il festival della trasgressione, e dei sogni. Nel secondo caso, la maratona musicale del Primo Maggio si basa sull’affermazione di diritti, ha una matrice politica, in senso generale, esprime attraverso la musica la presa di posizione degli artisti rispetto al presente e al futuro del nostro Paese.

Ichnos nacque con l’idea di trasmettere, sempre attraverso il potentissimo veicolo della musica, la necessità, per la Sardegna, di guardare dentro alle proprie ferite e fare qualcosa tutti insieme per venirne fuori vivi. Le note di tanti artisti che accettarono l’invito degli organizzatori servivano per mettere in evidenza il gravissimo problema, soprattutto all’inizio degli anni Novanta, degli incendi boschivi che ogni estate distruggevano ettari ed ettari di macchia mediterranea. E poi c’era (e c’è) l’emergenza sangue per i tanti talassemici sardi. Difficile capire se l’iniziativa abbia in qualche modo potuto “curare” quelle ferite ma, come gli altri eventi simili, Ichnos ha avuto il merito accendere i riflettori sull’intero panorama musicale che, esisteva, ma era frammentato. Nacquero progetti fra gli artisti che si erano incontrati all’ombra del santuario, ci fu un confronto e gli spettatori vissero belle giornate di musica. Oggi a Sedilo quei momenti, compresa la straordinaria trasferta degli artisti sardi all’Avana dove salirono sul palco con i colleghi cubani, saranno ricordati nella speranza, neanche tanto segreta, che il progetto, interrotto nel 2011, possa riprendere il cammino.

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