La Nuova Sardegna

“Cancionero”, il ritorno degli Eva Lutza

di Grazia Brundu
“Cancionero”, il ritorno degli Eva Lutza

Tra Catalogna e Sardegna il nuovo album di Ester Formosa con i musicisti sassaresi Gianluca Dessì e Nico Casu

17 ottobre 2018
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SASSARI. Tanti anni di concerti insieme avevano già dimostrato al pubblico e agli esperti che il duo sassarese Elva Lutza – il chitarrista Gianluca Dessì e il trombettista Nico Casu – ha tanto da dire e da suonare anche come terzetto, con la cantante e attrice di Barcellona Ester Formosa. Si erano incontrati la prima volta nel 2011 sul palco del Premio Andrea Parodi, dove Dessì e Casu ritiravano il prestigioso riconoscimento dedicato alla world music e Formosa, già molto affermata in Spagna, si esibiva come ospite straniera. Un paio di anni dopo, sedotti dai reciproci talenti e da un’attenzione condivisa per la musica etnica, soprattutto del Sud e dell’Est del mondo, hanno iniziato a collaborare. E non hanno mai smesso.

Adesso questo rapporto artistico (e di vita per la cantante e il trombettista, appena diventati marito e moglie) si concretizza in un cd ammaliatore: “Cancionero”, in distribuzione mondiale dal 25 ottobre grazie all’etichetta indipendente Felmay. I quindici brani del disco (il terzo per gli Elva Lutza, registrato e prodotto da Tronos Digital) sono stati presentati in anteprima durante un concerto applauditissimo al Vecchio Mulino di Sassari. Poi, a fine mese, Formosa e compagni inizieranno un tour nella penisola, con date che li porteranno anche a Napoli, Roma e Firenze.

“Cancionero” è un viaggio intorno al pianeta e agli stili musicali che da sempre fanno parte del background dei due musicisti e dell’interprete nata a Barcellona e da qualche anno italiana per scelta. Ester Formosa canta in italiano, sardo, catalano, castigliano e sefardita i quindici brani che, per la maggior parte, sono cover arrangiate da Casu e Dessì in stile tipicamente Elva Lutza, quindi con abbondanza di ritmi dispari e echi di jazz e musica classica mescolati ad influenze balcaniche.

Ci sono pezzi della tradizione sarda (“Su pizzinneddu”, nella splendida suite di ninna-nanne intitolata “Drume”), catalana, canti degli ebrei di Spagna e di lavoro della tradizione maiorchina, brani popolari del centro e sud America, a partire dal sorprendente, spiazzante, “Cielito lindo” che apre l’album e che è stato modificato a livello di testo, nell’ultima strofa, e arrangiato con un mood molto più malinconico dell’originale, quasi a ribadire la sua natura di canto di esilio. E poi tre omaggi a due grandi della musica nazionale: Bruno Lauzi (“Menica, Menica”) e, tradotto in catalano, Stefano Rosso (“Gira il mon i gira” e “Pregaria”). Non mancano, però, alcuni inediti di grande suggestione.

Tra questi, il primo singolo tratto dall’album, “A su tramontu” (il video, girato a Osilo, è del documentarista Antonio Maciocco), un canto d’amore con il testo scritto da Casu sul modulo del tradizionale “canto a chitarra” sardo. Il valore aggiunto, oltre che nella indiscutibile bravura del terzetto, sta nell’organetto del grande Riccardo Tesi, che torna anche in “Lune”, storia di un amore difficile ambientata in Palestina: musica di Tesi e testo di Carlo Muratori.

Il disco è tutto bello, nella sua alternanza ben calibrata di pezzi lenti e riflessivi e altri decisamente trascinanti e molto Elva Lutza, esaltati dalle percussioni ipnotiche e multietniche di Bruno Piccinnu, fondatore e colonna portante dei Cordas et Cannas (nei quali milita anche Dessì). Eccellenti le cover del brano sefardita “Bre Sarika” e del merengue venezuelano “Acidito”.

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