La Nuova Sardegna

Classica 

La chitarra senza confini di Cristiano Porqueddu fra tradizione e ricerca

di Luciano Piras
La chitarra senza confini di Cristiano Porqueddu fra tradizione e ricerca

Ritrovarmi in un’isola, isolato da un mondo invadente, per me è stata una grande fortuna». L’orizzonte aperto, i lunghi silenzi, il soffio del vento come pure l’odore di salsedine: elementi tutti che...

20 ottobre 2018
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Ritrovarmi in un’isola, isolato da un mondo invadente, per me è stata una grande fortuna». L’orizzonte aperto, i lunghi silenzi, il soffio del vento come pure l’odore di salsedine: elementi tutti che nutrono e sostentano la creazione artistica. Figurarsi allora quanto sono portanti Nuoro e la Sardegna per un chitarrista classico globetrotter come è Cristiano Porqueddu. Reclamato da ogni angolo del pianeta, dall’Europa come dall’America, eppure così legato alla terra dei nuraghi. «Fin da giovanissimo ho avuto la fortuna di viaggiare tantissimo» confessa. Ora, poi, che di anni ne ha 43 e che la critica lo definisce «una figura di riferimento per le nuove generazioni di musicisti», è vero che continua a stare nella sua Nugoro amada e difficile di sempre, ma è anche vero che non c’è giorno in cui non scavalchi il mare per approdare in Ognidove. È la sua musica che vibra e spazia ovunque senza limite alcuno. I suoi dischi sono venduti in Giappone, in Austrialia, tanto per dirne due. È dal 2009, del resto, che Cristiano Porqueddu viene pubblicato dalla Brilliant Classics, etichetta discografica olandese specializzata in dischi di musica classica che vanta una capillare distribuzione mondiale.

Un Olimpo irraggiungibile per molti, non per lui che ha fatto dello studio e della perseveranza i suoi slogan di vita. Sempre attento a non cadere nelle facili trappole commerciali, dice che l’importante «è non cedere alle tentazioni che potrebbero portarti a una visibilità maggiore». L’importante è: lavorare, lavorare. Ha persino rifiutato il prestigioso premio “Chitarra d’Oro” del Comitato internazionale di Alessandria Premio. Non era nelle sue corde. «Fuori dai miei obbiettivi» taglia corto il musicista nuorese. Freschissimo di nuovo incarico, è appena diventato titolare della cattedra di chitarra della Scuola civica di musica “Alessandra Saba” a Marrubiu, poche settimane fa ha terminato la registrazione della sua nuova fatica discografica, “Novecento guitar sonatinas”, un cofanetto di quattro volumi (cd) che contiene la registrazione di diciassette Sonatine per chitarra (una particolare forma compositiva) in cinquanta tracce per un totale di quattro ore e mezza di musica. Il progetto è costato oltre due anni di registrazioni completate nella chiesetta della Solitudine a Nuoro con la partecipazione di esperti tecnici del suono. È in fase di pubblicazione il trittico a lui dedicato “Trois reflets” scritto dal compositore contemporaneo piemontese Franco Cavallone. Dell’opera Porqueddu ha curato la revisione e la diteggiatura.

Direttore artistico di Musicare, ente senza fini di lucro attivo sul territorio regionale dal 1998, Cristiano Porqueddu ha dato forma a importanti manifestazioni dedicate alla musica classica come serie concertistiche, concorsi di interpretazione, corsi di perfezionamento e molto altro. Comune denominatore di queste produzioni è l’alto livello qualitativo: non vi è alcuno spazio per la banalità. Nei prossimi novembre e dicembre, nelle sale del Museo Man di Nuoro, avrà luogo la nuova edizione della stagione concertistica con un ricco cartellone di quindici appuntamenti con eccellenti interpreti e programmi di grande interesse. Ma non è tutto rosa e fiori. C’è anche un tasto dolente. «Forse il più dolente – conferma –. Mentre sono chiamato a tenere conferenze alla Manhattan school di New York o a suonare alla Carnegie Hall – per dirne un paio – sembra incredibile ma qui ottenere un ruolo di docente, precario, presso una scuola civica comunale è un’operazione ardua. Il lavoro di una vita è spesso umiliato da meccanismi sui quali preferisco non esprimermi che di fatto bypassano la competenza pura, i titoli e l’esperienza preferendo il giudizio soggettivo di una commissione composta peraltro da persone che nella maggior parte dei casi con la musica non hanno mai avuto a che fare».



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