La Nuova Sardegna

L’architettura sacra Viaggio tra i gioielli dell’arte e della fede

di Marco Vitali
L’architettura sacra Viaggio tra i gioielli dell’arte e della fede

Il settimo libro della collana “Tesori nascosti di Sardegna” Domani in edicola le chiese romaniche, gotiche e barocche

25 ottobre 2018
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SASSARI. La collana della Nuova “I tesori nascosti della Sardegna” propone domani, a 8,70 euro oltre il prezzo del quotidiano, “I tesori dell’architettura sacra”. Un itinerario tra arte e fede che segue il percorso da nord a sud, partendo dal Sassarese per chiudere con il Medio Campidano, toccando tutte le subregioni, e citando almeno una chiesa per paese e soffermandosi sulle principali. Il volume propone anche degli approfondimenti dedicati a singole opere che si incontrano nei diversi santuari, o a determinati artisti che in essi hanno operato.

Un itinerario affascinante tra i santuari dell’isola partendo dai due stili dominanti nella regione, ovvero il romanico e il gotico-catalano. Il romanico nell’isola attecchì presto e in modo multiforme, erigendo alcuni dei più notevoli santuari della Sardegna, che partendo da influenze esterne ha sviluppato un carattere per molti aspetti peculiare. Uno stile che si sviluppò anche grazie all’operato di alcuni Giudici dei regni sardi che favorirono l’inserimento di diversi ordini religiosi, in quali portarono influenze francesi, provenzali, pisane lombarde condizionate ancora da culture quali quelle iberica e araba. Un caso emblematico, in tal senso, è la nota Basilica della Santissima Trinità di Saccargia. Ma è la basilica di San Gavino di Porto Torres il primo edificio romanico della Sardegna, nonché quello oggi più grande, costruita poco dopo la metà dell’XI secolo.

Quanto allo stile gotico-catalano, fu introdotto in Sardegna a partire dal XIV secolo, dopo la conquista aragonese dell’isola, con la costruzione di chiese a navata singola costellate da cappelle laterali, con l’introduzione degli archi ogivali e di elementi architettonici tipici come il rosone del santuario di Bonaria, a Cagliari, primo esempio di gotico-catalano dell’isola, in quanto fu fatto costruire da Alfonso IV d’Aragona, a partire dalla fine del primo quarto del Trecento, sul colle di Bonaria in cui aveva il quartiere generale durante la conquista, per rendere grazia alla Vergine della vittoria sui pisani, che al tempo possedevano la città. Costruito da maestranze catalane, questo edificio fu il modello che si diffuse in Sardegna per tutto il Cinquecento, rielaborato in chiave sarda fino tutto il secolo successivo, come nei validi esempi della parrocchiale di San Pietro ad Assemini, di San Giorgio a Sestu, di San Pietro a Settimo.

Per quanto questi due stili siano quelli dominanti, nel percorso proposto dal volume della Nuova, troveremo anche strutture ascrivibili ad altri generi, si pensi solo al barocco Duomo di San Nicola di Sassari, o ancora agli edifici, siano essi sacri o civili, progettati dal noto architetto cagliaritano Gaetano Cima, palladiano, tra i massimi esponenti del neoclassico sardo.

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