La Nuova Sardegna

A Ittireddu nasce “Ammentos”, l’arca salva-memoria

Paolo Curreli
A Ittireddu nasce “Ammentos”, l’arca salva-memoria

Un archivio della scrittura popolare: è l’iniziativa di un gruppo dell’Università di Sassari

26 ottobre 2018
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SASSARI. Un’arca della memoria, un forziere dei ricordi della storia popolare, quella fatta dalle tracce di innumerevoli vite, di microstorie personali che si intrecciano e formano la storia grande, quella fatta dai nomi altisonanti. Il progetto si chiama “Ammentos, Archivio memorialistico della Sardegna” ideato e messo a punto, in collaborazione con studiosi e specialisti di altri atenei, da un gruppo di ricerca “accademico” formato da docenti, laureati e studenti del Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’università di Sassari (ne ha ottenuto, all’unanimità, il patrocinio, anche grazie all’adesione convinta del direttore il professore Marco Milanese, che ne è socio fondatore), un’iniziativa di osmosi tra il mondo accademico e la società che ha trovato casa a Ittireddu, paese, poco distante da Sassari, attivo nel mondo della cultura con il suo museo archeologico, moderno e aperto alla divulgazione grazie al suo sindaco-archeologo Franco Campus che ha messo a disposizione dell’Archivio i locali della ex scuola elementare.

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I fondatori del progetto Ammentos sono: Gavina Cherchi, , Angela Cossu, Mario Tocci e Claudia Sias. Gavina Cherchi, docente di Estetica dell’università di Sassari, spiega meglio l’iniziativa: «Stiamo lavorando a un archivio a cui può contribuire chiunque, e chiunque lo può consultare, interpretare, far vivere, gli studiosi come i cantastorie, gli specialisti come i comuni cittadini, che possono così (attraverso il dono di documenti, carteggi, scritture familiari, inclusi testi poetici, in originale o in copia) contribuire in modo consapevole ad un’opera corale di ricostruzione della memoria (e della identità) collettiva attraverso i ricordi individuali, gli ammentos privati – precisa Cherchi –. L’archivio è uno spazio dinamico, che mette in comunicazione il passato che irrompe, non pacificato, nel nostro presente, la scrittura della gente comune, ancora viva di oralità, e la scrittura colta dei letterati, degli studiosi e ricercatori, la cultura “egemone” e la cosiddetta cultura “subalterna”. Si valorizza così una idea di cittadinanza attiva cui si deve anche la scelta di Ittireddu come sede ideale dell’ Archivio».

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All’origine del progetto Ammentos c’è l’interesse condiviso per la memoria sommersa, per la ricerca di «scritture di gente comune», che narrano, innumerevoli microstorie. «Le tracce di vite della gente che attraverso la parola scritta ha tentato di fronteggiare il caos di eventi, come guerre e migrazioni, che hanno sovvertito la loro vita quotidiana – sottolinea Cherchi –. Persone che hanno scritto anche per non diventare invisibili, non essere dimenticati, per lasciare una traccia di sé che non scompaia, non si perda, nel mare del tempo, come la scia di un barca, del cui passaggio non resta memoria». L’impegno è far riemergere questi segni lasciati da derive, e naufragi personali ed esperienze comuni. «Far riaffiorare i sedimenti di vite vissute, significa sottrarle al silenzio, restituire dignità di testimonianza a storie personali, troppo a lungo escluse da una Storia impersonale – dice Gavina Cherchi –. “Gli scritti di memoria della gente comune sono opere letterarie bellissime e impreviste, e il mondo letterario non ha la pietas, la teoria e la pazienza sufficiente per imparare a leggerle”, come ha scritto l’antropologo Pietro Clemente. In questa arca della memoria saranno accolti diari, carteggi, epistolari, libri di famiglia e dei conti (archivi domestici spesso curati dalle donne di casa), quaderni scolastici, ricettari, testi augurali (talvolta realizzati con ago e filo, delicati reperti di cultura materiale), canzonieri. «Stiamo costruendo un grande e polifonico repertorio in cui la memoria prende corpo, diventa vita che si racconta – conclude Cherchi –. Quando la memoria diventa “ferita che si riapre”, si rivela infatti l’ordito nascosto delle esistenze degli altri, in cui si innesta e da cui si dipana la trama della nostra esistenza, della nostra storia, della nostra identità».
 

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