La Nuova Sardegna

Memoria e futuro 

dei Dimonios

dei Dimonios

Una presenza forte, fortissima. E un’assenza reiterata e sempre più preoccupante. La presenza è quella della Brigata Sassari, in tutte le sue articolazioni, da Sassari a Cagliari, da Nuoro a Macomer...

27 ottobre 2018
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Una presenza forte, fortissima. E un’assenza reiterata e sempre più preoccupante. La presenza è quella della Brigata Sassari, in tutte le sue articolazioni, da Sassari a Cagliari, da Nuoro a Macomer a Capo Teulada. Chi non risponde all’appello, invece, sono i turisti che anche quest’anno a Porto Cervo (ma non solo) rifiutano di contribuire al famoso allungamento della stagione delle vacanze. L’intervista al generale Andrea Di Stasio, comandante dei Dimonios, e il racconto di Serena Lullia dalla Costa Smeralda semideserta inaugurano due nuovi spazi all’interno della “Mia isola”: il paginone centrale dedicato a un personaggio di primo piano e il reportage di approfondimento su temi di attualità. Una corposa aggiunta ai temi che continueranno a essere colonna portante dell’inserto: la scoperta (o riscoperta) di itinerari inconsueti, prodotti tipici, storie curiose, i ritratti di musicisti e artisti, cuochi e artigiani, scienziati, scrittori, stilisti... In più, un’altra novità: la rubrica sulle origini dei cognomi sardi. Continueremo a parlare – come avevamo promesso sei mesi fa nel primo numero dell’inserto – di «persone speciali, sapienze antiche e sguardi sul futuro». Una sintesi che si adatta bene alla Brigata Sassari e che prende vita nelle parole del generale Di Stasio, dal giugno scorso alla guida di una delle più prestigiose unità operative dell’Esercito italiano. È l’anno in cui si celebra il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale: nel 1918 la “Sassari” – nata tre anni prima per combattere soltanto in quel conflitto – invece di essere sciolta entrò nei ranghi dell’Esercito permanente, dopo essere diventata la brigata italiana più decorata in un’unica guerra. Il generale Di Stasio – pilota di elicotteri, due lauree, una lunga esperienza internazionale – racconta alla Nuova, tra pubblico e privato, che cosa significa essere un soldato nel tempo in cui occorre padroneggiare tecnologie quasi fantascientifiche mentre il coraggio, la paura e tutte le altre emozioni restano le stesse di un secolo fa, e anche molto prima.

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