La Nuova Sardegna

Piccolo vademecum per aiutarci a scoprire il fascismo che è in noi

di Marcello Fois
Michela Murgia
Michela Murgia

Esce “Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia: «Siamo brava gente soltanto perché ce lo raccontano»

30 ottobre 2018
4 MINUTI DI LETTURA





Ma il Fascismo è un Metodo? È cioè un sistema talmente ragionato da sembrare genetico? E fino a che punto la Democrazia, con i suoi costi altissimi in termini di raffinatezza sociale, non è nient’altro che una forzatura rispetto all’ordine, naturalmente fascista delle cose? Questo quanto si chiede fra l’altro, il pamphlet di Michela Murgia “Istruzioni per diventare fascisti” (Einaudi, 112 pagine, 12 euro)). Mi spingerei fino ad affermare che, nonostante quel titolo, più che davanti a un manuale per diventare fascisti ci troviamo in presenza di un vademecum per la presa di coscienza del fascista che è in tutti noi.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.17410681:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.17410681:1653508860/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

La constatazione su cui è costruito questo impietoso resoconto, di poche ma densissime pagine, è ineccepibile in modo deprimente: siamo brava gente solo perché ce lo raccontano. Votiamo chi ci narra una versione della politica in cui chi vince piglia tutto; una versione della politica in cui manca ogni riconoscimento dell’avversario; in cui mentire, o, nella migliore delle ipotesi, omettere, può accrescere l’elettorato anziché allontanarlo. Tutti paradossi di quella pseudodemocrazia dentro la quale siamo impantanati. In pratica, per l’appunto, il fascismo.

Ora si può intavolare un’ulteriore, annosa, discussione intorno a chi: Renzi, Monti, Berlusconi?, o cosa: le scie chimiche, i vaccini obbligatori, l’inganno sulla rotondità della terra?, ci abbiano condotto in questo pantano. La risposta della Murgia è chiara: questo pantano non è un pantano, ma la posizione di sollievo a cui la nostra malformata società ricorre tutte le volte che il tendine della democrazia si infiamma. Essendo, tra l’altro, un organo delicatissimo quel tendine ha la cattiva abitudine di infiammarsi spesso. E ogni volta, puntualmente, nel nostro ricercare una postura indolore, interrompiamo lo sforzo di azioni come la tolleranza, il ragionamento, il senso critico. La paura, dunque, ci immobilizza in quella comoda fissità ideologica, fatta di luoghi comuni, clichés, visceralità che costituiscono il pensiero fascista fin dalla sua origine.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.17410680:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.17410680:1653508860/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Ora il punto vero è che ci vuole un attimo per rifugiarsi nella consolante, e gratuita, immobilità di una dittatura travestita da democrazia; ma ci vogliono anni di battaglie, spesso di pochi, per ricondursi a un sistema che ci richieda la fatica di un senso critico e di un’analisi profonda col suo portato di educazione civica, linguaggio, scolarizzazione. Il Fascismo è un’attitudine di quel cittadino che non sa, o non vuol sapere, qual è la differenza tra popolare e populista. Dove per popolare si intenda un’azione condivisa che parli al cervello e per populista un’azione artata che parli alla pancia. Il Fascismo è la vittoria delle seconde e terze file, di quelli che dopo anni di frustrazione hanno trovato, nel potere di piccolo cabotaggio, un frammento di rivalsa. Il Fascismo è proclamare con orgoglio la propria ignoranza.

Il Fascismo è una terra di nessuno tra due visioni contrapposte della società. La partita perciò non è tanto tra buoni e cattivi, tra reazionari e progressisti, ma tra coloro che vivono la contaminazione fascista illudendosi di rappresentare un baluardo dell’antifascismo. Il punto è ancora una volta stabilire innanzitutto quanto di fascista ci sia in ognuno di noi.

Questa coscienza cambia le cose perché un democratico si riconosce innanzitutto dalla sua capacità di autoanalisi. La democrazia è un sistema costoso, si fa fatica a tener fede sempre alle regole di tolleranza che l’istruzione, il credo religioso, l’educazione ricevuta ci imporrebbero. Ancora qualcuno di noi dopo la messa domenicale si attrezza con manganelli per fare le ronde contro il cosiddetto degrado, e trova questa sequenza coerente: il Vangelo ci ha appena avvertito che il prossimo siamo noi, ma, fuori dal luogo consacrato, siamo pronti ad affermare che noi non siamo loro.

Ancora qualcuno di noi che non va a messa, prima di uscire a protestare contro questi migranti che ci portano via donne e lavoro, concede un tenero sguardo fuggevole alla foto del nonno minatore in Belgio appesa in bella vista nella parete del suo soggiorno. Il che fa pensare che il fascismo consista in definitiva in questa sospensione del ragionamento. Ecco perché questo “libello”, “Istruzioni per diventare fascisti”, rappresenta un punto di non ritorno, una presa di posizione intellettuale che non lascia spazio a nessuna ambiguità, un riassunto delle puntate precedenti talmente feroce da non permettere vie di scampo. Fascista è chi il Fascista fa: che giudichi “crociere” le navi della speranza, o che giudichi “rottamabili” gli umani.


 

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative