La Nuova Sardegna

Piccoli astronauti scatenano la fantasia nell’estate del 1969

di Alessandro Marongiu
Piccoli astronauti scatenano la fantasia nell’estate del 1969

“Quando la luna ero io” di Luigi Garlando è per tutte le età Nella trama anche le difficoltà e i “fermenti” degli anni ’60

05 novembre 2018
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Decine di milioni di persone guardano nella stessa direzione, alla ricerca del cielo stellato e della luna con cui riempirsi gli occhi. Non hanno però, come si potrebbe pensare, il collo piegato all’indietro e il naso all’insù, e non sono in strada, in cima a una collina o nei pressi di un osservatorio astronomico: sono piuttosto dentro le loro case, o al massimo in qualche locale, e guardano davanti a sé, verso i televisori che stanno trasmettendo l’impresa più incredibile mai tentata dal genere umano. Tra quei milioni di persone che trattengono il fiato per Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, in volo sul Saturno V alla volta della luna, da qualche parte tra la Campania e la Puglia ci sono anche Libera, Pio, Elia e Sotero. A introdurre i quattro bambini alle meraviglie e alle curiosità della traversata nello spazio è Rebecca, astrofisica appassionata di motociclette, nonché nonna di Libera. Comincia da qui “Quando la luna ero io” (Solferino, 258 pagine, 15 euro), ultimo romanzo di Luigi Garlando, autore di fortunati libri per i più giovani e vincitore, con “L’estate che conobbi Il Che”, dello Strega Ragazze e Ragazze per la categoria 11-15 anni nel 2017.

L’evento ha una portata tale da far letteralmente scatenare la fantasia dei piccoli amici, che si ispirano alle spiegazioni di Rebecca e alle cronache del Corriere della Sera per calarsi nei panni dei quattro protagonisti e dar vita ai giochi più divertenti: Elia, grande e forte, sarà Armstrong, colui che per primo toccherà il suolo del satellite; Sotero, erede del “principe delle olive” della zona (cioè il più ricco), sarà Aldrin, il secondo a scendere dal modulo Eagle; Pio il saputello “interpreterà” Collins, l’astronauta destinato invece a rimanere in orbita, a bordo del modulo Columbia, per controllare che tutto vada per il verso giusto. E tu chi sei?, chiede Elia a Libera, che ha lanciato l’idea del camuffamento, e che della combriccola comanda le danze. «Io sono la luna» risponde con piglio lei, figlia di una giovane che prova a fare la rivoluzione a Parigi, e nipote di una donna «nata nel 1914. “Insieme alla Grande Guerra” precisa sempre quando si presenta, tanto per mettere in guardia l’altro». Insieme a loro nell’immaginaria Sant’Elia del Fuoco, in quella estate del 1969, si muove una comunità di figure bizzarre e non poco spassose: Nicola Cerignola detto il Che, pesatore di vacche in piazza, che pur faticando «ad avere il fascino del rivoluzionario argentino, cerca come può di assomigliargli»; Pantaleo, il poeta-panettiere segretamente innamorato di Rebecca («Impossibile per chi lo osserva per la prima volta non pensare a una pera»); la bisnonna Regina, che si sveglia solo per un quarto d’ora al giorno e si accompagna a un gatto a tre zampe. La generale eccitazione per l’allunaggio ha però un oppositore, l’arcigno don Fulgenzio (che pare un pupazzo di neve e profuma di borotalco), indispettito per un’invasione di territori che per lui spettano solo a Dio, e che fa dimenticare che sulla terra i problemi, e grossi, non mancano: «A me sembra che gli americani siano partiti per le vacanze lasciando il gas aperto. In Vietnam…». Questa frase del prete consente di mettere in luce una delle qualità che più fanno apprezzare il bel romanzo di Garlando, ovvero che, pur avendo come pubblico di riferimento i bambini, nella trama vengono affrontati anche temi e aspetti degli anni Sessanta complessi e non sempre piacevoli.

Aggiungiamo un’altra considerazione: pensieri e parole della voce narrante, volutamente, non corrispondono all’età di Libera – un indizio chiaro è la sua ironia, che scorre lungo tutte le pagine e non risparmia nessuno: ecco che “Quando la luna ero io” si rivela un libro adatto, oltre che molto istruttivo, per ogni tipo di lettore.

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