La Nuova Sardegna

L’olocausto dimenticato dei malati psichici

di Stefano Ambu

Alla Cittadella dei Musei di Cagliari una mostra racconta l’orrore delle teorie eugenetiche

06 novembre 2018
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CAGLIARI. Malati psichici e mentali. Durante il nazismo erano considerati un peso. E con Hitler si andava molto per le spicce: 400mila persone sterilizzate contro la loro volontà e più di 200mila assassinate.

La mostra, inaugurata ieri alla Cittadella dei musei, si chiama “Schedati, perseguitati, sterminati”. E racconta in una cinquantina di pannelli gli orrori della Germania nazionalsocialista. Ma anche l’Italia non fa certo un figurone. La sezione dedicata alla penisola documenta il ruolo svolto da alcuni esponenti ufficiali della psichiatria nazionale nella promulgazione delle leggi razziali volute da Mussolini e a sostegno delle teorie “eugenetiche”, le deportazioni verso i campi di sterminio tedeschi di tanti ricoverati, ebrei e non, dai manicomi italiani del Nord Italia occupati dai Nazisti, con la connivenza delle autorità italiane. E la morte, per mancanza di cibo, medicine e bombardamenti, di circa 30mila ricoverati negli ospedali psichiatrici italiani.

Una situazione diventata pesantissima dopo l’armistizio dell’8 settembre.

Li chiamavano “prelevamenti”. E non è una mostra che riguarda il passato. Ma può essere considerata, ha ricordato l’organizzatore dell’esposizione, Bernardo Carpiniello, docente ordinario di Psichiatria all’Università di Cagliari e direttore della Struttura Complessa di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, anche un monito per presente e futuro. «C’è sempre il pericolo che queste situazioni possano ripetersi – ha detto – il problema di oggi si chiama “stigma”. Vuol dire marchio. Se uno ha il marchio di persona affetta da disturbo mentale grave non trova lavoro, spesso non trova casa in affitto. Interiorizza anche il trattamento che gli viene riservato. E si mette da parte. Lo stigma oggi è una sorta di malattia aggiuntiva. Bisogna combattere i pregiudizi: uno dei più diffusi riguarda la loro pericolosità. Assolutamente sbagliato». La soluzione è sanitaria, ma anche sociale. «Con tutte quelle politiche – ha spiegato – che mettono al centro l’inclusione». La mostra racconta i metodici omicidi del programma segreto di eliminazione sistematica partito nell’autunno del 1939 su ordine di Hitler e giustificato da una presunta “inferiorità” in quanto portatrici di “difetti genetici”, noto come “operazione T4”.

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