La Nuova Sardegna

Enrico Rava tra Joe Lovano e la Sardegna

di Andrea Musio

Il trombettista triestino all’European Jazz Expo con un quintetto inedito: «Ammiro il vostro senso di appartenenza all’isola»

11 novembre 2018
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CAGLIARI. I giovani talenti, il jazz nelle sue varie forme, collaborazioni e relative influenze fra generi e musicisti ed ancora la profonda ammirazione per la Sardegna ed i sardi. Enrico Rava, una delle icone del jazz italiano nel mondo, ha incantato il pubblico alla fiera Campionaria per un concerto inserito nella trentaseiesima edizione del festival Jazz in Sardegna–European Jazz Expo.

Una delle serate più attese che ha visto il trombettista triestino in un quintetto d'eccezione la cui leadership è stata condivisa con il sassofonista di Cleveland Joe Lovano ed accompagnati dal pianoforte di Giovanni Guidi e da una sezione ritmica impeccabile composta da Dezron Douglas e Gerald Cleaver, rispettivamente al contrabbasso e alla batteria. Una serata ricca di nomi altisonanti in cui, in apertura c'era il chitarrista statunitense Bill Frisell, impegnato in un tour mondiale «Con Joe Lovano – ha spiegato Enrico Rava poco prima di salire sul palco – ci conosciamo da trentacinque anni. Abbiamo suonato insieme in tante occasioni ma non negli ultimi vent'anni. I tempi erano maturi per un tour insieme anche se, a dirla tutta, è stata una scelta dell'agenzia quindi non c'è una versione poetica da raccontare per questa formazione. Con tutti i componenti c'è un'ottima sintonia e tutti i concerti fatto fino ad oggi, sono stati uno migliore dell'altro e tutti diversi tra loro». Largo spazio all'improvvisazione, una selezionatissima lista di composizioni firmate singolarmente da Rava e Lovano e una serie di standard, nel set che in questi giorni sta girando l'Italia. Sono tanti i giovani jazzisti italiani che hanno goduto dell'attenzione di Rava: «È vero, ma il fatto che siano giovani non ha niente a che vedere con la mia scelta. Non ho mai dato particolare importanza all'età dei musicisti. Suono e collaboro con chi ha la mia stessa visione della musica. Non mi si chiami “talent scout” perché non lo sono. Adoro suonare con Daniele Tittarelli, secondo me uno dei più grandi musicisti che l'Italia abbia partorito, con Stefano di Battista e, se devi fare degli esempi anche con Dino Piana che di anni ne ha ottantanove e con il quale, presto, ho intenzione di fare qualcosa insieme».

Per lui la manifestazione cagliaritana ha significato un ritorno gradito, su tutti i fronti: «Sono legato alla Sardegna per diversi motivi. Il primo sono i tanti amici che ho nell’isola. E poi tante altri che vanno dall'aria che si respira fino all'ammirazione che nutro verso i sardi. Amo la Sardegna, il senso di appartenenza e l'amore per la propria terra è una cosa sempre più rara e in Italia non esiste. Le tradizioni da voi vengono vissute per davvero, non sono un mercatino per i turisti ma vite autentiche. I sardi conoscono la propria terra, la amano e non la dimenticano mai».

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