La Nuova Sardegna

«Per il Meridione serve subito una svolta»

di Giacomo Mameli
«Per il Meridione serve subito una svolta»

L’ex ministro per lo Sviluppo economico interviene al convegno di Fordongianus per il centenario della diga sul Tirso

13 novembre 2018
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Ma il Mezzogiorno è un tema politico, un punto geografico o è rimasto un’ora del giorno? Claudio De Vincenti (romano, 60 anni, ministro dello Sviluppo economico con Mario Monti, ministro per il Mezzogiorno col governo di Paolo Gentiloni, docente di economia politica alla Sapienza) dice: «La questione meridionale riguarda il futuro politico di tutta l’Italia, di una politica in senso alto, ma non mi sembra inserita nell’agenda attuale di chi governa a Palazzo Chigi».

Un esempio concreto di questa amnesia?

«Gli stanziamenti per il reddito di impresa al Sud avevano un finanziamento di un miliardo di euro. Il taglio è stato drastico, ci sono appena 200 milioni. Un brutto colpo per il Sulcis, per l’area di Portotorres, per tutta l’isola».

E nel contratto di governo Lega-Cinque Stelle?

«C’è un piccolo paragrafo. È del tutto carente il sostegno agli investimenti, c’è solo spesa corrente che può anche essere utile come lo era il reddito di inclusione che semmai andava rafforzato. Non c’è un sostegno preferenziale per il mondo del lavoro, per la ripresa produttiva, problema principe del nostro Paese. E così il Sud è sempre più fragile».

Di questi problemi De Vincenti ha parlato sabato scorso a Fordongianus (Hotel Terme) per il centenario della costruzione della diga sul Tirso, durante un convegno voluto dall’associazione “Paesaggio Antonio Gramsci”, dal Comune di Ula Tirso e dai paesi del Barigadu. Con De Vincenti, dopo i saluti del sindaco Serafino Pischedda, sono intervenuti, con Umberto Cocco moderatore, Amedeo Lepore (Luiss Roma), l’economista Antonio Sassu e Giorgio Macciotta (presidente Casa Museo Gramsci). In mattinata De Vicenti ha dialogato con gli studenti al liceo di Ghilarza presente Giovanni Sistu (amministratore unico dell’Ente Acque Sardegna).

Secondo Francesco Saverio Nitti la diga sul Tirso – l’ha ricordato un mese fa a Oristano Marisa Fois dell’università di Ginevra – doveva assumere un significato simbolico di rinascita per tutto il Meridione.

Lo è stato?

«Quando venne costruita ci furono indubbi disagi per la popolazione locale. Ma, senza dimenticare i problemi creati, ha innescato un processo di modernizzazione in un’isola che otto mesi all’anno penava per la siccità. È stato un passo in avanti per l’agricoltura con l’irrigazione diffusa e costante. Una rivoluzione che si collegava anche agli usi idroelettrici. Le risorse energetiche sono ancora un problema, pensiamo alla metanizzazione inserita negli accordi col presidente Pigliaru».

Quella diga ha preso l’avvio con i governi liberali e socialriformisti smentendo il luogo comune che attribuisce le bonifiche al fascismo.

«Si dava gambe a una struttura di base. L’ingegner Angelo Omodeo, turatiano di ferro, vedeva lontano. Partiva dalla constatazione che la Sardegna dal 1860 aveva perso il 60 per cento del patrimonio boschivo, era necessaria un’opera significativa. E lo fu anche la grande diga sul Tirso. Una infrastruttura rivelatasi fondamentale nelle prime fasi del Piano di rinascita. Con l’industrializzazione, anche con gli errori commessi dalle classi dirigenti, ha contribuito a cambiare il volto di un’isola che soffriva la malaria, aveva tassi elevatissimi di analfabetismo, cominciava a essere spopolata dall’emigrazione».

Torniamo al Mezzogiorno. Le distanze col resto d’Italia crescono.

«Proprio due giorni fa il rapporto Svimez ha certificato che il saggio di crescita del Pil nazionale dovrebbe attestarsi all’1,3 per cento nel Centro-Nord e allo 0,8 nel Mezzogiorno. Un divario che cominciava a ridursi adesso rischia nuovamente di esplodere. Occorre investire, i fondi ci sono, è necessario il rilancio degli investimenti produttivi in tutto il Mezzogiorno e in Sardegna».

Intanto è crollato il tasso di fertilità delle donne.

«Resta uno dei problemi più allarmanti: è necessaria maggiore attenzione ai servizi pubblici, sostegno per l’infanzia e per gli anziani. Tutto ciò aiuta l’occupazione femminile, contribuisce al miglioramento del reddito, ai piani di vita delle famiglie. Sì, il lavoro delle donne è strettamente legato ai tassi di fertilità. Calano i servizi? Contemporaneamente cala il desiderio, la propensione ad avere figli».

Nel Mezzogiorno continua a crescere il tasso di dispersione scolastica.

«Resta uno dei temi più importanti da affrontare. In Sardegna il tasso di dispersione scolastica è elevatissimo. Nella scuola primaria, lo scorso anno, c’è stato il tempo pieno in oltre il 40 per cento degli istituti al Centro-Nord, al Sud ha riguardato appena il 16 per cento ed è sceso al 13 nelle isole. Nel Mezzogiorno 300 mila giovani abbandonano i banchi (18,4 per cento) contro l’11,1 al Centro-Nord. I valori più elevati riguardano i maschi, addirittura il 21,5 nel Sud, Sardegna compresa. Torniamo a Gramsci: istruitevi, istruitevi, istruitevi. In tutt’Italia».

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