La Nuova Sardegna

Farina, pane e pasta: il Parco di Porto Conte è servito

di Erika Pirina
Farina, pane e pasta: il Parco di Porto Conte è servito

«C’era un tempo, quando ancora si parlava solo algherese, durante il quale con il canestro in testa coperto da un telo di lino bianco, si andava al forno. C’erano due forni nell’Alghero di quegli...

17 novembre 2018
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«C’era un tempo, quando ancora si parlava solo algherese, durante il quale con il canestro in testa coperto da un telo di lino bianco, si andava al forno. C’erano due forni nell’Alghero di quegli anni, noi andavamo da quello di Ci Isabella in via Machin. Si panificava una volta a settimana e come tutte le famiglie di operai si panificava il Pa’ Punyat. Lu Filò era per i ricchi che si permettevano il pane più volte a settimana, noi ci facevamo bastare la pagnotta ogni sette giorni». Il racconto commosso del presidente del Parco di Porto Conte, Gavino Scala, sull’Alghero degli anni Cinquanta, spiega l’emotività che sta dietro alla filiera del Pane Tipico di Alghero.

«Un progetto nato dal basso, nel quale le istituzioni si sono messe in gioco per dare risposte. Questo è fare sviluppo economico», ha detto l’assessore Ornella Piras alla presentazione della Filiera Cerealicola del Parco di Porto Conte. Il pane con la P maiuscola il protagonista della giornata di domenica scorsa. Un’emozione d’autunno fulcro della manifestazione Mondo Rurale organizzata dal Comune di Alghero, da Fondazione Alghero, da Agenzia Laore e ovviamente dal Parco, motore del grande risultato raggiunto in questi ultimi due anni di lavoro per coordinare e portare avanti la filiera. Un ritorno al passato, alle cose buone che profumano di casa, alla genuinità dei ricordi di una volta, una necessità che ha mosso tante persone a chiedere i prodotti del territorio. A quel target il parco ha risposto. Era il 2016 quando sono iniziate le interlocuzioni tra Parco operatori agricoli, mulini e panificatori: tutti nel raggio di 25 km dal centro di Alghero. Gli attori della filiera ci sono e le semenze del grano Karalis sono disponibili. Il mercato chiede farina locale di tipo sardo per poter riassaporare il pane dei nonni.

Un lavoro di coordinamento preciso e puntuale quello fatto dall’ente Parco guidato da Mariano Mariani, applaudito e ringraziato durante la presentazione ufficiale. «Abbiamo scelto di investire sul territorio rendendo il parco attore vivo e coprotagonista – ha spiegato il direttore Mariani –. Abbiamo riflettuto e studiato l’importanza delle filiere corte per il mercato locale e su queste vogliamo improntare il lavoro dei prossimi anni, forti dell’entusiasmo che stiamo riscontrando con il Pane tipico di Alghero». La filiera cerealicola per il pane tipico è solo la prima fase di un progetto più ampio che si svilupperà con la filiera corta cerealicola-suinicola che porterà all’allevamento del porcetto sardo che si ciberà di cereali prodotti nel territorio, la filiera dell’orzo e del luppolo per creare la birra artigianale del parco e la filiera dedicata alle “Eccellenze del Parco” che partirà con la fragola. I numeri ci sono e il direttore Mariani espone chiaramente la produttività della filiera del pane che a regime nel 2020 potrebbe produrre un giro d’affari di quasi due milioni di euro. La filiera si potrà quindi espandere non solo ai panifici ma anche pastifici, agriturismo e ristoranti che aderiscono al progetto “Alghero del buon cibo”. Una festa dedicata al territorio durante la quale i prodotti del parco hanno colorato Lo Quarter e i laboratori su lievito madre e farine hanno animato l’intero pomeriggio. “Il Parco è venuto in città, lo faremo più spesso», promette Mariani.

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