La Nuova Sardegna

Sas Bator Colonnas: il canto a tenore conquista gli Usa

di Stefano Ambu
Sas Bator Colonnas: il canto a tenore conquista gli Usa

Il gruppo di Scano Montiferro è arrivato nel New Mexico per il 63° incontro internazionale della Società di Etno musicologia

17 novembre 2018
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New Mexico, Usa, antica terra di Apache e Navajo. La Sardegna? Dall’altra parte della luna. Di solito la musica tradizionale, dagli antichi canti dei nativi al blues, fa il tragitto verso est e sbarca in Europa, in Italia e nelle sue isole. Ed è, normalmente, un viaggio di sola andata. In questi giorni però è successo qualcosa di diverso: c'è gente che ha pagato dai venti ai venticinque dollari per ascoltare quattro ragazzi arrivati da Scano Montiferro. Un concerto di canto a cuncordu, roba probabilmente mai sentita e forse mai nemmeno immaginata da quelle parti. Al Meeting of the Society for the Ethnomusicology (SEM), il più importante appuntamento internazionale dedicato all’etnomusicologia in programma quest’anno ad Albuquerque, c’era Su Cuncordu sas Bator Colonnas, una delle formazioni di canto a più voci maggiormente attive nel borgo del Montiferru. Le quattro colonne? Antioco Milia (Bassu), Francesco Fodde (Boghe), Antonio Carboni (Mesu Boghe) e Stefano Desogos (Contra). Un live inserito in un più grande percorso di ricerca portato avanti dall’etnomusicologo Diego Pani, che già nella precedente edizione, alla fine del 2017 a Denver, Colorado, aveva presentato una relazione sul suo studio sul canto a cuncordu di Scano Montiferro. Le sonorità sarde che si fanno sentire negli Usa.

Predicare ai convertiti. Ma c’è di più. Nella patria della musica del diavolo si è parlato anche di blues. Sardo. Sempre Pani ha tenuto una lezione all’interno del corso magistrale di musicologia dell’Università del New Mexico. L’intervento, intitolato “Different Rivers: Sardinian Hill Country and the DIY ethos of River of Gennargentu” è stata incentrato sulla musica del bluesman barbaricino River of Gennargentu e sui legami della sua produzione con la Sardegna e gli scenari legati all’autoproduzione. Blues sardo in America? «Un po’ – ci scherza su divertito lo stesso River of Gennargentu, nome d’arte di Lorenzo Tuccio, 39 anni, di Gavoi – come predicare ai convertiti». Il bluesman sardo non è mai stato negli Stati Uniti, la sua passione è nata in casa ascoltando gente come Bukka White, Skip James, Junior Kimbroug, R.L. Burnside. Non ha partecipato alla trasferta a stelle e strisce. Mentre Sas Bator Colonnas erano lì, in carne e ossa. «Questa esperienza – spiega Antioco Milia – è per noi motivo di grande orgoglio. Oltre che essere la prima volta Oltreoceano, si tratta di farci portavoce del canto sardo in uno degli incontri sull’etnomusicologia più importanti del mondo, il più prestigioso. Questo ci fa comprendere veramente quanto la nostra cultura e identità siano vive. Grazie a questa esperienza speriamo nascano anche altre occasioni simili, non solo per noi, ma anche per chi come noi condivide da anni questa grande passione. Questa importante possibilità è frutto del grande lavoro sul canto polivocale portato avanti da Diego Pani».

Le prove in cantina. Cantano insieme dal 2002. Durante questi anni si sono esibiti anche in Belgio, Germania, Spagna. Non è la prima volta che passano per l'università. Sono stati titolo e oggetto di una tesi di laurea dal titolo “Sas Bator Colonnas e il presente del canto a cuncordu”. Autore, sempre Pani. “Antigos Trazos” è l'album uscito nell'ottobre 2012, dopo anni di studio sulle antiche melodie della tradizione scanese. Il gruppo, Sas Bator Colonnas, prende il nome dal luogo dove i quattro si riuniscono per fare le prove, la cantina di famiglia. L’organizzazione della fitta settimana statunitense dedicata alla musica della Sardegna è stata resa possibile grazie agli sforzi congiunti dell’etichetta Talk About Records, dell’Associazione Culturale Sas Bator Colonnas e dell’etnomusicologa Kristina Jacobsen, professoressa di Antropologia della musica ed Etnomusicologia dell’Università del New Mexico che ha da poco cominciato un percorso di ricerca dedicato alla Sardegna.

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«La mia ricerca sul canto di Scano di Montiferro e soprattutto su Su Cuncordu Sas Bator Colonnas è stata avviata quasi dieci anni fa ed è tuttora in corso – spiega Pani –. Si è concentrata sul modo in cui i quattro cantori hanno approfondito la conoscenza del canto a cuncordu all’interno di un contesto musicale di tradizione orale, prendendo spesso come riferimento vecchi documenti audio, dischi, registrazioni amatoriali realizzate negli anni Cinquanta e Sessanta». Una prima sortita lo scorso anno alla conferenza SEM di Denver, Colorado. Il titolo era “Choosing Your Own Masters: Mediatized Multipart Singing in Sardinia”, un intervento presentato davanti alla Society for Ethnomusicology insieme ad altre 398 proposte selezionate da tutto il mondo da cento esperti. «Quella presentazione – continua Pani – era appunto riferita alla mia ricerca sulle dinamiche entro le quali la mediatizzazione della musica, in questo caso la registrazione del canto, si inserisce in contesti di musica tradizionale orale come nel caso di canti a cuncordu, e di come i giovani cantori trovino e sviluppino una propria idea di canto proprio attraverso l’apprendimento sia orale che mediatizzato di brani, passaggi e stili esecutivi». La lezione presentata all’Università del New Mexico ha riguardato invece l’altro campo della sua ricerca, quella sulle nuove scene di blues e old time music americana, spesso riferite a contesti non americani, come quello sardo: «Sono impegnato in questa ricerca da ormai tanti anni e questo mio impegno segue l’attività di produttore con l’etichetta indipendente Talk About Records».

Isolani ma non isolati. Sì, proprio l’etichetta sarda che fa sentire la sua musica anche in cassetta, un tempo l’unica alternativa al vinile. Roba quasi preistorica per le nuove generazioni da musica liquida che esce soprattutto dagli smartphone. Ora però c’è un ritorno ai vecchi supporti. La lezione su River of Gennargentu – tornando al connubio quattro mori-stelle e strisce – è durata un’ora, condita da interviste video al musicista. Un intervento basato su uno studio di come il bluesman gavoese – spiega Pani – definisce la sua personale idea di blues in relazione al suo abbracciare l’autoproduzione musicale (dalla costruzione di strumenti alla registrazione, fino alla pubblicazione dei dischi e l’organizzazione dei concerti) e al contesto socio culturale sardo (che viene richiamato nei testi, nell'iconografia dei dischi). «Mi interessa moltissimo – continua l’etnomusicologo – come un musicista può definire una propria idea di una musica “globalizzata” come il blues in relazione al contesto sociale e culturale entro cui esso vive (la Sardegna, la Barbagia, Gavoi) e facendo riferimento alle sue altre esperienze musicali (l’amore per l’autoproduzione musicale, per le etichette indipendenti, per il punk)». Che la Sardegna faccia blues non deve suonare strano. Gli appassionati in tutto il mondo sono tanti. E la lezione americana viene costantemente rimasticata in tutti gli angoli del globo. Finendo per ritornare, con suoni sempre blues ma con colori diversi e locali, dove tutto è nato, in Africa. Proprio la patria di artisti come i sahariani Tinariwen e lo straordinario Bombino, non a caso punti di riferimento di River of Gennargentu. «La mia esperienza con il blues – spiega il musicista di Gavoi – è nata proprio in casa, nel vero senso della parola. Registrando tutto in presa diretta con mezzo molto semplici: chitarra, microfono e computer. Ho diffuso i miei pezzi su Soundcloud. E, grazie al tam tam e a un passaggio in una radio in Germania, la mia musica, nata come passione personale senza velleità di farsi conoscere, è stata ascoltata da più persone. Molte di più di quanto potessi immaginarmi». Tanto che è stato chiamato per una serie di concerti proprio in Germania.

Ora si parla di lui a anche negli Stati Uniti. «Davvero curioso», se la ride. Ma fa sul serio: sta già pensando al suo prossimo album. In tanti lo hanno scambiato per un autentico autore di Delta blues, le origini, anni Venti e Trenta dello scorso secolo, di questo tipo di musica. Segno che è riuscito a colpire dritto al cuore degli appassionati. Eppure tutto è nato dal punk e dal rock’n’roll: River of Gennargentu suonava in una band chiamata Blake lodge juke joint. Ma da quando ha scoperto il blues non c’è stata più storia. Ora lo sanno anche in New Mexico.

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