La Nuova Sardegna

Cartaginesi e Romani signori dell’isola

di Marco Vitali
Cartaginesi e Romani signori dell’isola

Da venerdì in edicola “I tesori della Sardegna punica e romana” per la collana “I tesori nascosti di Sardegna”

20 novembre 2018
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Nel VI secolo a.C. la città di Cartagine, forte di un potente Stato che poteva contare su un vasto territorio nell’Africa settentrionale, dominato da una ricca e avida aristocrazia, rompe i legami con la madrepatria e si avvia alla conquista del Mediterraneo occidentale. Alla dominazione punica e alla successiva età romana è dedicato il volume “Tesori della Sardegna punica e romana”, undicesima uscita della collana “Tesori nascosti di Sardegna”, in edicola con la Nuova venerdì prossimo a 8,70 euro oltre il prezzo del giornale.

I traffici di Cartagine nel Tirreno sono minacciati dai Greci e soprattutto dalla forte colonia focea della Corsica. Venuti a patti con i Romani e alleatisi con gli Etruschi, i Cartaginesi sconfiggono i Focesi nella battaglia del Mare Sardo del 540 a.C. e diventano padroni del Tirreno. Già tra il 545 e il 535 a.C., Malco e Magone avevano tentato di occupare la Sardegna, ma i Sardi, nome citato nelle fonti antiche, li avevano sconfitti. Probabilmente erano sardo-fenici o i locali ormai integrati in un sistema di relazioni con i Fenici. È solo nel 510 a.C. che la conquista dell’isola si compie.

I Cartaginesi si dimostrano davvero spietati. Il santuario di Cuccureddus (Villasimius) viene distrutto e il sito di Monte Sirai (Carbonia) subisce molteplici devastazioni. Anche in alcuni siti nuragici come Su Nuraxi (Barumini) sono evidenti le tracce di distruzione. I Nuragici, se si possono ancora considerare tali, si ritirano in luoghi impervi all’interno. I Cartaginesi occupano tutte le città fenicie sulla costa e all’interno creano una rete di fortificazioni per il controllo del territorio, attuando un modello insediativo che prevede la creazione di piccole comunità (Monte Luna-Senorbì) e grandi abitati (Neapolis-Guspini e Cornus- Cuglieri) per lo sfruttamento delle risorse agricole e minerarie.

Entrati in conflitto con Roma, a seguito della prima guerra punica (264- 241 a.C.), da cui escono sconfitti, i Cartaginesi non riescono più a soddisfare le richieste economiche dei loro mercenari di stanza sull’isola e sono pertanto costretti a cederla, nel 238 a.C., ai Romani che, nel 227 a.C., la elevano al rango di provincia sotto il controllo di un governatore. Nonostante il processo di romanizzazione dell’isola, la componente sardo- fenicia continua a esistere e a rimanere vitale soprattutto nelle zone interne dove puntualmente si verificano delle rivolte. Durante una di queste, i Romani attaccarono e bruciarono il santuario di Santa Vittoria di Serri, uccidendo i Sardi che si erano radunati per una festa religiosa. In molti siti nuragici è frequente la presenza di una fase romana dove i nuraghi continuano a essere usati con differenti funzioni, tra cui anche quella di fortezza con una guarnigione fissa.

Le città (tra cui Nora-Pula, Karales-Cagliari e altre ancora) subiscono un processo di riurbanizzazione per conferire al loro impianto il modello culturale di Roma. Oltre ai templi (Antas-Fluminimaggiore) compaiono nuovi edifici come terme (Forum Traiani-Fordongianus), acquedotti (Turris Libisonis-Porto Torres), teatri, anfiteatri e il foro. Vengono costruiti porti poderosi come base per la flotta da guerra romana (Karales-Cagliari) e a sostegno dell’intenso traffico marittimo, come testimoniano i numerosi relitti rinvenuti lungo le coste. Oltre al potenziamento dell’estrazione delle risorse minerarie, nelle campagne, grazie all’introduzione del sistema del latifondo, si intensifica lo sfruttamento agricolo con la realizzazione di molte ville rurali (S’Imbalco nadu-Olbia). Inoltre per controllare tutta l’isola con più facilità, viene edificata un’efficiente rete stradale per mettere in comunicazione le più importanti città. La via principale collegava Cagliari a Porto Torres e sul suo lungo tracciato, oltre a numerosi ponti, sorgono tanti piccoli centri, come testimoniano i tanti miliari rinvenuti, che riportano il nome della strada e la distanza dal centro urbano di riferimento.

Nel 465 d.C. Roma perde l’isola che passa sotto il controllo dei Vandali fino al 534 d.C., anno in cui Giustiniano la riporta all’impero. Inizia così nell’isola il periodo bizantino, che durerà fino alla nascita dei quattro Giudicati dopo l’anno mille.



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