La Nuova Sardegna

Il nuovo disco di Mauro Palmas: in viaggio verso Palma de Sols

di Andrea Massidda
Il nuovo disco di Mauro Palmas: in viaggio verso Palma de Sols

Un viaggio senza tempo sulle antiche vie di un mare testimone millenario di destini intrecciati, di incroci culturali, di vite che si perdono per ritrovarsi, custode di inestimabili bellezze e di...

24 novembre 2018
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Un viaggio senza tempo sulle antiche vie di un mare testimone millenario di destini intrecciati, di incroci culturali, di vite che si perdono per ritrovarsi, custode di inestimabili bellezze e di indicibili sofferenze, conduttore di sogni e di speranze, generatore di umanità e creatività. Ma anche protagonista di suoni e voci che diventano racconto, di racconti che diventano musica. Mauro Palmas non poteva trovare parole più azzeccate per presentare il suo ultimo disco dal titolo “Palma de Sols”, appena uscito per l’etichetta Squilibri grazie a un portentoso crowdfunding, cioè a una raccolta di fondi fatta da molte persone che hanno puntato su quest’artista cagliaritano e sul dream team che ha messo insieme per realizzare l’opera. Una scommessa stravinta, meglio dirlo subito, perché il prodotto in questione è davvero un piccolo gioiello curato in ogni minimo particolare. E come si sa, proprio nei dettagli si celano i capolavori.

Sono sufficienti pochi minuti d’ascolto per rendersi conto che nove delle dieci tracce che compongono il disco potrebbero essere la colonna sonora di un film la cui sceneggiatura è firmata nelle note di copertina da Gabriela Ledda e recitata da Simonetta Soro nel brano finale, quello che dà il titolo all’album e dove in poco più di tredici minuti ci viene narrata la vicenda che lega tutti gli altri pezzi. Come in un audiolibro è svelato il nome dei personaggi – Antoni, Adrìa, Mohamed, Juan Edmond Ravel, il timoniere – insieme musicisti e marinai, che affrontano le onde navigando verso ponente per poi ritrovarsi in una grande e sentitissima festa che celebra Sant’Antioco, il patrono della Sardegna. Un santo martire la cui scultura lignea alla fine sorride, tanto è incantata dalla bellezza celebrativa.

«Quando nel medioevo i catalano-aragonesi decisero di invadere la Sardegna – racconta Palmas – passarono proprio dall’Isola di Sant’Antioco, che loro chiamavano “Ile de Sols”, cioè Isola di Sulki, il vecchio nome da cui deriva appunto il toponimo Sulcis, ancora utilizzato». Mentre Sant’Antioco – nato tra Marocco e Algeria ai tempi dell’imperatore Adriano – è uno dei primi martiri cristiani sardi. La leggenda vuole infatti che egli, medico, sia stato condannato a lavorare nelle miniere di piombo della Sardegna, dove fu esiliato. Qui Antioco convertì il suo custode, il soldato Ciriaco, e riutilizzò cinque tombe appartenenti alla necropoli punica del VI secolo a.C., dove morì pregando per i sulcitani il 13 novembre dell’anno 127 dopo Cristo.

Una lunga ma necessaria premessa per poi finalmente parlare di questo concept album che oltre a Mauro Palmas (mandola, mandoloncelo e liuto cantabile) vede tra i protagonisti anche tanti artisti di altissimo livello impegnati a suonare strumenti spesso assai rari o misconosciuti. L’unico brano cantato, “Gozos San Antìogo”, è affidato alla suadente voce di Simonetta Soro. «Con lei – precisa Palmas – abbiamo fatto un lungo studio sui “Cantìgas de Santa Maria”, più di 500 componimenti popolari dedicati alla Vergine. Erano in genere voti per ottenere una liberazione o per guarire da qualche malattia». In questo pezzo si riconoscono i suoni del setar e del nej utilizzati da Pejman Tadayon, dell’organo di Alessandro Foresti, del cornetto di David Brutti uniti a quelli della batteria di Andrea Ruggeri e del liuto cantabile di Mauro Palmas.

Il disco tuttavia si apre con uno dei pezzi più suggestivi, “Valzer degli increduli”, brano che si sviluppa nell’incontro tra le figure immaginarie della narrazione, tradotto in musica tra liuto cantabile, organo e organetto (suonato da Pierpaolo Vacca). È in questa sorta di sfida virtuosa tra musicisti, con una melodia accattivante a tempo di valzer, che la festa in onore del santo martire esplode e la sua statua sorride.

“Èspero”, invece, è il titolo della seconda traccia ma anche il nome del vento Ponente. «Si tratta di un pezzo malinconico – precisa Palmas – sia nella parte in minore sia in quella in maggiore: racconta di persone che lasciano la propria terra e il viaggio è sempre una scommessa». “In cielo di Levante” appare anche l’elettronica di Francesco Medda (in arte Arrogalla), mentre Mauro Palmas esegue da solo “Suonata del Corso”, dichiaratamente ispirato alla malinconica “Corsicana”. Tutto molto bello.

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