La Nuova Sardegna

«I miei disegni per raccontare L’amica geniale»

di Gabriella Grimaldi
«I miei disegni per raccontare L’amica geniale»

Emanuele Ragnisco, di origini sarde, realizza tutte le copertine dei libri di Elena Ferrante

25 novembre 2018
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SASSARI. Nelle copertine della saga L’amica geniale tutti i personaggi guardano il mare. Sono ritratti nei momenti importanti della loro vita e guardano il mare di Napoli, l’orizzonte. C’è qualcosa di romantico, e anche di popolare, nelle copertine dei romanzi di Elena Ferrante che dal 27 approderanno su Raiuno trasposti in una miniserie firmata da Saverio Costanzo. C’è persino qualcosa di sardo in quelle copertine, per la precisione il loro autore di origini thiesine Emanuele Ragnisco, che rivendica con orgoglio un certo tratto caratteriale con il quale ha affrontato e affronta il suo lavoro di grafico di successo, adesso a livello planetario, dopo l’exploit mondiale delle opere di Elena Ferrante. «Il mare è uno spazio narrativo infinito - spiega il grafico romano a proposito delle copertine realizzate per la casa editrice e/o che pubblica tutti i libri di Elena Ferrante -. Penso si adatti bene a una saga che occupa l’intera vita delle due protagoniste, da quando sono bambine fino alla maturità inoltrata». Sono immagini di due sposi seguiti da tre damigelle, (volume primo), una coppia di ragazzi abbracciati (volume secondo), una giovane donna con una piccola in braccio (volume terzo) e due bambine travestite da angioletti (volume quarto), tanti colori pastello, contrasti forti, sullo sfondo il vesuvio, castel dell’ovo, Napoli, dove la gran parte della vicenda si svolge. Non hanno avuto sempre una buona accoglienza. Negli Usa ad esempio sono state definite dalla critica «banali, kitsch, in perfetto stile harmony, insignificanti». Ragnisco non si scompone: «Sì ma con “qualche” milione di copie vendute. A parte gli scherzi, io dico sempre ai miei studenti che le copertine e quindi i libri sono degli editori. Le copertine della Ferrante sono, come tutte quelle e/o, frutto di un lavoro condiviso con gli editori e nello specifico, con Sandra Ozzola che tiene moltissimo a questi titoli e che ha insistito sull’aspetto “popolare” delle immagini, direi, con grande esperienza e ragione».

Come è cominciato questo lavoro?

Nel 1994 ho fondato insieme a Giovanni Binel Mekkanografici Associati, uno studio di progettazione grafica. Poi, alcuni anni dopo ho incontrato gli editor di e/o e da allora non abbiamo mai smesso di lavorare assieme. Ora curo tutta l’immagine della casa editrice delle sue varie collane, anche per le altre due loro case editrici all’estero.

Come si procede per realizzare una copertina? Si legge il libro? Ci si consulta con l’editor o con l’autore?

Non c’è una modalità stabilita, a volte leggo il libro a volte no. Dipende anche dall’editore con il quale lavoro e dall’importanza del volume o dell’autore. Una copertina bisogna pensarla come un progetto e in una buona progettazione bisogna mettere al centro il “testo” e non cercare di catturare a ogni costo l’attenzione con immagini percettivamente commerciali o con titoli o autori troppo presenti. È importante far nascere le copertine da un lavoro corale.

E a questo lavoro corale ha partecipato anche Elena Ferrante, autrice (o autore?) misteriosa la cui vera identità è sconosciuta al pubblico?

Io non ho avuto alcun contatto.

Lavora con foto o con disegni o con entrambi?

Assolutamente con entrambi. Ci sono titoli che necessitano di una iconografia di riferimento, la letteratura di genere in questo senso ci dà molti esempi, altri che invece hanno bisogno di una fotografia, di una testimonianza reale del contenuto, è il caso della saggistica. Ultimamente la cifra grafica è anche quella del crossover, ad esempio vestire un saggio da romanzo per renderlo più narrativo nella confezione. È una scelta grafica più complessa ma se la si domina è sicuramente efficace.

È mai capitato che il libro da illustrare non le piacesse?

Certo. Anzi, dopo tutti questi anni di lavoro trovare un libro che mi convince completamente è difficile. Ma per me non è importante ai fini creativi, anzi può essere uno stimolo in più.

Quanto è importante una copertina per la fortuna del libro, per farne un bestseller?

È molto importante. Il concetto per cui un libro non si giudica dalla copertina è vecchio. È un dato di fatto che il libro può essere considerato anche solo per il suo aspetto visivo.

Qual è l’autore a cui è più legato? E perché?

Massimo Carlotto. È una persona di grande ricchezza con la quale ho trovato subito un’affinità umana ed estetica. In tutti questi anni di lavoro assieme appena uscito il libro non ha mai mancato di ringraziarmi per il lavoro fatto assieme. Poi, il legame con un autore può essere dato anche soltanto dalla qualità dell’opera: ho fatto tante belle copertine per Zigmund Bauman, Paul Krugman, Alessandro Barbero, Stefano Benni, Carlo Lucarelli, Franco Cardini, Lia Levi, Christa Wolf, Jean-Claude Izzo e tanti altri scrittori, storici e pensatori importanti del nostro tempo ai quali sono, seppur in maniera diversa, ugualmente legato.

Carlotto ha un forte legame con la Sardegna, dove ha anche ambientato alcuni suoi romanzi. Che ruolo ha l’isola nel suo lavoro?

Sono cresciuto con i miei nonni sardi. La mia famiglia ha ancora la casa a Thiesi dove ho passato tanti e tanti mesi delle mie estati a giocare in carrèra con gli altri ragazzi del paese. Mi sento profondamente legato alla mia terra di origine e per tante cose anche caratteriali orgogliosamente sardo.

Vedrà la miniserie L’amica Geniale?

L’ho già vista in anteprima al cinema per gli addetti hai lavori. Premetto che io non vedo molta tv e quindi pochissime serie. L’ho guardata per intero come se fosse un film e considerando che, dopo aver letto un libro di solito ci si è già creati un immaginario e quindi la trasposizione non sempre risulta efficace, mi è piaciuto molto. Curato nei dettagli, con delle tensioni stilistiche molto originali, anche nelle ambientazioni. E poi gli attori, bambine comprese, bravissimi.

A che cosa sta lavorando adesso?

Ho da poco finito due copertine per e/o di cui sono contento: “Le case del malcontento” di Sascia Naspini e “L’ultima volta che siamo stati bambini” di Fabio Bartolomei, (autore delizioso) ma proprio ora sto leggendo la traduzione di un romanzo di A.L Kennedy che sarà pubblicato da e/o e che mi sta letteralmente rapendo. Si intitola “Il piccolo serpente”. Spero davvero di fare una bella copertina.



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