La Nuova Sardegna

«La forza delle donne contro la violenza»

di Giovanni Dessole
«La forza delle donne contro la violenza»

Ginevra Di Marco protagonista del festival “Pazza idea”, dove ha reinterpretato le canzoni di lotta di Mercedes Sosa

26 novembre 2018
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CAGLIARI. “La rubia canta la negra”: Ginevra Di Marco canta Mercedes Sosa. Musica che penetra a fondo nelle carni e arriva sino al cuore. E alla mente. Ginevra Di Marco – straordinaria cantante e interprete toscana a lungo voce dei Csi e Pgr – ha presentato il suo disco e ha cato Mercedes ieri nel cortile panoramico del centro d'arte e cultura “Il Ghetto”, ospite della giornata conclusiva del festival “Pazza Idea”, evento che declinato al 2018 regala alla città e all'Isola una versione al “Femminile Plurale” e un cartellone immaginato, disegnato e dedicato alla visione femminile nei libri, nel lavoro e nelle relazioni.

Mercedes Sosa è cantante che aveva scelto di utilizzare la sua voce come strumento di denuncia dei soprusi delle oppressioni perpetrate in Argentina al tempo della dittatura. Ginevra Di Marco reinterpreta le sue canzoni.

Come è nata l’idea?

«L’album “La rubia canta la negra” è un disco arrivato dopo Musica dei Popoli, festival che ogni anno porta a Firenze artisti da tutto il mondo. Ci avevano chiesto espressamente di creare qualcosa che rendesse omaggio a Mercedes Sosa. Io ero spaventata, ma avevo già interpretato qualche sua canzone e la amavo molto: era un faro nelle nostre esistenze. Prendemmo coraggio e facemmo il concerto nel settembre 2015. Tutto l'impegno ed il lavoro fatto è diventato un disco. Mercedes era una voce meravigliosa, un talento, personaggio dal grande valore artistico e dal grande spessore umano e sociale. Credo che sia bello, in questi nostri tempi un po' bui e difficili, ricordare queste figure dalla statura morale e intellettuale elevata».

Due voci di lotta, e di speranza.

«Il mio cantare ha molto a che fare con questo tipo di sentimento. Abbiamo tutti bisogno di speranza, che vuol dire anche ragionare su ciò che siamo, significa cercare di avere uno spirito critico rispetto a ciò che circonda e scegliere da che parte stare. La mia solarità, il mio sorriso, il mio modo di cantare, pormi e coinvolgere le persone è qualcosa che infonde speranza e bellezza. È un riverbero che mi arriva spesso da chi mi ascolta».

Lei canta in un festival che ha le donne al centro. Il presente vede spesso le donne vittime.

«Sconvolgente è ancora constatare quanta oppressione e violenza gira attorno alla figura femminile. È una evidenza che sta venendo sempre più fuori purtroppo. C'è nelle donne un'intelligenza, una sensibilità e una capacità che non è maschile e può risultare pericolosa e fastidiosa. Credo che tutta questa violenza abbia a che fare con l'abbruttimento emotivo, autismo corale dell'umanità intera che avrebbe l'opportunità di evolversi in maniera più alta e invece sposa le bassezze della propria natura. Credo sia un retaggio culturale, dovremmo farci delle domande in tal senso».

Contro le dittature, contro l'ignoranza, c'è la cultura.

«Il valore della cultura, dell'arte e dei libri è tutto. Ho tre figli, li cresco e mi rendo conto quanto sia importante costruire una alternativa a tutto ciò che li circonda. Leggere sviluppa il senso critico, non ci rende spettatori passivi. Non ci dobbiamo far prendere per i fondelli da nessuno».

A proposito di grandi donne, Margherita Hack.

«Con lei abbiamo passato quattro anni a portare in giro uno spettacolo di musica e racconti sui temi importanti del Novecento. Anni meravigliosi, di grande divertimento e riflessione. Margherita aveva la sagacia e il senso critico che arriva dalla grande cultura. Donna di grandissima cultura che però manteneva la sua semplicità. Diretta, senza peli sullo stomaco e con animo molto propenso agli altri. Ci siamo resi conto quando non c'è stata più di quanto abbia orientato le nostre scelte, lo stare sul palco. Era un rapporto sincero, ci sono legatissima».

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