La Nuova Sardegna

Parlano gli attori del “circo mentale” di Antonio Marras

di Paolo Curreli
Parlano gli attori del “circo mentale” di Antonio Marras

“Mio cuore io sto soffrendo” in scena ad Alghero Dieci brandelli di storie sul filo della memoria

28 novembre 2018
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ALGHERO. Antonio Marras è tornato ad Alghero, al piccolo e bellissimo Teatro Civico col suo primo lavoro teatrale “Mio cuore io sto soffrendo”. Dieci brandelli di storie e memorie dettati da quell’organo umano che non si ferma e conduce le esistenze verso percorsi inaspettati. In questo senso il “tornare” di Marras assume un significato speciale perché le atmosfere di Alghero sono quelle in cui affondano i ricordi della sua infanzia, i turbamenti dell’adolescenza, la formazione umana e professionale del creativo-artista-stilista. «Alghero c’è sempre tanto è una costante – spiega Marras –. Il punto di partenza del mio archivio del vissuto». Il titolo è un verso di una canzonetta di Rita Pavone, che riemerge dalla mente e diventa come per Barthes, improvvisamente importante se si è innamorati. In questo viaggio Marras si è fatto accompagnare da 10 attori e 10 performer che, più che a un’operazione di casting, hanno risposto come testimoni e amici di momenti di vita anche della propria esistenza personale. Dietro le quinte l’art-director Paolo Bazzani, 30 anni di collaborazione con Antonio Marras, e Alessia Esposito di 369gradi direttrice di produzione, hanno seguito la genesi dello spettacolo dal primo allestimento alle ex Cantine Folonari a Brescia l’anno scorso, fino alla coraggiosa scelta di Valeria Orani e della Cedac di metterlo in scena.

«È stato un percorso dalla performance alla forma drammaturgica – spiegano i due professionisti –. Un lavoro che non ha ancora una forma compiuta ma che vive continui aggiustamenti e metamorfosi, come un “numero zero”, dalla logica estremamente concentrata della performance alla scrittura per il palco dove l’esigenza narrativa si estende».

Un continuum che è il senso fondamentale della ricerca di Marras: un percorso ininterrotto di memoria ed emozioni, più che la produzione di un opera definitiva a cui assegnare un titolo e archiviare. Gli attori sono tutti d’accordo nel sottolineare l’abilità di Marras «nel mettere insieme le persone, nel scegliere i talenti anche se ognuno ha un’identità forte». Marco Vergani ha alle spalle il teatro classico e sperimentale: «Antonio, ha delle immagini precise, una visione chiara di quello che vuole,». Per Federica Fracassi «questo lavoro è una rivista del cuore e noi ci mettiamo al servizio di questo suo circo mentale».

Un “circo mentale” che si esprime in istallazioni e oggetti, pittura e disegni, che registrano le emozioni del vissuto di Marras e negli incontri di artisti e persone che lo hanno colpito. «In questo lavoro non c’è niente che possa ricondurre al mio lavoro nella moda, niente che possa far dire “questa è una cosa di Marras”» precisa l’artista algherese. Se un filo di senso si deve recuperare andrebbe ricercato anche lontano, nell’esposizione al Masedu di Sassari con le prime istallazioni, o la grande mostra che la Triennale di Milano gli ha dedicato nel 2016. Tornano gli oggetti-simbolo cari a Marras, ma oggi il suo pensiero si anima nelle parole e nei corpi degli attori. Ogni attore, ballerino e perfomer, non è stato “arruolato” ma piuttosto coinvolto. «Proprio alla Triennale era nato il mio desiderio di incontrarlo – dice l’attore Giovanni Franzoni –. Adesso sono davvero felice di essere coinvolto in questa opera». Un casting continuo che ha raccolto talenti, come se la factory inarrestabile di Marras, si arricchisse lungo il cammino sensibile ai luoghi dove l’opera si rappresenta. Così è accaduto a Cagliari per Elena Ledda e Vincenzo Puxeddu, danzatore che insegna danza terapia.

Gli incontri della giovinezza, come quello con Ferdinando Bruni del teatro dell’Elfo «ci conosciamo da tanti anni – racconta l’attore – venne a cercarmi dopo “Sogno di una notte di mezz’estate” qui ad Alghero, voleva conoscermi. Così diventammo amici. Antonio è in grado di mettere insieme le personalità, in questo lavoro, attori e performer, sono 20 solisti, ma lui ha realizzato un progetto di grande condivisione. Marras più che regista è un autore, da capire in maniera partecipe e da interpretare».

Marras conferma l’atmosfera che si respira «raccontare il proprio cuore a volte è la cosa più naturale del mondo, e sono certo che nei testi c’è una grande parte anche di loro».

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