La Nuova Sardegna

Vito Mancuso e l’inutile caccia alla bellezza

di Giacomo Mameli
Vito Mancuso e l’inutile caccia alla bellezza

«Vogliamo carpirla, invece bisogna capirla» Il teologo tra i protagonisti del Festival Lei

03 dicembre 2018
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Per parlare del suo ultimo libro (“La via della bellezza”, Garzanti, pagine 204, euro 16) Vito Mancuso cita il teologo-matematico Pavel Florenskij fucilato nel 1937 sotto il regime di Stalin. Ne parla a pagina 102 nel brano “ottimismo tragico”. Ricorda in molte pagine il grande pensatore dell'Azerbaigian autore del volume “Non dimenticatemi”. E dice: «Si tratta di una visione della vita dell’antichità greca. La vita non è affatto una festa e un divertimento continuo; nella vita ci sono molte cose mostruose, malvagie, tristi e sporche. Tuttavia, rendendosi conto di tutto questo, bisogna avere dinnanzi allo sguardo interiore l’armonia e cercare di realizzarla».

Siamo agli opposti dell'ottimismo della volontà di Antonio Gramsci.

«Sento mie le formule di Florenskij e quella di Gramsci. L'ottimismo deve fare i conti col pessimismo, a partire dalle malattie, anche quelle genetiche, quelle che si ereditano stando nel grembo materno. La natura diventa anche matrigna. L'acqua ti nutre ma allo stesso tempo ti può uccidere. Ma c'è la vita. E si arriva all'armonia: altro non è che l'accordo degli opposti. L'armonia è sempre dinamica e quindi drammatica, nel senso del termine greco dràma, azione. La vita è azione. E agire è bello».

Il suo ottimismo tragico è un ossimoro.

«È la vita stessa a essere contraddittoria quindi lo può, lo deve essere anche il pensiero. Lo sosteneva Eraclito. Lo ha pensato Beethoven: due forze sono parimenti originarie e universali, sono la forza di repulsione e di attrazione».

Con questi ragionamenti lei focalizza l'idea di bellezza, lo sta facendo in questi giorni in Sardegna al festival Lei (lettura- emozione- intelligenza) tra Sassari, Cagliari, Olbia e Nuoro.

«Con la bellezza siamo ai temi fondamentali. C'è qualcuno che non crede alla bellezza? Che cosa intendiamo dire quando pronunciamo la frase che bello? La bellezza diventa concetto universale, abbiamo un approccio estetico alla vita».

Un'artista sarda, Maria Lai, ripeteva che la Sardegna crescerà solo quando capirà il senso della sua bellezza.

«Aveva ragione. La bellezza è estetica non economia. Può generare economia ma solo dopo una attenta analisi interiore, profonda. Perché oggi siamo più attenti a carpire la bellezza piuttosto che a capirla. La gente va per musei e pensa solo a fotografare per poi inviare le foto a un amico. E neanche si sofferma sui dettagli di un capolavoro dell'umanità. Si legge dentro una Annunciazione di Raffaello? A una scultura di Michelangelo? No, si scatta. Proprio in Sardegna un turista non aveva decapitato la roccia tartaruga sul mare di Baunei? Dalla spiaggia non si tende a portare a casa i sassolini più belli? Davanti alla bellezza - anche a quella della natura - tendiamo a fare bottino, siamo come dei cacciatori, come dei predoni, vogliamo acchiappare la preda, non godercela. L'uomo ha l'atteggiamento di chi vuol conquistare. Col solo possesso non mi nutro di bellezza».

Alla fine del libro lei propone 17 parole per capire, amare la bellezza.

«Passo dall'armonia al sublime, dal caos alla proporzione. La bellezza esiste solo dove c'è irregolarità, imperfezione, disordine ovviamente in concordanza con la legge opposta che pone logos, regolarità, perfezione, ordine. Senza la regolarità del logos nulla è vero, così come non lo è l'imprevedibilità del caos. Si può credere o non credere in Dio, nell'immortalità dell'anima, ma tutti - per tornare al nostro tema - credono che la bellezza esista, è qualcosa di universale, ci arriva fin da bambini».

Propone di ricercare un equilibrio fra certezza e imponderabile.

«Nella vita ci sono cose che convincono e altre sulle quali non si raggiungono certezze, è quasi un gioco tra fiducia e rischio. La sapienza del vivere consiste nel controllo di tutto ciò che ci circonda ben sapendo che non possiamo controllare tutto perché ci sono punti fermi e delusioni, tutto nella vita è un mutamento, cambiano le stagioni, i gusti, i giudizi, viviamo tra evoluzione e involuzione e qui sta la bellezza, l'ars vivendi è un alternarsi tra creatività e innovazione per scorgere il nuovo».

L'ars vivendi è però difficile, richiede equilibrio costante.

«Ed è difficile, proprio per questa difficoltà, scorgere la bellezza della vita. Siamo schiacciati sull'immediato, la superficialità domina sulla profondità, il chiasso sovrasta il silenzio, non esaltiamo il silenzio interiore perché non abbiamo capacità di ascolto».

E c'è il trionfo dell'egoismo in un momento dominato dal populismo che dell'egoismo potrebbe apparire il contrario.

«L'uomo determina se stesso. Pensa a sé, a vivere, non pensa a convivere, esisto io, l'altro che arriva dal mare chi è? Il dominante populismo è quell'inganno voluto dalla proposta politica che non dà la sensazione di trascendere se stessi. Così facendo più aumenta l'egoismo personale e più si indebolisce l'elaborazione politica. È la politica che, non progettando, diventa egoismo. Cronaca docet».

Bellezza esteriore, bellezza interiore. Anche per l'uomo, per la donna.

«Durante il Rinascimento il genio italiano ha donato al mondo una bellezza intramontabile. Anche la più alta bellezza fisica non può prescindere da quella interiore. Belle e belli dentro per essere belle e belli fuori. La bellezza fisica raggiunge il vertice quando è così introiettata da risultare naturale. È sempre e solo la natura a conferire vera bellezza. Una persona, per raggiungere il vertice della bellezza deve tornare a essere naturale».

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative