La Nuova Sardegna

La diversità della Sardegna spiegata ai giovani

di Giacomo Mameli
La diversità della Sardegna spiegata ai giovani

La proiezione del film di Guido Costa “Autonomia trentanni”. Con gli studenti il presidente Ganau e Pietrino Soddu

06 dicembre 2018
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CAGLIARI. “Autonomia trentanni”, il film del regista Guido Costa realizzato nel 1978 per i trent’anni dell’Autonomia della Sardegna, è un tesoro nascosto che porta le firme di Manlio Brigaglia, di Silvano Reina e di un giovanissimo Sergio Atzeni. Ieri mattina è stato proiettato a Cagliari al Cine Teatro “Nanni Loy”. Al film è seguito una dibattito intitolato “Sardegna: sguardi e passaggi dell’autonomia speciale”. Protagonisti della mattinata gli studenti del liceo classico Siotto, dovestudiò Atzeni. «Abbiamo capito cos’era la Sardegna quando nascevano i nostri genitori», ha detto Serena. «Mi ha impressionato vedere un uomo pigiare gli acini d’uva con i piedi, immagine da preistoria», ha aggiunto Francesca. Alessio va sulla sintassi: «Ho apprezzato la correttezza di linguaggio dei politici, non sbagliavano un congiuntivo». Beatrice sceglie la didattica: «Peccato che noi, tra i banchi di scuola, non studiamo la storia contemporanea. Il filmato, se penso alla Sardegna e alla scuola di oggi, ha davvero compiuto passi da gigante. Anche i commenti ci sono stati d’aiuto».

PIANO DI RINASCITA. Ci ha pensato lo storico Gianluca Scroccu a scuotere le acque del dibattito sui primi trent’anni di autonomia (1948-1978) a settant’anni dall’autonomia stessa. «Nascevano – ha detto Scroccu – la programmazione e il piano di rinascita: non erano scienze esatte ma il tentativo di dare un senso politico all’azione di un governo. Figlio di una mamma di zone interne come Orani, mi sono reso conto di quanto l’industrializzazione della media valle del Tirso abbia innescato la metamorfosi modernizzatrice nella Sardegna. Lo stesso è successo a Portotorres, a Macchiareddu, stava succedendo ad Arbatax. Al di là delle produzioni industriali e di nuove infrastrutture, in famiglie dove non c’era alcuna certezza di reddito arrivava ogni mese, e per anni di seguito, uno stipendio che consentiva di migliorare le condizioni abitative ma che permetteva soprattutto di mandare i figli a studiare. Quella fase va inquadrata in quella temperie storica. Né la crisi petrolifera del 1973 poteva essere conosciuta dai politici sardi o da quelli nazionali, aveva colpo di sorpresa anche l’Opec fondata da tredici anni. Ma un profondo processo di innovazione ebbe l’avvio».

GOVERNANTI ROMANI. Un altro docente di Storia contemporanea all’università di Cagliari, Luca Lecis, ha sottolineato l’azione contestatrice di due ex presidenti democristiani della Regione (Alfredo Corrias e Paolo Dettori) che rimarcavano la «deplorevole leggerezza dei governanti romani» rivendicando (è stato citato Guido Melis) «un autonomismo duro e puro» col «ruolo determinante e con la centralità del Partito sardo d’azione nel progetto autonomistico». Non erano anni facili. Perché l’Italia era in balia del terrorismo. C’è la prima Tangentopoli con lo scandalo Lockeed. Dopo 33 giorni di pontificato muore nel più fitto dei misteri Papa Giovanni Paolo Primo. La Sardegna di quegli anni era «in sostanza governata da Nino Rovelli, proprietario son solo di ciminiere ma di fabbriche, giornali, squadre di calcio e basket», ha ricordato Salvatore Cubeddu presidente della Fondazione Sardinia.

ANNI DIFFICILI. Il 1978 è l’anno del sequestro Moro, la politica traballa. La Sardegna inventa l’intesa autonomistica, patto fra democristiani e comunisti. E il documentario (lo ha presentato il presidente della Cineteca sarda, Antonello Zanda) focalizza quegli anni ma con assenze oggettivamente pesanti: non c’è la voce di un solo sardista (ma in quell’anno assenti politicamente in Consiglio). Si intravvedono, solo per pochi secondi, i volti di Anselmo Contu primo presidente del Consiglio regionale e di Pietro Melis, assessore all’Industria, artefice non secondario di quella svolta industrialista. Mai il nome né di Camillo Bellieni né di Emilio Lussu. Parlano i politici di quel 1978: Andrea Raggio (Pci) e Sebastiano Dessanay (Psi) presidente e vicepresidente del Consiglio regionale, parlano l’ex presidente della Regione Efisio Corrias e i due sindacalisti Giannetto Lay della Cisl e Villio Atzori della Cgil. Lay a denunciare l’incapacità manageriale delle Partecipazioni statali, Atzori nel ricordare che il piano di rinascita prevedeva il sostegno alle piccole e medie industrie da collegare al settore agropastorale ma che «questa svolta non ci fu» e che «quella petrolchimica fu decisione prevaricatrice dello Stato a favore di grandi gruppi imprenditoriali del Nord».

SVOLTA INNOVATRICE. E sono le conclusioni dell’allora presidente della giunta Pietro Soddu a dare il senso pragmatico di quella «svolta innovatrice che toglieva la Sardegna da un passato non sempre glorioso». Ovviamente una fase delicata di programmazione non può esaurirsi in un documentario di 19 minuti. Ma è stato importante riproporre le voci di quel periodo. Lo hanno sottolineato il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau e il vicesindaco di Cagliari Luisanna Marras. È stato il deputato Luciano Uras a ricordare una figura nobile di autonomista, quella di Mario Melis, che «vedendo oggi la deriva del Psd’Az si sta rivoltando nella tomba». In sala sono scattati gli applausi.

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