il calendario 2019
Pirelli The Cal firmato Watson I sogni e le ambizioni delle donne
MILANO. Nell’anno del #metoo e mentre sale l’allarme per la violenza sulle donne, Pirelli con The Cal 2019 prosegue nel suo percorso, allontanando sempre di più l’immagine della donna ’pin up’ e...
06 dicembre 2018
2 MINUTI DI LETTURA
MILANO. Nell’anno del #metoo e mentre sale l’allarme per la violenza sulle donne, Pirelli con The Cal 2019 prosegue nel suo percorso, allontanando sempre di più l’immagine della donna ’pin up’ e valorizzando l’impegno, le sfide e i successi femminili. Nella edizione 2019 del Calendario, scattato da Albert Watson ad aprile tra Miami e New York, 40 fotografie a colori e in bianco e nero raccontano in 4 piccoli docu-film, interpretati da Gigi Hadid affiancata da Alexander Wang, Julia Garner, Misty Copeland con Calvin Royal III e Laetitia Casta insieme a Sergei Polunin, le vite di donne impegnate a raggiungere i propri obiettivi, inseguire sogni e passioni, con impegno, coraggio e guardando al futuro.
Siamo lontanissimi dall’immagine sexy e trasgressiva presentata da Steve Meisel nel 2015, Albert Watson alle sue modelle (e modelli) ha chiesto: «Mettete in scena i vostri sogni», inserendosi così nel solco aperto da Annie Leibovitz (2016) e su cui hanno proseguito Peter Lindbergh (2017) e Tim Walker (2018). Dal punto di vista tecnico il fotografo di moda scozzese, che ha studiato grafica e cinema prima di approdare alla fotografia nel 1971, torna alle sue origini e costruisce immagini che lui stesso definisce “pesanti”.
«L’idea iniziale Spiega Watson – era quella di realizzare un film, un documentario in quattro parti. Non è il mio modo abituale di lavorare, ma una combinazione di grafica e cinematografia in cui ho voluto rompere gli schemi, sia negli abbinamenti dei personaggi (due fidanzati, due amiche, una donna single e il suo amico e confidente) che nelle storie. Ho voluto dare a Pirelli qualcosa diverso da quanto fatto prima e se il genere pin up è stato esplorato tante volte, ora è bello esplorare altri territori, come il cinema».
«C'è un messaggio: le donne si fanno sentire, siamo importanti e abbiamo cose da dire importanti – sottolinea Misty Copeland, una delle modelle –. E abbiamo uomini accanto che ci sostengono in questo. Albert ha cercato di catturare qualcosa dalle nostre anime più che dai nostri corpi». (s.b.)
Siamo lontanissimi dall’immagine sexy e trasgressiva presentata da Steve Meisel nel 2015, Albert Watson alle sue modelle (e modelli) ha chiesto: «Mettete in scena i vostri sogni», inserendosi così nel solco aperto da Annie Leibovitz (2016) e su cui hanno proseguito Peter Lindbergh (2017) e Tim Walker (2018). Dal punto di vista tecnico il fotografo di moda scozzese, che ha studiato grafica e cinema prima di approdare alla fotografia nel 1971, torna alle sue origini e costruisce immagini che lui stesso definisce “pesanti”.
«L’idea iniziale Spiega Watson – era quella di realizzare un film, un documentario in quattro parti. Non è il mio modo abituale di lavorare, ma una combinazione di grafica e cinematografia in cui ho voluto rompere gli schemi, sia negli abbinamenti dei personaggi (due fidanzati, due amiche, una donna single e il suo amico e confidente) che nelle storie. Ho voluto dare a Pirelli qualcosa diverso da quanto fatto prima e se il genere pin up è stato esplorato tante volte, ora è bello esplorare altri territori, come il cinema».
«C'è un messaggio: le donne si fanno sentire, siamo importanti e abbiamo cose da dire importanti – sottolinea Misty Copeland, una delle modelle –. E abbiamo uomini accanto che ci sostengono in questo. Albert ha cercato di catturare qualcosa dalle nostre anime più che dai nostri corpi». (s.b.)