La Nuova Sardegna

«Nivola, un genio dell’immagine»

di Fabio Canessa
«Nivola, un genio dell’immagine»

Il regista Peter Marcias parla del suo film sull’artista, che sarà presentato oggi all’Exmà di Orani

16 dicembre 2018
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Il rapporto tra Costantino Nivola e i suoi compaesani, ma anche il lascito del grande artista nelle nuove generazioni. Così si presenta “Looking for Nivola”, breve film di Peter Marcias che oggi sarà presentato in prima assoluta a Orani (alle 17 all’Exmà) per un nuovo appuntamento delle celebrazioni per i trent’anni dalla morte dello scultore che stanno caratterizzando il paese in questo mese.

Un progetto del Comune di Orani realizzato con il contributo della Regione, prodotto da Sky Survey System. Ad affiancare Marcias nella realizzazione il direttore della fotografia Alberto Masala, il montatore Andrea Lotta e il musicista Stefano Guzzetti. «L’opera girerà nei prossimi mesi anche all’estero – sottolinea il regista – ma questo è solo un prologo nell’attesa di realizzare un lungometraggio».

Com’è nato il progetto?

«I progetti nascono per caso, ma in verità ho sempre pensato a un film su Nivola. Io lo definirei un buon punto di partenza, un primo studio, nell’attesa di un lungometraggio che non può non comprendere l’America di Nivola». Il corto è costruito anche con uno spunto narrativo. «L’attrice Emilia Agnesa interpreta una regista teatrale che deve realizzare uno spettacolo per il trentennale dalla morte di Nivola e decide di andare ad Orani per fare alcune interviste, analizzando il punto di vista di chi lo ha conosciuto e lo ha visto all’opera, degli anziani presenti nella giornata del 1958 (quando l’artista lavorò alla facciata della chiesa Nostra Signora d’Itria), ma anche delle nuove generazioni».

Come ha scelto le persone da intervistare?

«Sono in primis le persone che l’hanno conosciuto. Io li chiamo i saggi del paese. Al tempo stesso ho intervistato alcuni giovani e giovanissimi. C’è un profondo rispetto, umano e artistico. Il grande merito è della Fondazione Nivola con le sue iniziative».

C'è una testimonianza che l’ha particolarmente colpita tra quelle raccolte?

«Sono partito da due domande. Come si vive a Orani? Cosa vi spinge a restare nel territorio? Le risposte sono state sorprendenti. Si avverte la stanchezza dei saggi, ma anche la voglia di migliorare il luogo, il mondo, da parte dei giovani. Mi ha fatto riflettere tanto e soprattutto mi ha fatto pensare a quanto siamo stanchi della decadenza e del pessimismo che ci circonda. Si può ripartire dai buoni esempi. Nivola lo è stato e i giovani porteranno avanti la sua idea. Basti pensare a Orani pergolato».

Ma lei quando ha scoperto Nivola?

«Per noi sardi è un punto di riferimento. Ho frequentato Orani tramite mio zio Giorgio, mi portava dai suoi amici che allestivano pranzi a Monte Gonare. Ne sentivo parlare. Poi più adulto ho amato il suo percorso: l’America, la sua arte, la sua forza. È un personaggio molto cinematografico».

Cosa l’affascina della sua arte e come ha pensato di omaggiarlo con questo lavoro?

«Nivola è un mito. Tornare quarantenne a Orani, al quale sono legato da ricordi d’infanzia, e ripercorrere attraverso le parole dei saggi e dei giovani del paese il ricordo di Nivola per me è stato un grande privilegio. Sin dal primo momento delle riprese ho respirato aria di cultura, ma soprattutto ho cercato il “mio Nivola”. Non si tratta di un breve film celebrativo sull’artista, ma di un’opera basata sulla semplicità della gente comune che s’interroga sull’arte. È una lettera d’amore verso un paese della mia Sardegna che certifica ora più che mai l’importanza di ripartire dalle piccole comunità, per arrivare lontano senza mai tradire il passato».

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