La Nuova Sardegna

Le Corbusier Il pittore nascosto dentro l’architetto

di Paolo Curreli ; w
Le Corbusier Il pittore nascosto dentro l’architetto

A Orani i capolavori del maestro del modernismo dalla collezione dell’amico Costantino Nivola

19 dicembre 2018
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ORANI. La mostra di Orani al Museo Nivola mette al centro il lavoro pittorico di Le Corbusier, una figura che è vista essenzialmente come quella dell’architetto simbolo del Novecento. «In realtà Le Corbusier si era sempre dedicato alla pittura, anche prima di quel 1918 in cui esordisce ufficialmente come pittore all’insegna del movimento da lui fondato, il Purismo» spiega Giuliana Altea, storica dell’arte, presidente della Fondazione Nivola. «È affascinante pensare che questa collezione contenga quanto Le Corbusier, all’indomani della guerra, pensava valesse la pena di portare con sé nei suoi viaggi, di salvare dalle rovine del vecchio mondo» aggiunge Antonella Camarda direttrice del Nivola.

«Le giornate di Le Corbusier si dividevano tra i pennelli e il tavolo da architetto– prosegue Altea –. Soltanto in questi ultimi anni, però, il valore della sua pittura ha cominciato ad essere pienamente riconosciuto, come comincia ad essere riconosciuto il peso decisivo giocato dal disegno nella sua ricerca. I disegni di Le Corbusier non soltanto sono importantissimi come momento di elaborazione di temi e motivi che poi passeranno nei dipinti e talvolta nell’architettura, ma sono opere di un’incredibile forza espressiva e di una carica fantastica altrettanto sorprendente. Tutto l’immaginario di Le Corbusier, anche il più intimo e privato, passa in questi fogli, ai quali lui ritornava continuamente in cerca di ispirazione».

A New York Le Corbusier incontrerà Costantino Nivola. «Sarà un incontro inaspettato e, bisogna dirlo, affascinante tra uno dei geni del ventesimo secolo – racconta la studiosa –, temporaneamente lontano dal contesto culturale che ha visto maturare la sua opera, e un giovane artista italiano trapiantato in America e che ancora non ha imboccato la sua strada. Le Corbusier trova in Nivola e nella sua giovane famiglia affetto e ammirazione, Nivola trova in lui il maestro che (a dispetto della sua formazione all’ISIA di Monza, accanto ai protagonisti dell’arte italiana tra le due guerre) fino a quel momento non aveva avuto». La casa di Nivola e il suo studio sono il luogo in cui l’architetto cerca rifugio dai contrasti che accompagnano il suo lavoro per il Palazzo dell’Onu, in seno ad una commissione di architetti in cui non riesce a far valere pienamente le sue idee. «Certo e sono anche il luogo dove si reca quotidianamente per dipingere – sottolinea Altea –, cosa che non poteva fare in albergo. I disegni in mostra al Museo Nivola sono in parte il risultato di queste giornate newyorkesi, in parte sono lavori che l’architetto aveva portato con sé da Parigi per servirsene come spunti per nuove opere. Coprono quindi quasi l’intero arco della vicenda di Le Corbusier, dagli anni Venti fino agli anni Cinquanta, dalla figurazione razionale, equilibrata e controllata che distingue la sua fase purista fino allo sconvolgimento di forme e al tumulto di colori degli anni maturi». Quali sono i temi prevalente nei disegni della collezione? «I temi sono vari, ma certamente prevale quello del nudo e della figura femminile in genere. Le Corbusier, il cui rapporto con le donne e col sesso era abbastanza complicato, ne era letteralmente ossessionato. A partire dal viaggio compiuto nel 1931 in Algeria, durante il quale fa molti studi di nudo nei bordelli locali, i corpi di donna si moltiplicano nelle sue opere».

Immagine lontana dal prototipo dell’artista modernista freddo e razionale. «Ci si può stupire davanti a questi disegni, alla loro carica di aggressività e di sensualità, al loro colore incandescente – spiega ancora Altea –. Questa dimensione di violenza ed erotismo affiora anche quando l’intento è quello di rendere omaggio alla donna, come nella splendida serie della “Donna con la candela”, cominciata a New York negli anni Quaranta e dedicata alla moglie Yvonne, da lui molto tradita ma anche molto amata. Yvonne appare infatti come una specie di gigantessa, potente e monumentale, i cui seni svettano in alto appuntiti come lance, un particolare che ha fatto pensare alle linee slanciate del tetto di edifici come la Cappella di Ronchamp del 1955 o il Padiglione Philips all’Expo di Bruxelles del 1958. A conferma del fatto che a volte le idee maturate nel disegno e nella pittura si trasferivano nell’architettura».



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