La Nuova Sardegna

San Nicola: così un vescovo generoso è diventato Babbo Natale

Paolo Curreli
San Nicola: così un vescovo generoso è diventato Babbo Natale

Da Nicola di Myra, vescovo e confessore, uno dei santi più popolari della cristianità, al grande nonno barbuto che Coca Cola vestì di rosso

22 dicembre 2018
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Nicola di Myra, vescovo e confessore, è sicuramente uno dei santi più popolari della cristianità, il suo culto si estende dalla chiesa cattolica latina a quella ortodossa di Oriente e a quella greca.

Centinaia di migliaia l’anno scorso i fedeli russi che hanno pregato davanti alla reliquia arrivata da Bari, la città che con Venezia custodisce i resti mortali del santo. Ma se vogliamo il primato più originale del vescovo nato a Patara di Licia (oggi Turchia), nel 270 e morto a Myra ( in Grecia) il 6 dicembre 343, è il favoloso percorso di sincretismo che ha portato il colto vescovo del concilio di Nicea del 325 a vestire i panni del personaggio-simbolo del Natale del consumismo: Babbo Natale.

Questa strana metamorfosi prende il via da una caratteristica di Nicola: quella di essere il santo dei doni. Una delle più note leggende sacre narra di un padre caduto in povertà che disperato voleva indurre alla prostituzione le sue tre figlie.

Nicola fece arrivare nella casa del padre disperato tre sacchi d’oro per assicurare un futuro alle tre giovani e salvarle dalla perdizione. Questi sacchi rimasero nella tradizione iconografica, diventando anche le tre palle d’oro simbolo, nei paesi anglosassoni, dei banchi di pegno. A questo miracolo si aggiunge quello del cattivo macellaio che uccide i suoi tre bambini per metterli sotto sale e venderli come carne nel suo negozio. San Nicola interviene e durante la notte fa resuscitare gli sventurati bambini. Ci sono il sacco, le sfere dorate, l’intervento notturno in favore dei piccoli e la figura del generoso personaggio salvifico assume contorni più certi.

Ma come il culto per un santo del Mediterraneo – dove i doni sono portati da Santa Lucia, Gesù Bambino o addirittura i morti e la strega Befana – è arrivato nelle regioni del nord Europa, rafforzando la figura del protettore dei fanciulli e distributore di doni natalizi? Tramite la resistenza degli antichi miti attraverso la continua trasformazione.

Nei Paesi coinvolti dalla Riforma protestante il culto dei santi cattolici viene abolito. In teoria, perché il popolo non avrebbe potuto fare a meno di questa figura così amata, che si sposta dal culto ecclesiastico alle antiche, e ancora vitali, credenze pagane: nel mondo germanico Nicola diventa Sinterklaas, figura leggendaria, un po’ Odino un po’ folletto dei boschi, aiutato dai demoni Krampus, personaggi che in questi giorni si incontrano nelle vie delle città olandesi, danesi e tedesche. Questo spirito si chiama Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Arriva per premiare o spaventare e punire. Un patrimonio di leggende che varca l’oceano con gli immigrati, per gran parte di origine nordica. Ma il Natale per loro non è quello che conosciamo, ma una festa dove al centro di tutto c’è l’uso smodato dell’alcol.

L’impegno dei puritani americani per limitare le colossali sbronze di massa e far diventare il Natale la festa delle famiglie è una campagna in cui si impegnano diversi scrittori nei primi decenni dell’Ottocento. Washington Irving, in un racconto del 1809, immaginò un Nicola con il suo carro volante che porta i regali ai bambini buoni. In “The Children’s Friend”, una poesia anonima diffusissima, appare per la prima volta Santa Claus. È alto e magro, vestito di pelliccia come gli spiriti delle foreste, ha una lunga barba e la slitta con le renne. La Natività di Gesù e il buon vescovo greco sono del tutto dimenticati. Fu il disegnatore satirico americano Thomas Nast (guarda caso originario della Germania) a immaginare nel 1863 per Harper’s Weekly, il Santa Claus, paffuto, con la veste rossa bordata di pelliccia. Nel 1930 Fred Mizen completò l’opera disegnando Santa Claus per la Coca Cola come oggi tutti lo conoscono. San Nicola ritornò così in Europa a distribuire doni, ma con le bottiglie di Coca Cola.

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