La Nuova Sardegna

Deaglio: la valigia piena di misteri italoamericani

di Giuseppe Mussi
Deaglio: la valigia piena di misteri italoamericani

«La “memoria” che qui leggerete e che ho steso in forma cronologica e razionale (da rapsodica e spesso incongrua qual era) mi è stata consegnata dal dottor Marcello Eucaliptus, allo scopo di renderla...

22 dicembre 2018
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«La “memoria” che qui leggerete e che ho steso in forma cronologica e razionale (da rapsodica e spesso incongrua qual era) mi è stata consegnata dal dottor Marcello Eucaliptus, allo scopo di renderla pubblica. Incerta la datazione precisa degli avvenimenti narrati, comunque collocabili nei primi anni Venti del ventunesimo secolo». Così comincia il misterioso nuovo romanzo di Enrico Deaglio – pregevole giornalista e scrittore, indimenticato direttore di “Diario” –, “La zia Irene e l’anarchico Tresca” (Sellerio, pp. 272, 14 euro), libro che giunge in modo assolutamente singolare nel panorama della letteratura italiana contemporanea. Se da una parte l’autore omaggia la lezione letteraria e civile di Sciascia, allo stesso tempo emerge, prepotente, anche più che un semplice ricordo del Pasolini di Petrolio (che poi non per caso, Pasolini è il nome tutelare da cui prendono vita le vicende narrate); contemporaneamente Deaglio proprio per legittimare il suo modo di far – romanzescamente – tornare i conti di alcuni eventi chiave della storia del secolo scorso, si spinge seppur lieve e attento fino alla distopia e alla ucronia, in modo anche da scavalcare di poco il nostro stesso presente.

Per legare in modo estremamente convincente e insieme inquietante i tanti fatti che riscrivono parte della storia patria e che coprono un secolo abbondante, l’autore si serve di un narratore che muove i fili delle indagini svolte dal protagonista Eucaliptus: una distanza di sicurezza per maneggiare delicatissime pagine di storia e sbilanciarsi con forti ipotesi su zone d’ombra di momenti cruciali del nostro passato. Il dottor Marcello comincia il suo percorso a ritroso, all’interno labirintico di alcuni misteri italiani (dovremmo dire però, subito: italoamericani), perché riceve in eredità dalla zia Irene, insieme alla sua valigia piena di documenti e bozze d’indagine sui medesimi fatti, la raccomandazione che venga introdotto nella sezione ora non ufficiale dei servizi segreti dove lei aveva prestato servizio per tutta la vita. Si troverà a incrociare incredibili vicende e ancora più incredibili coincidenze che mettono in relazione fatti come la strage di Portella della Ginestra e la morte di Michele Sindona, attraverso il controllo delle migrazioni italiane verso gli Stati Uniti già dal primo Dopoguerra, fino al rapporto tra mafia, fascismo, antifascismo e Governo americano dagli anni Venti alla Guerra fredda. A stupire Eucaliptus (e a stupire il lettore) è la coerenza e la linearità del caso che a tratti svela un disegno nitido su quali possano essere state le sorti decise per il nostro paese. Il caso principale, il fil rouge, è tuttavia la storia dell’anarchico libertario Carlo Tresca, sindacalista tra i più abili dei due mondi e il mistero che avvolge sua morte (voluta o auspicata da troppe entità). Qui, senza salti di fantasia, si possono incontrare la salma di Rodolfo Valentino e il vivissimo Lucky Luciano, la mafia ebraica di New York e la necessità di compromessi che segnano pesantemente e irreversibilmente la storia. Il “Secolo breve” – non si offenda Hobsbawm – sembra non arrendersi più con il suo tracimare nelle viscere di questo inizio di Terzo millennio: le vicende narrate arrivano, attraverso due terribili figure quali Generoso Pope, monopolista di sabbia e cemento nella modernizzazione newyorkese, e l’avvocato Roy Cohn, difensore dei grandi boss della Grande Mela, la cui malvagità è diventata leggendaria, nientemeno che a Donald Trump.

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