La Nuova Sardegna

Droni comandati dallo sguardo: speranza per i malati di Sla. I test in Sardegna

di Mario Frongia
Droni comandati dallo sguardo: speranza per i malati di Sla. I test in Sardegna

Al Salto di Quirra un team di ingegneri e di neurologi hanno avviato i primi esperimenti. Guardando lo schermo di un computer è possibile manovrare i piccoli velivoli

01 ottobre 2019
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Una patologia da incubo. E le speranze riposte sulle innovazioni tecnologiche capaci di alleviare un destino segnato da un male orribile: la sclerosi laterale amiotrofica. Brillano e attendono certezze gli occhi dei pazienti di Sla. I test di Perdasdefogu, dove è stato sperimentato nei giorni scorsi per la prima volta il volo di un drone pilotato con lo sguardo, hanno aperto scenari interessanti. «Un passo piccolo per l'uomo, un balzo gigantesco per l'umanità»: le parole di Neil Armostrong il 21 luglio del 1969. Paolo Palumbo, cinquant'anni dopo l'allunaggio, è il paziente di Sla interprete-cavia di un altro grande salto per gli esseri umani. Certo, la cautela è d'obbligo. Ma la storia si è spesso mossa con mezzi passettini. E stavolta, quello sull'aviosuperficie Aliquirra al Poligono interforze, dà le sensazioni giuste.

La struttura del Salto di Quirra ha ospitato ingegneri, medici, piloti, esperti di tecnologie sofisticate. Un mix con la società 3D Aerospazio, socia del Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), coordinatrice delle prove in volo di un drone controllato dallo sguardo dell'operatore. Con l'ausilio di un puntatore oculare modificato, il pilota-paziente ha gestito le manovre del drone. Come? Puntando lo sguardo sullo schermo di un computer. Per gli esperti del Dass, la tecnica, una volta perfezionata, permetterà a persone allettate, come i malati di Sla, ma anche a pazienti con gravi traumi spinali, di pilotare un drone e visionare le immagini dell'ambiente circostante in tempo reale.

«La sperimentazione - spiega il comandante Antonio Depau, 3DAerospazio - dimostra che si può permettere a una persona di controllare un drone con l'ausilio dello sguardo mantenendo ampi margini di sicurezza». La fuga da una quotidianità granitica e angosciante. Utile anche per altre potenziali innovazioni. «Grazie alle competenze maturate e al supporto della tecnologia - aggiunge Alessandro Cardi, vice direttore generale Enac - si potranno dare ulteriori nuove possibilità alle persone affette da Sla. Speriamo di poter contribuire alla loro terapia occupazionale offrendo l'opportunità di creare un contatto con il mondo». Le prove hanno avviato il progetto Slapp (Sclerosis lifeline app), effettuato con l'Istituto Auxologico di Milano (Irccs) e il gruppo di Giovanni Defazio, responsabile Neurologia dell'Azienda ospedaliera-universitaria di Cagliari. Gli specialisti del team, Laura Fadda e Giuseppe Borghero, precisano: «Il malato di Sla non può muoversi, ha perso l'uso di tronco, arti e collo. Mentre conserva la motilità degli occhi. Tanto che per parlare utilizza sistemi computerizzati con una tastiera virtuale in cui fissa le lettere, crea frasi, scrive e comunica». Da “ciao, come stai” a “mi sento bene”.

«La gran parte dei pazienti è allettata. L'idea - rimarcano i neurologi dell'Aou, in cura circa 150 pazienti affetti da Sla - del comandante Depau prevede che possano guidare un drone e vedere gli spazi esterni. La campagna o il mare che frequentavano, la palestra o il campo da calcio dove giocavano. Un modo intenzionale di esplorare lo spazio per poterlo vivere. Noi clinici siamo stati chiamati in causa per valutare la sicurezza. Parliamo di un dispositivo esterno governato da un paziente, del quale non sappiamo quale sia l'autonomia di attenzione e resistenza e velocità a cui possono far andare il drone». Ma non è tutto. I tecnici studiano l'uso del drone con la motilità oculare per una sorta di domotica ad hoc: spegnere la luce o accendere la tv. E il malato potrebbe essere coinvolto in sistemi di sorveglianza sociale. Dal controllo di telecamere puntate su strisce pedonali alle operazioni della Protezione civile, alla ricerca con di feriti, vittime o dispersi. Il futuro. Per ora lo scopo è ludico. Ovvero, garantire e aumentare il benessere del paziente. Anche così sarebbe un gran gol.



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