La Nuova Sardegna

All'Oasi Disco birra e lap-dance ma niente sesso: siamo a Orosei

Luca Urgu
All'Oasi Disco birra e lap-dance ma niente sesso: siamo a Orosei

Nel sexy club della costa orientale si trasgredisce solo fino a un certo punto. Il titolare Salvatore Sotgiu: «Da noi si beve, ci si diverte e poi si torna a casa»

05 ottobre 2019
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La sete di erotismo in salsa baroniese è democratica. Non conosce differenza di censo e di età. Dal medico, all’avvocato, all’operaio, all’imprenditore, al politico, in questi anni si sono tutti abbeverati all’Oasi di Orosei. Birra, mirto e lap dance, un menù che fa la differenza nell’unico locale sopra le righe di tutta la provincia di Nuoro. Si parte alle 23 e si va avanti fino alle 5 del mattino per i tiratardi che non mancano soprattutto nei fine settimana per assistere in prima fila agli spettacoli delle ragazze che popolano il locale di via Nazionale.

Giù le mani. Per varcare la porta dell’edificio rosso amaranto che dal 2010 ospita il sexy locale basta essere maggiorenni, un po’ disinibiti e soprattutto capaci di tenere sotto controllo il testosterone e la capacità di spesa.

«Qui si beve, si guarda, si conversa con le ragazze ma non si tocca. Le mani si tengono a posto», esordisce chiarendo ogni equivoco Salvatore Sotgiu, 46 anni, di Orosei, titolare del locale. Mentre il personale (due tra barman e camerieri durante la settimana e quattro nel week end) organizza le forniture del bar e sistema gli arredi per la partenza del venerdì notte, l’imprenditore baroniese racconta la sua lunga notte all’Oasi, che va avanti da ben nove anni. Quasi due lustri senza mai staccare da quando è nata quella sua creatura che ormai sta per abbandonare e cedere a un gruppo di imprenditori cagliaritani. Il dialogo avviene al bancone del bar che disegna un cerchio, attorno al quale, dopo le 23, viene raggiunto dai primi avventori. Le ragazze, una decina e quasi tutte straniere, sono anche loro entrate da pochi minuti , pronte per iniziare la serata. Hanno con loro una borsa con dentro il cambio, trucco e poco altro. Due minuti per sistemarsi e sono già operative. Parlano tra loro. Alcune non perdono tempo e cominciano a familiarizzare con i primi clienti.

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Rossana, 32 anni di Bucarest, è tutt’altro che timida. Bionda, fisico snello e atletico, prova due movenze al palo della lap dance per prepararsi all’esibizione. Movimenti precisi e calibrati. Nessun passo è lasciato al caso. Invece quasi per caso è arrivata qua a Orosei. «Ero in Sardegna per una vacanza, poi ho sentito parlare di questo locale. Mi sono presentata, ho chiesto un colloquio e sono rimasta a lavorare. Sono qua da un anno e quattro mesi e mi trovo benissimo. Mi sono anche innamorata di un ragazzo della zona. Mi sembra un ottimo motivo per rimanere», dice la ragazza che in passato ha lavorato in Giappone e in Toscana. Tra il pubblico ci sono gli habitué che non mancano nel week-end e nemmeno durante la settimana, quando l’ambiente è più calmo e disteso, diverso dalla ressa del sabato. La serata prende il via e si scalda, la musica dance comincia a martellare con un ritmo incalzante che perde intensità solo alle prime luci dell’alba.

Emissioni sonore zero. «Abbiamo pensato a tutto. Il locale è insonorizzato e non diamo fastidio a nessuno. Per fortuna in questi anni con la gente non abbiamo avuto grossi problemi. Solo qualche episodio isolato di clienti che hanno esagerato con i decibel della voce. E che da quel preciso momento sono diventati indesiderati» spiega l’imprenditore, che gestisce anche un hotel di famiglia (Le Quattro lune) sul litorale di Orosei.

«Perché ho aperto questo locale? La mia è stata la classica intuizione. Mi rendevo conto che si lavorava solo per pochi mesi all’anno con le altre attività. Quindi occorreva osare, proponendo un prodotto e un servizio che gli altri locali non avevano. Di certo non era mia intenzione replicare l’ennesima pizzeria – spiega Salvatore –. A distanza di nove anni, devo dire che è stata una strada giusta. E, che malgrado la crisi degli ultimi anni, ci ha dato veramente tante soddisfazioni», rimarca. Allora perché cedere, passare di mano un giocattolo che funziona? «Eh, lavorare di notte e farlo a questi ritmi per nove anni di seguito prova chiunque. Preferisco dedicarmi alle altre mie attività. Non starò di certo fermo, ma la notte finalmente la utilizzerò per dormire», sottolinea.

In questi anni all’Oasi di Orosei sono transitate centinaia di ragazze delle nazionalità più disparate. Alcune si fermano in paese solo pochi mesi per poi spostarsi verso altre città della penisola, altre restano anche diversi anni. Ovviamente da queste parti, dove tutti si conoscono, non passano inosservate. Prendono in affitto degli appartamenti e vivono in gruppo per ammortizzare la spesa. Sono solitamente attraenti, ma non è l’unico requisito fondamentale per poter lavorare in questo locale.

«Prendiamo anche quelle che potrebbero corrispondere a un canone estetico di bellezza che potremmo definire “normale”. E sembrerà strano, sono anche quelle che lavorano di più. Che incontrano maggior simpatia con la clientela. Non so quale meccanismo scatti nei frequentato del locale, ma dopo tanto tempo lo abbiamo appurato», spiega il titolare. Le serate funzionano sempre allo stesso modo: chi si intrattiene a conversare con le ragazze e ordina da bere, deve offrire anche a loro. Con lo scorrere del tempo le consumazioni si moltiplicano e le ragazze che ne ottengono di più guadagnano una percentuale. In questi giorni sono una dozzina le ragazze che lavorano nel locale. La maggior parte proviene dalla Romania, ma non mancano anche quelle sarde, principalmente di Cagliari.

Regole e libertà. Le regole sono chiare e condivise sia tra le sexy ballerine che a turno si cimentano nella lap dance sia per i clienti, che sono osservati da vicino per evitare un’eccessiva esuberanza. «Qui si fanno esclusivamente spettacoli sexy, che per inciso sono perfettamente legali. Niente di più e niente di meno» rimarca con fermezza il titolare, che tiene anche a sfatare, o meglio demolire, il luogo comune che nei privée al piano di sopra accadano cose inenarrabili: «Anche lì, sia chiaro , niente sesso. Ci si limita a qualche spettacolo erotico. Ci siamo noi a vigilare e nessuno qui dentro può fare nulla di illecito. Fuori invece vige la libertà. È come nella vita di tutti i giorni, se due si piacciono sono liberi di comportarsi come credono».

Il popolo dell’Oasi è veramente eterogeneo. La maggior parte arriva dal Nuorese per ovvie ragioni di territorio e di distanze, ma d’estate arrivano anche i turisti, molti dei quali di base nei residence e hotel della zona. «A volte vengono anche solo per bere un paio di birre e poi vanno via. Ci ho parlato spesso e li capisco, in paese trovano tutto chiuso e se hanno voglia di farsi un drink sul tardi ci siamo noi e nessun altro» precisa ancora il titolare. In realtà all’Oasi c’è appunto che si accontenta di bere due bionde (nel senso proprio della birra) e lascia al bancone pochi euro, altri che invece danno fondo ai risparmi.

«Qualcuno spende poco, altri invece invitano tutto e magari arrivano anche a trecento euro. Noi siamo qui per fare in modo che chi viene possa passare una bella serata, ascoltare buona musica e stare bene. Ogni sera ci proviamo e se ci riusciamo abbiamo fatto bene il nostro lavoro, fuori da ogni moralismo e perbenismo. Si tratta di un’attività imprenditoriale perfettamente lecita. Ribadisco, non esiste prostituzione. Chi vuol trovare ragazze di quel tipo sa dove andare, non è difficile. Ma non di certo qua».

La costa orientale della Sardegna e il Golfo di Orosei distano sei mila chilometri dall’Asia centrale e dal Kazakistan, paese da dove proviene Lia avvolta da un abito stretto e luccicante. «Sono arrivata in Italia come ballerina del circo nazionale. Poi a Perugia ho preso la mia strada. Oggi sono qua e trovo che anche questa sia un’opportunità. La gente è cortese e gentile e poi posso continuare a studiare Mediazioni linguistiche e comunicazioni interculturali». E se per la sua collega di Bucarest l’amore può essere un’ancora in terra straniera per lei Cupido può pure attendere, almeno per ora: «Sono stata fidanzata per dieci anni, penso sia abbastanza».

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