La Nuova Sardegna

SASSARI. Nato a Palermo nel 1923, De Seta irrompe sulla scena negli anni Cinquanta con dieci brevi documentari girati nel Sud Italia: dal bellissimo “Lu tempu di li pisci spata” in Sicilia a “I dimenticati” realizzato in Calabria. In mezzo anche due lavori sulla Sardegna, “Pastori di Orgosolo” e “Un giorno in Barbagia” che risalgono al 1958 e anticipano il lavoro sul suo film più famoso. La dura vita dei pastori nel Supramonte, dalla cura delle greggi alla lavorazione del formaggio, e quella delle donne che rimangono in paese, al centro di questi brevi lavori di circa dieci minuti l’uno. Cortometraggi che fanno parte di un omaggio a Vittorio De Seta al New York Film Festival in corso in questi giorni.

New York che è la città di Martin Scorsese, noto estimatore del regista italiano. Sulle lusinghiere parole del grande cineasta italo-americano che lo considerava un maestro del cinema mondiale, De Seta minimizzava. «Ma no. Forse perché è di origine siciliana, gli hanno regalato i miei documentari e ha visto l’isola com’era quando sono partiti per l’America i suoi nonni» raccontava alla Nuova Sardegna nel 2010, ospite a Sassari dell’Accademia di Belle Arti. Sicuramente una certificazione doc come quella di Scorsese, che ha detto di aver visto “Banditi a Orgosolo” la prima volta negli anni Sessanta.

Tra gli altri omaggi recentissimi, ne arriva uno dalla Francia dove è stato pubblicato in Dvd, per merito dell’editore L’Arachnéen, “Diario di un maestro”. Miniserie capolavoro, trasmessa dalla Rai nel 1973, con protagonista Bruno Cirino. È lui il giovane insegnante che in una scuola della periferia romana decide di affrontare il problema del mancato rispetto dell’obbligo scolastico cercando per il quartiere i bambini che non frequentano le lezioni e dando a queste un assetto assolutamente atipico, rivoluzionario per i programmi dell’epoca. (f.c.)