La Nuova Sardegna

Ojs in studio coi giovani talenti

Ojs in studio coi giovani talenti

Nuovo progetto artistico per l’Orchestra jazz della Sardegna (Ojs) impegnata nella registrazione della produzione discografica “Concerto Grosso”. La suite di danze composta da Bruno Tommaso per...

12 ottobre 2019
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Nuovo progetto artistico per l’Orchestra jazz della Sardegna (Ojs) impegnata nella registrazione della produzione discografica “Concerto Grosso”. La suite di danze composta da Bruno Tommaso per cinque solisti e orchestra jazz sarà pubblicata dall’etichetta indipendente “JazzOp Records”, fondata dall’Associazione Blue Note Orchestra (Abno). Il progetto è nato grazie alla collaborazione artistica tra Abno, Festival Time in jazz di Berchidda ed Ente Musicale di Nuoro, realtà che operano in contesti diversi riunite in un network denominato NuBeS. “Concerto Grosso” opera appositamente commissionata al compositore Bruno Tommaso, vede impegnati, oltre all’organico dell’Ojs, cinque tra i migliori allievi dei Seminari Jazz di Nuoro (Marcella Carboni all’arpa, Silvia Corda al pianoforte, Graziano Solinas alla fisarmonica, Antonio Meloni e Giovanni Sanna Passino alla tromba), ora divenuti professionisti e in alcuni casi docenti dei seminari di Nuoro.

L’idea di valorizzare dei validi musicisti sardi in un’opera che li coinvolgesse insieme all’Ojs, avrebbe potuto risolversi con la facile soluzione della rilettura jazzistica di musica tradizionale della Sardegna. Questa strada poteva dar luogo ad un altro recinto di auto-colonizzazione e di autocompiacimento, oltretutto per mano di un musicista non sardo. La scelta è stata invece quella di elaborare una progettualità basata su contributi anche etnici e popolari, inquadrati in un ambito di ampio respiro europeo, mediterraneo, senza confini. Un’utopia certamente, ma le utopie, almeno in musica, sono realizzabili concretamente, sia pur con fatica. Grazie alla collaborazione con l’amministrazione di Ittiri, che ha messo a disposizione il teatro comunale per la registrazione, il progetto sarà ora ultimato in occasione di un importante anniversario: l’Ojs che festeggia quest’anno i suo 30 anni di attività. La big band sarda ha elaborato nel tempo un repertorio che include classici dello swing, arrangiamenti di canzoni italiane e di composizioni derivate dalla musica etnica, in particolare quella sarda, fino a spaziare nell'ambito classico-contemporaneo. «Il Muro di Berlino è crollato nel 1989 – dice Tommaso – ma in Italia per assistere al crollo del muro tra il jazz e la “musica istituzionale” abbiamo dovuto attendere gli anni ’90. Perché questa premessa per la presentazione di un progetto musicale? È presto detto: l’assunto di partenza del progetto “Concerto Grosso” è la perenne ricerca del dialogo tra diversi, del confronto in alternativa allo scontro, della liberazione da pregiudizi e stereotipati quanto insulsi luoghi comuni. L’ispirazione principale è stata la danza – conclude Tommaso – poiché il rapporto tra suono e movimento, tra flusso acustico e carnale fisicità, può rappresentare un affascinante tratto in comune in tutte le musiche del mondo».

Il programma dell’opera si apre con l'overture “Allemanda”, che in una forma che più europea rivela un’insospettabile matrice ancestrale africana. Non si rinuncia alla sardità, ma sempre giocando di rimandi e di richiami anche in “Passo torrao” affidato alla fisarmonica. «L’austera visionarietà del brano “Aria di Arborea” mostra invece un concetto di civiltà capace di non confondere l’indipendenza con l’isolamento. La “Danza dei Guerrieri” hapoi un preciso riferimento iconografico nella statuina dei guerrieri in lotta di Uta – Monti Arcòsu, “Passacaglia” evoca un’antica forma di danza nel suo ossessivo incedere di un ciclico “walking bass”, "L'ultimo brano “La Grande Fuga e Galop” è un omaggio a Nino Rota – conclude Tommaso – e alla sua abilità nel farsi complice di Visconti nella creazione del solenne contrasto tra la scatenata allegria dei giovani bene e l’ineluttabilità della morte presentita dal Principe di Lampedusa nella scena finale del “Gattopardo”, in una Palermo conquistata da nuovi padroni, ma ancora intrisa dei sapori lasciati dagli dominatori greci e arabi».

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