La Nuova Sardegna

Alghero

Conoci alla Regione: «Giù le mani dal futuro del porto»

di Andrea Massidda

Il coordinatore cittadino del Pdl rilancia un tema cruciale quando si avvicina la gara per le concessioni demaniali

11 maggio 2012
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ALGHERO. «Il porto? È degli algheresi, dunque il suo futuro deve essere deciso qui, non a Cagliari». Ne è convinto Mario Conoci, che dopo il passo indietro in favore della candidatura a sindaco di Francesco Marinaro torna a far politica da coordinatore cittadino del Pdl (non parteciperà neanche alla corsa per un posto in consiglio comunale) e rimette al centro dell’agenda un tema cruciale per le prospettive di sviluppo delle Riviera del Corallo. Specie ora che le concessioni demaniali saranno messe a gara. Un argomento così importante che proprio ieri c’è stato un botta e risposta tra i due consiglieri regionali Mario Bruno (Pd) e Pietrino Fois (Riformatori): per il primo, la giunta Cappellacci starebbe per bloccare i tre milioni di euro destinati al completamento e alla razionalizzazione delle banchine, per il secondo «quei soldi ci sono e nei prossimi giorni sarà lo stesso assessore ai Lavori pubblici Angela Nonnis a illustrare quanto sarà fatto per Alghero».

Nell’attesa non rimangono che due certezze: sul porto si giocano enormi interessi e da un suo corretto sfruttamento potrebbe ripartire il rilancio dell’economia cittadina. Conoci ne è perfettamente consapevole. «Compito principale di chi governerà la città - spiega - dovrà essere quello di far pressione sulla Regione affinché trasferisca nel più breve tempo possibile al Comune le competenze demaniali. Viale Trento esercita una potestà assoluta e prende decisioni lontano senza alcun coinvolgimento o confronto con chi rappresenta la nostra comunità». Obiettivo non facile, come riconosce lo stesso Conoci. «È necessario - continua - riproporre con maggiore forza e determinazione la posizione già assunta formalmente dal Popolo della libertà con una mozione del 2011 votata favorevolmente dall’intero consiglio comunale. La Regione è tradizionalmente restia a cedere sovranità e potere decisionale ed è sotto gli occhi di tutti che all'autonomia rivendicata nei confronti dello Stato non corrisponde affatto la reale devoluzione e autonomia interna. Tuttavia, pur consapevoli della difficoltà e degli ostacoli che verranno frapposti, pensiamo che questa battaglia debba essere intrapresa». Da tutti, sembra di capire. «L'alternativa - conclude - è rassegnarci a svolgere un ruolo di comprimari o di semplici spettatori rispetto a un nostro bene primario, accettando di essere semplicemente ospiti a casa nostra».

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