La Nuova Sardegna

Alghero

La rinascita? «Solo col piano regolatore»

di Nadia Cossu
La rinascita? «Solo col piano regolatore»

Quello vigente è del 1955, il Comune aspetta da 3 anni che la Regione approvi la nuova stesura. Mozione dell’opposizione

30 giugno 2013
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ALGHERO. Un piano regolatore fermo al 1955. Uno di quei paradossi che fanno storcere il naso, a maggior ragione in una città turistica dove porto e aeroporto rappresentano i principali volani di sviluppo. Eppure in qualche cassetto di qualche stanza del palazzo regionale giace da alcuni anni il nuovo piano regolatore del porto di Alghero che dovrebbe mandare definitivamente in soffitta (e dopo 58 anni sarebbe più che legittimo) la precedente stesura.

La mozione. Ieri mattina i consiglieri comunali dell’opposizione (primo firmatario l’ex sindaco Marco Tedde) hanno presentato una mozione in Consiglio chiedendo testualmente «che l’amministrazione, nell’arco di trenta giorni, inserisca nell’agenda politica il tema dell’approvazione del Piano regolatore del porto».

Un passo non più rinviabile. Giusto qualche giorno fa erano stati proprio gli operatori del porto – i concessionari – a lamentare la disattenzione dei piani alti della politica verso il settore nautico. «Lo Stato è il nostro peggiore nemico – avevano detto – questo porto potrebbe essere il gioiello del Mediterraneo ma stanno facendo di tutto perché mai lo diventi». Ma sono due aspetti distinti: da una parte il piano regolatore, dall’altra la gestione dello scalo. Temi differenti che hanno un importantissimo comune denominatore.

L’antefatto. Il Comune di Alghero nel 2004 ha ottenuto dalla Regione (che era competente in materia) la delega per la stesura del piano particolareggiato del porto. La progettazione preliminare fu affidata attraverso una gara d’appalto a due progettisti. Il piano venne quindi spedito in Regione per l’approvazione. Nel 2010 gli uffici dell’assessorato ai Lavori pubblici trasmisero una relazione sul progetto. «Ci furono delle osservazioni critiche – ricorda Mario Bruno, vicepresidente del consiglio regionale – in particolare era stata contestata l’estensione del porto verso la spiaggia di San Giovanni, per questo erano state chieste delle controdeduzioni». Allora, il sindaco della città catalana era Marco Tedde. Di fronte alle osservazioni della Regione «comunque non accantonammo – spiega oggi l’ex primo cittadino – l’idea di sviluppare il porto dalla parte opposta, ossia verso le mura, anche se in quel caso, trattandosi di molo sovraflutto, le spese sarebbero state molto più alte e ci sarebbero stati diversi problemi per la viabilità». Lì però si fermò tutto, poi ci fu il commissariamento del Comune fino alle nuove elezioni. «E ancora oggi, a questo porto – sottolinea Tedde – oltre al piano, manca una gestione imprenditoriale, una cabina di regia in grado di creare ricchezza diffusa.

Il sindaco Lubrano. Nell’agenda dell’amministrazione quella del porto è un priorità. Lo puntualizza il sindaco Stefano Lubrano: «Due aspetti sono alla nostra attenzione in questo momento: il completamento dell’iter per l’approvazione del piano regolatore, che nella stesura della precedente amministrazione era stato rigettato perché non conforme sotto diversi profili, e lavorare per esser pronti quando nel 2015 ci sarà la gara d’appalto internazionale per il rinnovo delle concessioni. Lo Stato chiede una delazione fino al 2020, credo che l’Unione Europea non la concederà mai». Il ruolo del Comune nella futura gestione? «Punto di riferimento diretto insieme alla Regione. La cosa importante è che venga superata l’attuale frammentazione nelle concessioni e ci sia una gestione unitaria. La ricchezza che questo porto è in grado di creare deve fermarsi nella nostra città».

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