La Nuova Sardegna

Alghero

Un gestore unico per l’area portuale

di Gianni Olandi
Un gestore unico per l’area portuale

La società nata ad hoc per richiedere la concessione pluriennale ha presentato richiesta all’ufficio demanio regionale

05 ottobre 2013
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ALGHERO. L'intera area portuale potrebbe trovarsi a breve nella condizione di avere un unico gestore. Alcune società private hanno intrapreso, in ambito nazionale, iniziative imprenditoriali finalizzate, attraverso procedure consentite, a ottenere la gestione totale di aree portuali in attesa del Bando Europeo reso obbligatorio dagli accordi tra l'Italia e la Comunità Europea.

In questo disegno è inserito anche il porto di Alghero. È stata infatti costituita una società denominata Marina di Alghero per richiedere la concessione pluriennale con atto formale. Una volta ottenuta l'autorizzazione la società in questione potrà vendere il progetto a terzi, attuare i lavori e vendere la stessa ad altri operatori, anche esteri, gestire il porto che di fatto diventerebbe negli anni della concessione un vero e proprio porto privato a tutti gli effetti. La richiesta sarebbe stata formalizzata all'Ufficio Demanio Regionale di Sassari. Nel momento in cui la proposta venisse accolta, tutti gli attuali concessionari del porto, e lo stesso Comune, perderebbero ogni titolo. Una situazione che si è già verificata in altre realtà portuali della Penisola.

La società Marinedì, una costola della Marina di Alghero, è di proprietà dell’ingegner Renato Marconi, il quale ha intrapreso in tutta Italia e anche all’estero una serie di iniziative volte allo sviluppo portuale privato.

Nell'intreccio di società nazionali che stanno agendo in questa strategia di accapparramento della gestione dei porti, figura l'imprenditore Caltagirone al centro di una vicenda giudiziaria piuttosto complessa per il porto di Fiumicino. Tutto ciò sarebbe la conseguenza della debolezza amministrativa dei vari Enti coinvolti (Comuni, Province e Regioni), che non riescono, o non sanno, applicare le norme che rendono possibile la gestione dei porti, grande fonte di sviluppo del turismo costiero, almeno così sono state sempre definite. In questa sorta di «buco nero», si sarebbero inserite diverse società private capeggiate da Marconi, Caltagirone e pochi altri. La normativa vigente consente oggi che una impresa privata può chiedere una concessione pluriennale di svariati anni a fronte di investimenti volti al miglioramento della infrastruttura portuale. Lavori di approfondimento dei fondali, banchinamenti, rete illuminazione, antincendio, per citarne alcune. Tale procedura è definita concessione con atto formale e al momento del rilascio annulla tutte le altre concessioni in essere in quanto rilasciate non con “atto formale” ma con licenza.

Come tutte le concessioni del porto di Alghero. La vicenda si presta a qualche curiosità visto che presenta un orizzonte ancora non delineato in modo chiaro. Sull'area portuale algherese sono stati investiti nel corso dei decenni decine e decine di miliardi di lire prima e di milioni di euro dopo. L'operazione che si è concretizzata fino a oggi è quella di aver socializzato i costi, con denaro pubblico evidentemente, e privatizzato i guadagni. Sul fronte delle ricadute economiche e occupazionali restano molte incertezze. Ora si profila, nel silenzio generale, una sorta di blitz al quale sembra porgere accondiscenza, a vari livelli, lo stesso apparato pubblico istituzionale. Le concessioni portuali dovrebbero scadere il 2015 ma è stata concessa una proroga fino al 2020.

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