La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, l'autopsia conferma la morte per strangolamento

Omaggi floreali e lumini davanti alla casa dove viveva Michela Fiori
Omaggi floreali e lumini davanti alla casa dove viveva Michela Fiori

Trova conferma il minuzioso racconto del marito di Michela Fiori

27 dicembre 2018
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ALGHERO. L'autopsia effettuata questo pomeriggio dal medico legale Francesco Serra nell'istituto di Patologia forense dell'Università di Sassari ha confermato che Michela Fiori è stata uccisa la mattina di domenica 23 dicembre per strangolamento. L'esame eseguito sul corpo della donna algherese ha ribadito quanto era già emerso dai rilevamenti effettuati dai carabinieri della compagnia di Alghero e del servizio di investigazioni scientifiche di Cagliari, che seguono le indagini sotto il coordinamento del sostituto procuratore Mario Leo.

Ma soprattutto trova conferma il minuzioso racconto fatto dall'assassino, Marcello Tilloca, marito della donna e padre dei suoi due figli di 12 e 10 anni, già poche ore dopo l'uxoricidio, quando è tornato sul luogo del delitto insieme all'avvocato Stefano Carboni e ai militari che poi l'hanno arrestato. Difeso dall'avvocato Giuseppe Conti, l'autore del femminicidio si trova nel carcere di Bancali, a Sassari. Provato e in lacrime, inizia a prendere consapevolezza della gravità del gesto di cui si è reso protagonista.

Intanto la famiglia di Michela Fiori ha scelto di avere un ruolo nella vicenda giudiziaria che di fatto ha preso le mosse con la convalida da parte del tribunale di Sassari della misura di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura di Sassari. Sarà assistita dall'avvocata Lisa Udassi. Nel frattempo le indagini puntano a capire cosa possa aver scatenato tanta ingiustificata violenza. L'unica cosa sicura è che i due si stavano lasciando e che il 15 gennaio ci sarebbe stata l'udienza di separazione.

Vivevano già in case separate e lo scorso 21 novembre Tilloca era stato denunciato per tentata estorsione ai danni di Michela Fiori dopo averle chiesto 300 euro attraverso un numero di telefono che la donna non conosceva, come riscatto per riavere il telefonino smarrito dal figlio. Appare ormai assodato che la donna avesse paura e si sentisse minacciata, tanto da chiedere a parenti e amici di adoperarsi affinché, se le fosse capitato qualcosa, i suoi figli potessero essere affidati alla madre

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