La Nuova Sardegna

Cagliari

Maxipale, nessuna marcia indietro. L'allarme di Pili

Filippo Peretti
Maxipale, nessuna marcia indietro. L'allarme di Pili

Trevi Energy non ha ritirato il progetto per il golfo di Cagliari. Sul piano energetico della giunta il Pdl si spacca: undici consiglieri regionali dissidenti l hanno bocciato, in linea con l'opposizione, la delibera della giunta

26 marzo 2010
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CAGLIARI. La Trevi Energy, dopo l’annuncio di dieci giorni fa a Ugo Cappellacci, non ha ritirato il progetto dell’impianto eolico a mare nel golfo di Cagliari. Lo ha riferito il deputato del Pdl Mauro Pili, sempre più critico con i «signori del vento» e col «suo» governatore. Ieri sulle energie rinnovabili sono usciti allo scoperto di nuovo anche gli undici consiglieri regionali «dissidenti» del Pdl per bocciare, in linea con l’opposizione, la delibera della giunta.

La vicenda delle «rinnovabili» e il piano della giunta per la «regionalizzazione» del settore attraverso la nascita di «Sardegna Energia» sta assumendo dei contorni politici che vanno al di là della materia specifica. Già nei giorni scorsi Pili aveva sottolineato le le parole della Trevi secondo le quali la società interessata sarebbe un’altra (ed è rimasta coperta), due giorni fa era stato il Partito democratico a insistere per il ritiro della delibera «altrimenti significa che la giunta vuole favorire qualcuno».

Pili ieri è tornato alla carica denunciando «il grande inganno dell’eolico sul mare di Cagliari» e rivelando appunto che «il comandante della Capitaneria di di porto, Giuseppe Mastroianni, mi ha comunicato, in un incontro, che il progetto non è stato ritirato». Quindi le dichiarazioni rese dalla Trevi a Cappellacci «sono false», ha denunciato il deputato del Pdl. Si tratta di «un’offesa alla Sardegna», di «un comportamento inqualificabile e soprattutto ingannevole teso a far abbassare la guardia e limitare mobilitazione e ricorsi» Perché «tra quattro giorni scadranno i termini per la presentazione delle opposizioni da parte dei soggetti interessati secondo quanto previsto dal bando pubblicato dalla Capitaneria di porto». Perché il mancato ritiro? A questa domanda Pili risponde mettendone un’altra: «E’ per caso in corso qualche trattativa e con chi per far compensare la Trevi facendola rientrare il qualche altra operazione attraverso la porta principale?».

Il deputato ed ex presidente della Regione ha anche affermato che l’affermazione secondo cui dietro la Trevi ci sarebbe una società misteriosa apre un nuovo scenario, perché le norme impongono di affidare le concessioni solo a chi effettivamente le gestisce. A parere di Pili «ora più che mai occorre diffidare sui comportamenti di questi signori e perseguire, una volta per tutte, la strada maestra del riappropriarsi sino in fondo delle competenze autonomistiche sancite dalle norme di attuazione dello Statuto in materia di paesaggio. Va eliminato alla fonte il contendere con lo Stato attraverso la sollevazione del conflitto di attribuzioni sulla procedura autorizzativa, qualsiasi altra diffida, osservazione, o altro atto gerarchicamente subordinato rischia di essere assolutamente inutile e fuorviante».

Ha fatto scalpore il fatto che, dopo la presa di posizione di Pili sull’eolico, siano scesi in campo nella stessa giornata, sulla recente delibera della giunta sulle energie rinnovabili, anche i «dissidenti» del Pdl. Ignazio Artizzu, Paolo Terzo Sanna, Onorio Petrini, Silvestro Ladu, Carlo Sanjust, Nanni Campus, Antonio Pitea, Alberto Randazzo, Nicolò Rassu, Rosanna Floris e Gianfranco Bardanzellu hanno affermato in un documento che le linee guida della giunta sulle politiche per le energie rinnovabili costituiscono «un quadro penalizzante e ostativo nei confronti delle piccole realtà sarde legate all’impresa artigianale, agricola, commerciale, con una rete di vincoli e pesanti oneri nella fase istruttiva e concessoria, tali da rendere impossibile la realizzazione di progetti di piccole entità, ma determinanti per il tessuto produttivo sardo». Da qui l’invito al presidente Ugo Cappellacci di riesaminare la materia «disciplinata senza opportuni e imprescindibili momenti di confronto con le forze politiche e gli organi consiliari». A loro avviso «desta sconcerto e preoccupazione l’ipotesi che, nella fase di dialogo con la Regione, vengano privilegiate le istanze di “quei soggetti che siano operatori di primaria rilevanza nella realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili». Insomma, l’impressione è che l’energia sia ora il terreno di battaglia dello scontro politico nel Pdl sardo.
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