La Nuova Sardegna

Cagliari

Inchiesta sulla Jihad, indagato professore di Cagliari

di Giuseppe Centore
Inchiesta sulla Jihad, indagato professore di Cagliari

La Digos sarda ha sgominato una presunta cellula fai-da-te che indottrinava combattenti islamici italiani su internet

24 aprile 2012
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CAGLIARI. Un “cenacolo” di una decina di persone, otto italiani – tra cui una coppia – e due stranieri, che non discuteva di filosofia o di calcio ma traduceva manuali operativi su come custodire ordigni usando materiali presenti in qualunque cucina, o su come realizzare detonatori o timer, oppure analizzava opere che dovevano avere finalità educative e culturali, come “Inspire” magazine on-line in inglese pubblicato da Al-Qaeda yemenita, o l’enciclopedia della Jihad. Un gruppo che si scambiava informazioni e postava su siti quasi alla portata di tutti materiale e commenti sulla Guerra Santa all’occidente, composto in prevalenza da italiani (e questa è la principale novità), è stato smantellato ieri con una complessa operazione guidata dalla Digos di Cagliari, coordinata dal dirigente Alfonso Polverino e dal suo vice Gianluca Andreini, che hanno eseguito un arresto a Pesaro e otto perquisizioni a Milano, Cuneo, Brescia, Salerno e Cagliari.

Le ordinanze sono state firmate dal gip del tribunale Cristina Ornano che ha accolto le richieste del pm della Dda sarda Danilo Tronci. L’operazione, come ha sottolineato lo stesso questore di Cagliari Savina, e come è stato ribadito dal dirigente dell’Antiterrorismo internazionale della polizia di prevenzione Claudio Galzerano, ha smantellato una rete che aveva come obiettivo fare proseliti tra le frange più radicali dell’estremismo islamico. In tutte le perquisizioni sono stati sequestrati computer e documenti, perché è tramite Internet, in siti aperti e in altri in apparenza invalicabili (ma non per la Digos) che il gruppo si scambiava messaggi e condivideva filmati, foto, e testi incitanti alla Jihad e al martirio.

A Pesaro a finire in manette è stato Andrea Campione, 28enne operaio con la terza media: il suo nome di battaglia, per lui convertitosi all’Islam era Abdul Wahid as Siquili, ma sul web tra i nickname il suo preferito era Niriya. Campione è stato arrestato perché la Digos ha scoperto che il giovane aveva acquistato un biglietto di sola andata per il Marocco con partenza il 25 aprile. Chissà forse da lì voleva provare una vera esperienza “bellica”, in altri teatri. Forse questo arresto gli ha salvato la vita. L’indagine, nata due anni fa, aveva portato lo scorso 15 marzo all’arresto di Mohammed Jarmoune, tunisino residente a Brescia che avrebbe programato un attentato fai-da-te alla moschea di Milano in via Guastalla. Jarmoune era in contatto con Campione e con altri indagati, attraverso un sito, adesso oscurato, gestito da una coppia ben nota agli esperti: Moez Garsallaoiu, partito per l’Afghanistan nel 2007, e la moglie Malika el Aroud, marocchina, arrestata in Belgio nel 2008 e condannata a otto anni di reclusione per terrorismo internazionale. I due avevano messo in piedi, tra gli altri siti, anche “minbar-sos.com”, (oscurato tre anni fa) che accoglieva un forum con informazioni e notizie in lingua italiana. Gli indagati avrebbero comunicato tra loro con pseudonimi, che cambiavano con frequenza, ma tutti questi, nella informativa di 300 pagine che la Digos ha consegnato alla Procura, sono stati individuati e scoperti dagli investigatori, che li accusano di un reato creato nel 2005 per fronteggiare le pericolose emulazioni di chi sogna di fare il terrorista o il martire fai-da-te. Lupi solitari, per questo ancora più pericolosi, che possono essere bloccati usando un articolo del codice penale, il 270 quinquies su “addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale”. L'addestramento qui è stato solo virtuale e testuale, con la condivisione di testi e video, ma sufficiente a far scattare le perquisizioni. La preoccupazione degli investigatori riguarda proprio il proselitismo di italiani (nel passato è capitato a inglesi, americani, canadesi, australiani e naturalmente francesi di origine maghrebina) verso forme di estremismo che esaltano il martirio. L'acquisizione di testi di questo tipo, la loro traduzione e l'immissione in rete, oltre che la condivisione con altri configurerebbe il reato. Ma non bisogna pensare che gli indagati facciano parte di un tessuto violento esteso: molti luoghi di preghiera hanno messo da parte i soggetti più radicali, che si ritrovano sulla rete. Le perquisizioni a Brescia hanno interessato una coppia, lui marocchino, lei italiana; a Salerno, è stato sequestrato un film con attentati suicidi, in casa di una coppia di italiani. «Ma non abbiamo trovati elementi che facessero presupporre l'organizzazione di attentati», precisano alla Digos.

L’operazione non ha decapitato la capacità apologetica dei siti jihadisti. Ieri prima delle perquisizioni, è comparso su un forum jihadista in arabo il primo video-messaggio di Al-Zawahiri, il successore di Bin-Laden, in italiano e sottotitolato.

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