La Nuova Sardegna

Cagliari

Referendum, una valanga di «Sì» travolge le Province

di Filippo Peretti
Referendum, una valanga di «Sì» travolge le Province

E sono cancellati anche gli stipendi dei consiglieri regionali. Ora dovrà essere riempito il vuoto normativo provocato dall’abrogazione delle 4 nuove ex province, altrimenti si rischia il caos

08 maggio 2012
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CAGLIARI. Tutti i dieci i referendum sardi hanno superato il quorum, una valanga di Sì ha abrogato le nuove Province e gli stipendi dei consiglieri regionali. Il terremoto «anticasta» ha provocato immediate conseguenze.

La prima è politica: Tore Cherchi, uno dei dirigenti più noti dell’isola, ha annunciato le dimissioni dalla presidenza di uno degli enti intermedi tagliati dal voto (è possibile che lo seguano anche altri).

La seconda è amministrativa: da qui alla promulgazione dei risultati dovrà essere riempito il vuoto normativo provocato dall’abrogazione di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias perché altrimenti in quegli quasi ex enti sarebbero il caos.

La terza conseguenza riguarda il Palazzo: è passato infatti anche il quinto quesito abrogativo, quello che ha cancellato l’articolo di legge che disciplina le indennità dei consiglieri regionali; anche in questo caso è prevedibile una norma a breve scadenza. «Ma – avverte il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana – non dovrà essere la prima nostra preoccupazione».

Il risultato del voto di domenica è stato chiaro. Mentre diversi partiti e soprattutto i presidenti delle Province speravano in un flop, il quorum è stato superato in extremis ma è stato superato, di due punti e mezzo in percentuale. E sono andare alle urne ben 525 mila sardi, 32 mila in più rispetto al numero che segnava la differenza tra vittoria e sconfitta. Una valanga «anticasta» che ha lasciato il segno e che sta preoccupando le forze politiche.

Significativi i risultati dei singoli referendum. Quelli contro le nuove Province hanno avuto una media del 97 per cento di Sì. C’è da tenere presente, comunque, che su alcuni di questi quattro quesiti chi ha votato No si fosse astenuto, quei referendum non avrebbero raggiunto il quorum.

Più bassa la percentuale dei Sì sul quesito consultivo sul destino delle quattro Province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano: hanno vinto con il 66 per cento. Insomma, la battaglia si è scatenata non tanto sulle Province in quanto tali ma soprattutto sugli enti intermedi nati sette anni fa.

La percentuale più alta di Sì è stata registrata sul quesito che propone di tagliare non a 60 a a 50 il numero dei consiglieri regionali (che attualmente è di 80). Anche questo dato dimostra che non sono voti antistituzionali, ma sono voti che chiedono meno spese pubbliche.

Sul piano più strettamente politico si è acuito lo scontro tra Cappellacci e le opposizioni. Il presidente ha cavalcato soprattutto nelle ultime settimane i referendum con l’obiettivo di rilanciarsi politicamente al suo quarto anno di presidenza, il centrosinistra ha invece rilevato che i referendum hanno denunciato proprio l’inerzia dell’istituzione regionale nel campo delle riforme istituzionali.

Sempre ieri, forse per sottolineare che la vittoria deve essere assegnata a chi ha raccolto le firme e condotto l’intera battaglia, il movimento referendario ha deciso di non sciogliersi proprio perché vuole vigilare sul rispetto del dato elettorale: le riforme vanno fatte subito e in coerenza con il dettato degli elettori. Qualcuno ha interpretato la mossa come una presa di distanza da Cappellacci. Il cui rapporto con i Riformatori, l’unico partito che si riconosce totalmente nel movimento referendario, non è mai stato sereno.

Qualche problema emerge anche nel centrosinistra e in particolare nel Pd. L’annuncio delle dimissioni di Tore Cherchi lascia intendere che il clima è pesante per il tipo di gestione della battaglia referendaria. Anche Roberto Deriu, presidente nuorese della Provincia e dell’Uds, ha ieri rimarcato di essere stato lasciato solo a condurre il conflitto con Cappellacci e con i referendari.

Insomma, il terremoto politico è appena iniziato per tutti. Se non sarà trovato il modo di fare le riforme in Consiglio regionale, la politica rischia di essere travolta in maniera anche più forte da una prossima valanga.

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