La Nuova Sardegna

Cagliari

Referendum, dopo le Province stop ad altri 40 enti

di Filippo Peretti
Referendum, dopo le Province stop ad altri 40 enti

Regione, primi passi del progetto di riordino. L’Ups: «Siamo come morti, è incostituzionale, deciderà la Consulta»

30 maggio 2012
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CAGLIARI. Da 48 scenderanno a 8, al massimo saranno 16, con tutti i poteri ai Comuni. È il progetto di riordino degli enti intermedi che il relatore Roberto Capelli porterà martedì all’esame della commissione Autonomia del Consiglio regionale. È il provvedimento previsto dalla legge che sette giorni fa, dopo i referendum, ha previsto per il 28 febbraio 2013 l’abrogazione di tutte le Province. Legge che, come i quesiti del 6 maggio, è contestata dall’Unione delle Province che ha deciso di arrivare sino al giudizio della Corte costituzionale per «ristabilire la verità».

La legge di riordino. Tra Province, Comunità montane e Unioni di Comuni gli enti intermedi in Sardegna oggi sono 48. Dato che anche l’isola deve adeguarsi al decreto Monti che ha trasformato le Province in enti di secondo grado (elette dai consigli comunali tra i propri rappresentanti), l’idea è quella di formare 8 grandi Unioni dei Comuni totalmente gestite dai sindaci. Il progetto è stata anticipata da Capelli all’Ansa. Lo stesso esponente di Api ha affermato che «la materia è complessa, tanto che ci vorrebbe un’assemblea costituente, ma purtroppo non è ancora arrivato il contributo della giunta». La stessa legge varata la settimana scorsa dal Consiglio parla di otto Unioni provinciali di Comuni, pur lasciando aperta la possibilità di istituire altre associazioni.

L’iniziativa delle Province. Ieri l’Ups ha approvato un documento che rilancia l’opposizione all’abrogazione, opposizione già manifestata con i ricorsi contro i referendum. Il 18 ottobre ci sarà la prima udienza al tribunale civile di Cagliari sulla legittimità dei quesiti. Ma da subito, nelle numerose cause giudiziarie in cui sono coinvolte, le Province dichiareranno la «morte di parte» in seguito alla legge che prevede la loro abrogazione. E venendo a mancare una parte, le cause si complicheranno anche perché i legali porranno la questione di costituzionalità. Ad avviso delle Province, sia i referendum sia la legge di abrogazione «sono incostituzionali»», in quanto le Province sono previste dalla Costituzione e dallo Statuto e in quanto gli organi elettivi non possono essere abrogati. «Finalmente, dop perdite di tempo e di denaro – ha dichiarato il presidente Roberto Deriu, protagonista principale dello scontro con la Regione di Ugo Cappellacci e con i referendari – sarà possibile ottenere la verità, sinora negata ai sardi dagli inganni e dalle ipocrisie».

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