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Class action al Tar: giuristi e artigiani per la zona franca

Class action al Tar: giuristi e artigiani per la zona franca

CAGLIARI. Si discute domani nel merito davanti ai giudici del Tar il tema della zona franca nell’area portuale. L’ambito è addirittura una class action, intentata da due gruppi portatori di interessi...

04 giugno 2013
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CAGLIARI. Si discute domani nel merito davanti ai giudici del Tar il tema della zona franca nell’area portuale. L’ambito è addirittura una class action, intentata da due gruppi portatori di interessi lontani tra loro che però intravvedono una sorta di danno all’economia sarda e cagliaritana in generale nel fatto che la zona franca doganale nel recinto portuale non sia stata ancora avviata. La class action, si sa, nasce con la caratteristica di essere un’azione giudiziaria il cui esito eventualmente favorevole ai ricorrenti si estende a tutti i cittadini che abbiano la stessa appartenenza professionale o sociale. Gli effetti della sentenza, insomma, non sono indirizzati solo a chi ha presentato il ricorso ma a tutti gli altri cittadini che si trovano nella stessa condizione rispetto al problema presentato. Per tornare alla causa in discussione domani: il ricorso è stato proposto dall’Associazione commercianti e artigiani liberi Sardegna presieduta da Andrea Impero e dall’Associazione giuristi indipendenti guidata dall’avvocato Luca De Angelis. Rappresenta i ricorrenti l’avvocato Francesco Scifo, la causa è stata intentata contro la Regione e contro l’autorità portuale ritenute responsabili della perdurante inattività della zona franca e quindi della Free Zone, la società di gestione paralizzata fin dall’origine. La class action ha suscitato molto interesse: uno fra tutti quello sulla sua ammissibilità a proposito del tema stretto perché Regione e autorità portuale nella realtà sono figure di secondo piano in quanto Free Zone è una società autonoma e l’attuazione della zona franca doveva essere esattamente la sua missione quindi se la franchigia doganale non è operativa la responsabilità dovrebbe ricadere sul gestore. La parola al Tar. (a.s.)

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