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Per i marinai della Kenza si muove la diplomazia

Per i marinai della Kenza si muove la diplomazia

CAGLIARI. Solo l’intervento della Farnesina e del Ministero degli Esteri del Marocco può risolvere il problema dei quindici marinai della “Kenza”, la portacontainer di 7.676 tonnellate dal 2 maggio...

07 settembre 2013
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CAGLIARI. Solo l’intervento della Farnesina e del Ministero degli Esteri del Marocco può risolvere il problema dei quindici marinai della “Kenza”, la portacontainer di 7.676 tonnellate dal 2 maggio scorso bloccata nel porto dall’equipaggio da sei mesi senza stipendio. La parola alla diplomazia anche per evitare contraccolpi negativi all’immagine della città. «I lunghi tempi burocratici e della giustizia – è stato detto ieri nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Comitato Welfare, associazione di volontariato al servizio degli uomini di mare – mentre rendono drammatiche le condizioni di vita dei marocchini imbarcati, creano notevoli problemi di gestione e sicurezza ai responsabili del porto». Nei prossimi giorni il presidente dell’Autority Massidda, scriverà ai parlamentari sardi affinchè intervengano sul nostro Ministero degli Esteri per una veloce conclusione diplomatica della vicenda. Un appello ai cittadini e alle istituzioni è stato lanciato dal comandante del porto Vincenzo Di Marco. «Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per risolvere una situazione veramente difficile». »Questa vicenda – ha aggiunto l’arcivescovo Arrigo Miglio, presente con il direttore Caritas, don Marco Lai – si caratterizza per due aspetti: umano e di giustizia. Il primo richiede che la città continui nella gara di solidarietà che da subito ha contraddistinto il caso Kenza; il secondo che si arrivi al più presto a una soluzione per rendere giustizia ai marittimi».

La situazione dei 15 marocchini, guidati dal comandante El Moudden Ahmed, diventa sempre più difficile col passare dei mesi. “I marinai – dice Piero Pia, dell’associazione “Stella Marias”, braccio operativo locale di “Comitato Welfare - da nove mesi non vedono un euro. Al vitto ha provveduto la Caritas, l’acqua è stata messa a disposizione dall’autorità portuale, la Saras ha regalato 10 tonnellate di gasolio per la forza motrice; fornitori privati assicurano le provviste».

Mario Girau

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