La Nuova Sardegna

Cagliari

Legge di stabilità, voltafaccia del governo sull’Irap leggera

di Umberto Aime
Legge di stabilità, voltafaccia del governo sull’Irap leggera

Cappellacci lancia la rivolta: dalla manovra sparito il taglio del 70% dell’Irap per le aziende sarde E minaccia le dimissioni: voto anticipato nell’isola? Oggi giunta regionale a Roma

22 ottobre 2013
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CAGLIARI. Altro che di parola, ha commesso alto tradimento. Con un colpo di mano, misterioso e ancora senza un colpevole certo, il governo Letta ha cancellato dalla legge di Stabilità l’articolo che avrebbe permesso alla Sardegna di far risparmiare alle imprese, a tutte le imprese, 280 milioni l’anno con l’Irap alleggerita del 70 per cento. Fino a mezzogiorno l’articolo c’era e prevedeva la tanto agognata fiscalità di vantaggio, cioè una sorta di anteprima dell’altrettanto invocata zona franca. Nel dopopranzo l’articolo è stato cancellato dall’ultima bozza inviata da Palazzo Chigi al Parlamento convocato proprio ieri per discuterla e approvarla. In poche ore si è così consumato un giallo e la Regione è subito insorta.

Subito e con veemenza, è stato Cappellacci a scagliarsi contro «un governo responsabile di una decisione sconcertante, scorretta e criminale che mette sul lastrico la Sardegna e fino a negarle quello che le spetta: scegliere e sperare nel futuro». Quella del governatore è stata una reazione d’impeto, forte e persino rabbiosa: «I patti concordati col governo non erano certo questi. Fino a giovedì tutto è filato liscio, tanto che al telefono e di persona avevo già ringraziato diversi ministri per aver ascoltato le nostre istanze. Poi è accaduto qualcosa che non ha precedenti: la norma è stata cassata e quando me l’hanno detto, mi sono messo a caccia del colpevole».

La prima indagine è andata a vuoto, tant’è che per stamattina il presidente ha convocato a Roma, nella sede della Regione, una riunione urgente e straordinaria della giunta. «Palazzo Chigi e Letta – è stata questa la minaccia – devono dirci chi ha accoltellato la Sardegna alle spalle. Con la fiscalità di vantaggio e senza nessun onere a carico dello Stato, ma solo rinunciando a parte delle entrate, volevano dare ristoro alle imprese in difficoltà e agli enti pubblici, con un risparmio importante sulle imposte. Risparmio poi da reinvestire in innovazione e posti di lavoro. E invece, siamo stati traditi». Il perché del voltafaccia Cappellacci se l’è chiesto più volte senza mai trovare una risposta soddisfacente: «Sono sconcertato. È il peggio del peggio negli anni dell’autonomia. Un affronto così brutale non deve restare impunito». Per poi ribadire che «oggi tutta la giunta è pronta a gesti clamorosi: quelli di Roma stavolta non possono passarla liscia».

Così con la stessa irruenza della volta in cui, tempo fa, stracciò la tessera del Pdl (comunque senza farlo veramente) per la Vertenza Entrata, anche ieri il governatore non ha escluso la possibilità di dimettersi: «Ma non dal partito, ma da presidente della Regione, anche se di questa possibilità devo parlare ancora con gli assessori e lo farò oggi a Roma», ha detto. Dimissioni che però in quest’occasione avrebbero un effetto dirompente sul Consiglio regionale: porterebbero allo scioglimento immediato dell’Aula e alle elezioni anticipate che invece, si sa, sono in calendario per la prima domenica di marzo del 2014. Sarebbe uno sconquasso e forse proprio per evitarlo, questa mattina la giunta potrebbe limitarsi a una simbolica occupazione di Palazzo Chigi. In ogni caso, «è arrivato il momento della rivolta – ha aggiunto Cappellacci – contro chi ha dimostrato zero assoluto in lealtà e collaborazione». Eppure, non molte settimane fa, lo stesso Cappellacci aveva detto che «il governo delle larghe intese poteva essere l’occasione giusta per ottenere quello che altri governi di centrodestra e centrosinistra hanno finora negato alla Sardegna». Lui in questo cambiamento ci ha creduto, lo ha detto ieri, fino all’ultimo poi si è dovuto ricredere, ed è stato un risveglio brutale. Fino al punto che la cancellazione della norma azzera Irap ora costringerà l’assessore al bilancio e alla programmazione, Alessandra Zedda, a rivedere anche la sostanza della prossima Finanziaria, quella del 2014. «Eravamo così soddisfatti che il governo avesse mantenuto la parola – è stato il commento del presidente – che come annunciato alle parti sociali, dopo le imposte sulle società questa volta volevamo ridurre le accise, a cominciare da quelle sui carburanti». Era un sogno e rischia di restare tale, a meno che oggi, nelle ore dell’improvvisa missione romana, non cambi qualcosa e Letta faccia un passo indietro. «Lo deve fare», è stato l’ultimo avvertimento.

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